Dalla visita alla casa di Totò, alla spesa per il mercato con Moravia, ai viaggi in Africa e India in compagnia di Pasolini e la Maraini, fino all’improbabile giro per la periferia romana a bordo della sua vecchia auto modificata, assieme a Maria Callas: la sua vita è un continuo colpo di scena a partire dal 1964, quando incontra il grande regista. È una specie di dovere artistico, e forse anche etico, quello che sembra spingere Ninetto Davoli a diffondere per parole e risate un pezzo di storia italiana.
Sul suo invito a Musicultura, ha infatti detto: «l’ho accettato per venire in rappresentanza di un certo mondo cinematografico; per raccontare ciò che ho fatto e con chi l’ho fatto. Fino a quarant’anni fa Pier Paolo purtroppo non era capito: un uomo più odiato che amato, uno che è stato cacciato dal suo stesso partito, quello comunista. Ora è diverso, c’è curiosità, ci sono giovani assetati di conoscenza su Pasolini: forse perché viviamo una realtà che lui aveva previsto. Siamo invasi dal superfluo».
Secondo il parere di chi, come lei, fa parte del mondo del cinema da più di cinquant’anni, a che punto è arrivata l’arte cinematografica in Italia?
Sono molto critico su questo argomento. In Italia manca cultura e non i soldi per farla, come spesso si sente dire: la verità è che i soldi vengono spesi male. Per questo motivo e per altri, pensando al cinema italiano odierno mi viene in mente quello che mi disse Paolo Stoppa sul set di Casotto: «Ah Ninè, ma secondo te quando uno muore, poi resuscita?» Per quelli che come me sono legati a un certo modo di fare cinema, questo di oggi non può avere lo stesso nome: è proprio un’altra cosa.
In quel 1964, dalle parti del quartiere detto “dell’Acqua Santa”, sopra una piccola altura conobbe per la prima volta Pier Paolo Pasolini. Da lì in poi la sua vita non sarebbe più stata quella del giovane falegname che aiuta il padre a portare un po’ di soldi a casa. Se quell’incontro non ci fosse stato, se Pasolini non gli avesse imposto la mano sulla testa ricciuta, se non fosse diventato un attore, chi sarebbe oggi Ninetto Davoli?
Magari sarei diventato un grande professionista della falegnameria, un restauratore, ma lo penso perché questo era all’inizio il mio lavoro. Certo, nel corso della vita avrei potuto comunque cambiarlo, chi mi avrebbe garantito all’epoca che avrei avuto speranze per il mio futuro? Oggi i piccoli negozi artigiani chiudono tutti e io ero un artigiano, prendevo qualcosina a settimana da portare a casa. Forse non avrei avuto la possibilità di fare quel lavoro per tutta la vita, forse avrei cambiato comunque. Ad ogni modo, è andata bene così!
La sfiora, o magari già esiste, l’idea di scrivere un libro su Pasolini? Ci possiamo aspettare qualcosa?
Aaah, tu vòi sapè troppo! (ride, n.d.r.) Pensi che non ci stia pensando? Che non lo stia già facendo? Vi potete aspettare qualcosa, sì, non nel breve periodo però. Le cose sono tante, la ricerca è grossa e gli eventi sono numerosi. Ma quando sarà il momento, lo saprete.