Quando tutto sul piccolo schermo era nella scala di grigi ma i brividi della diretta erano variopinti, Mariolina Cannuli, Rosanna Vaudetti e Maria Giovanna Elmi erano le Signorine Buonasera ed entravano nelle case degli italiani per annunciare il palinsesto Rai. Le stesse che lunedì 17 Giugno, al pubblico de La Controra di Musicultura, con l’eleganza e l’entusiasmo che da sempre le contraddistinguono hanno raccontato una tv lontana da oggi e hanno fatto rivivere un’epoca.
Quale credete sia stato l’impatto del vostro ruolo nell’immaginario del pubblico del piccolo schermo, dalla fase embrionale della televisione italiana in bianco e nero, a quella digitale?
[Cannuli] Abbiamo iniziato il nostro percorso in tv nel 1962. A quel tempo, la televisione rappresentava l’innovazione e aveva un grande impatto sul pubblico, al punto da risultare quasi “violento”, in primis dal punto di vista educativo e sociale.
[Vaudetti] I nostri ruoli, all’inizio, erano il banco di prova per un’avventura che ha cambiato la società. I dirigenti pensavano che questo nuovo apparecchio mastodontico, entrando nelle case italiane, potesse sconvolgere le famiglie con un nuovo modo di comunicare. Per “umanizzarlo”, hanno puntato sulla nostra immagine. Abbiamo rappresentato la televisione italiana. Siamo entrate, pian piano, in confidenza con i telespettatori per creare con loro una certa complicità e per far parte della vita quotidiana di tutti. Siamo state sorelle, amiche, vicine di casa degli italiani, considerate come impiegate di “categoria B”. Abbiamo lavorato con entusiasmo in ogni occasione, mantenendo lo stesso atteggiamento di sempre, dalla conduzione delle rubriche quotidiane, al Festival di Sanremo.
Quale episodio della vostra esperienza lavorativa ricordate come il più memorabile?
[Elmi] Tra i vividi ricordi, c’è l’incontro con colleghi incredibili, Mike Buongiorno su tutti; ma anche personaggi internazionali, come Silvester Stallone. Per il ruolo che abbiamo ricoperto in tv, non siamo diventate delle star ma abbiamo ricevuto sempre molto affetto da parte del pubblico. Ad esempio ho presentato, nei panni di Azzurrina, “Il dirigibile”, una trasmissione per bambini che è andata in onda negli ultimi anni ’70. Quei bimbi ora sono cresciuti, ma ancora mi ricordano con quel nome.
Dopo anni e anni di esperienza come annunciatrici del palinsesto Rai, in che modo pensate sia cambiata la fruizione della televisione da parte degli spettatori, considerando l’importanza del web nell’informazione quotidiana?
[Vaudetti] Quando la tv dei sogni, quella in bianco e nero, si è trasformata nella televisione che oggi conosciamo, siamo entrati in una nuova dimensione, più realistica. È stato un passaggio che ho vissuto in prima linea, avendo fatto il primo annuncio a colori della storia della tv italiana. Si è cominciato a trasmettere programmi dal vivo, le prime gare sportive. Se nella Rai dei primi anni noi eravamo le protagoniste, ora lo è il pubblico: i telespettatori sono diventati interpreti, come accade nei reality. I presentatori, invece, fanno ormai da trait d’union.
Le Signorine Buonasera sono state un vivido esempio di eleganza e professionalità. C’è, secondo voi, una progressiva deriva sessista nella rappresentazione della donna nei palinsesti televisivi?
[Vaudetti] Trovo che la Rai in realtà abbia fatto passi in avanti, con la presenza di direttrici e presentatrici di rete. Un tempo eravamo le sole donne a poter apparire, come da contratto. La televisione, avendo una funzione educativa, ha il compito di fungere da trainer e dare buon esempio. La tv è donna!
Musicultura da trenta anni scova talenti cantautoriali provenienti da tutto lo stivale. La musica ha la capacità di rappresentare un’epoca, ma anche di farci rivivere dei momenti passati: un vostro brano che racconta gli anni ‘60 da annunciatrici Rai?
[Canulli] Non ho dubbi: la sigla di apertura dell’antenna.
[Vaudetti] Un brano dell’Eurovisione, di quando presentavo Giochi senza frontiere.
[Elmi] Per me quella del Mondovisione, a questo punto!