“La pensione è il momento più bello della vita perché mi permette di dedicare il mio tempo alle passioni più grandi che ho”: si conclude così l’intervista con Carlo Nordio, procuratore aggiunto di Venezia che coltiva con dedizione la sua passione più grande: la giustizia. In occasione de La Controra, l’ex magistrato ha presentato il libro “Crainquebille, il venerdì santo del diritto”, opera di Anatole France, da lui curata.
Ha ricoperto per lungo tempo lo stesso ruolo: ciò è curioso, in un ambiente attento alle promozioni di carriera: qual è il motivo della sua scelte, così controcorrente?
La mia scelta controcorrente è legata al desiderio di dire sempre quello che penso; non ho mai rinunciato a manifestare le mie idee per altri tipi di vantaggi. Mi sono sempre trovato bene alla procura di Venezia e non ho mai ambito a diventare procuratore generale o procuratore capo.
Nella prefazione di “Crainquebille, il venerdì santo del diritto”, scrive che “ll concetto di giustizia si afferma solo nel calvario delle sue sconfitte, nel ricorrente venerdì santo del diritto, senza il quale non ci sarebbe la pasqua dell’equità”. Crede che la nostra società sia pervasa da ingiustizia? Qual è la sua idea di giustizia?
La giustizia umana è fallibile, non sarà mai perfetta. Il compito di noi magistrati è cercare di limitare i rischi di un potere giudiziario ingiusto, lavorando sulle due doti del magistrato, oltre a quelle tecniche: il buon senso e l’umiltà. Queste abilità non le impari sui libri o alle scuole superiori della magistratura, ma nella vita di tutti i giorni, che ci rende consapevole dei nostri limiti e dei rischi del lavorare in un ambiente così delicato, come la giustizia. Infine, il consiglio che mi sono sempre sentito di dare ai giovani è di mollare ogni testo di diritto e cominciare a leggere una tragedia di Shakespeare, che ha molto più da insegnarci.
Ci spiegherebbe la scelta di dedicare “Crainquebille, il venerdì santo del diritto” a Marco Pannella?
Ho avuto un rapporto di grande affetto con Marco Pannella; sono stato tra i pochi privilegiati ad avere la possibilità di salutarlo nel suo ultimo mese di vita, in Via della Panetteria. Un episodio che ci lega particolarmente è che a suo tempo mi ha querelato, a causa di una dichiarazione nel mio libro sulla giustizia: avevo scritto che tutti i partiti si erano finanziati in modo illegale, non solo quelli colpiti da tangentopoli. Ovviamente mi riferivo ai cinque partiti di governo e a quello di opposizione, il PCI e non pensavo minimamente ai radicali. Dopo l’equivoco è stato chiarito.
Stiamo vivendo un momento politico difficile, in cui c’è sfiducia nella classe politica e nella rappresentanza. Qual è la sua opinione a riguardo? Come immagina la politica tra 10 anni?
La politica italiana è in piena trasformazione. Non riesco ad immaginarla tra sei mesi, così come tra dieci anni. Mi auguro però la sua permanenza nella comunità europea, a dispetto di chi vorrebbe farci uscire dall’Euro, e la realizzazione di una nuova legge elettorale, che permetta di sapere chi ha vinto, già il giorno dopo le elezioni.
Continuerà ad occuparsi di giustizia, adesso che è in pensione?
La pensione è il momento più bello della vita perché mi consente di dedicarmi alle passioni più grandi che ho: la lettura, lo sport, in particolare il nuoto e la scrittura.