A ripercorrere le tappe più importanti e i retroscena delle storie dei più grandi artisti che, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, hanno lasciato un segno nella storia del soul, è stato Alberto Castelli, direttore della collana di libri “Soul Books”, nonché autore del volume “Otis Redding. La musica è viva”; il conduttore di famosi programmi per Radio Rai – ad esempio, Sterenotte, Radio 1 Musica e Battiti, I Concerti di Suoni & Ultrasuoni -, è stato ospite dell’evento organizzato nell’ambito de La Controra, intitolato “Soul Books – I colori della musica dell’anima attraverso la vita dei suoi protagonisti”, alle 21:15, a Palazzo Ciccolini. “Riprendendo il pensiero hegeliano, se il gospel fosse la tesi e il blues fosse l’antitesi, allora il soul sarebbe la sintesi che unifica ed eleva le opposizioni precedenti”: queste le parole con cui Castelli ha dato il via all’evento, di cui è stato protagonista. Alla nostra redazione ha raccontato questo e molto altro ancora.
Nella collana “Soul Books”, di cui è direttore, sono stati disegnati personaggi della musica soul utilizzando parole semplici, dirette, immediate: compito non semplice, considerata la vastità dei racconti di cui sono protagonisti i più grandi dellablack music. Come si è svolto il lavoro e com’è stato collaborare con illustri nomi del giornalismo italiano?
Innanzitutto abbiamo deciso di focalizzarci su dieci artisti, raccontati in dieci libri. Il periodo storico che abbiamo scelto è quello compreso tra gli anni ’60 – vero cuore della stagione musicale soul – e ’70. Successivamente abbiamo ipotizzato degli accoppiamenti tra gli artisti e gli eventuali autori; il risultato finale è stato un successo: gli scrittori hanno trovato un feeling con il personaggio raccontato. Si è pensato da subito a libri agili, leggeri e con un linguaggio molto diretto, esattamente come è la musica di cui parlano gli scrittori; a caratterizzare il progetto sono due elementi inamovibili: la spontaneità e l’emotività.
Cronache e leggende, dunque, in questi volumi monografici: quanto è importante conoscere il contesto storico per cogliere il vero significato del genere soul?
È fondamentale, perché questa musica riflette esattamente ciò che accadeva in America in quel periodo. Il soul si potrebbe definire come la colonna sonora ideale delle grandi lotte per i diritti civili; sarebbe impossibile isolarla dal suo contesto. È un genere che ha anticipato eventi che sarebbero accaduti solo in futuro, ma soprattutto ha accompagnato in diretta quel presente.
La soul music ha avuto una forte funzione sociale, così come politica e culturale; al giorno d’oggi, in quali artisti sono riscontrabili questi aspetti?
Ovviamente parliamo di un genere che ha raggiunto l’apice in quel determinato periodo storico; la cosa bella della musica afroamericana è che il passato non viene mai dimenticato, ma viene sempre riaffrontato e reinterpretato. Pensiamo per esempio agli artisti del rap e dell’hip hop – ossia protagonisti del suono nero contemporaneo -, che usano spesso i campionamenti, ovvero riprendono le canzoni del passato, per poi riutilizzarle. È anche per questo motivo che la musica soul è stata tramandata da una generazione all’altra. Al giorno d’oggi sicuramente alcuni degli artisti che rappresentano meglio questo periodo storico sono D’Angelo e Erykah Badu. Partendo dal gospel, considerata la musica di Dio, e dal blues, la musica del diavolo, si è arrivati al soul, che ha poi plasmato tutti gli altri generi, come il rock, l’hip hop e il funk; questa percorso artistico ha origine con i dieci maestri raccontati nella collana “Soul books”.
Rimanendo in tema dell’evento de La Controra di cui lei ne è protagonista, quali sono i colori della musica dell’anima di Alberto Castelli?
Ovviamente il nero può rappresentare il soul sotto vari aspetti; però personalmente il primo colore che associo a questo genere è il rosso, perché rappresenta la passione e l’emozione che solo questi grandi artisti nella collana “Soul Books” sono riusciti a trasmettere, attraverso un suono che arriva diretto all’anima.
E i colori di Musicultura?
Parto dalla premessa che Musicultura è una manifestazione affascinante, che si è sempre più consolidata, con il passare del tempo. Molto spesso vari concorsi musicali risultano ambigui; qui, invece, la serietà, la passione e il rispetto per la musica sono i punti di forza che caratterizzano il Festival di qualità. Personalmente ho seguito Musicultura sotto diverse vesti professionali: infatti gli “Acustimantico”, che hanno vinto la XIV edizione della rassegna, erano un mio gruppo; inoltre, quando nel 2005 Cristicchi si è aggiudicato il premio del Vincitore Assoluto con “Studentessa universitaria”, io lavoravo a Radio1, che trasmetteva le varie fasi della manifestazione.