Un confronto stimolante tra discipline artistiche e scientifiche, tra musica e chimica: questo è il fine del progetto presentato dalla cantautrice Grazia Di Michele, il Rettore dell’Università di Camerino Claudio Pettinari e il rapper Moreno.
Nel Cortile di Palazzo Ciccolini, i tre protagonisti della prima serata de La Controra hanno intrattenuto il pubblico con una performance fuori dagli schemi, tra spiegazioni dal carattere accademico, racconti di musica d’autore e freestyle. Le connessioni complesse che legano la scienza alla musica sono state oggetto di discussione di un talk che, in futuro, diventerà un progetto concreto, per diffondere il sapere musicale nelle facoltà scientifiche dell’Università di Camerino.
Una cantautrice, un rettore, un rapper: cosa hanno in comune? Qual è il punto d’incontro tra arte e scienza?
[Di Michele] Abbiamo in comune sicuramente la passione per musica e la volontà di avvicinare questa forma d’arte, alla scienza. Abbiamo voluto presentare il progetto in maniera divertente, provocatoria, ma non priva di spunti di riflessione.
Com’è stato lavorare insieme e dunque unire le vostre competenze e professionalità appartenenti a settori cosi diversi, in questo progetto comune?
[Pettinari] È stato molto interessante! È stato un continuo reiterare gli argomenti, i concetti, i discorsi che abbiamo poi deciso di affrontare durante l’incontro. Il nostro progetto nasce come un’esperienza davvero stimolante.
Grazia, è uscito il suo ultimo album Sante bambole puttanee ha pubblicato il romanzo Apolonnia; il comune denominatore è chiaramente la donna, a testimonianza dell’impegno sociale che da sempre contraddistingue la sua produzione artistica. Quali sono le aspettative e le speranze per questi nuovi lavori?
In verità non mi pongo mai delle aspettative, perché m’interessa di più prendermi cura delle cose che amo: ho lavorato a questo album e scritto il romanzo nelle pause in treno e negli aeroporti. Chi fa un mestiere come il mio, a volte è costretto ad aspettare un momento giusto da dedicare a un progetto. Così ho utilizzato il tempo che avevo a disposizione per poter fissare tutti i ricordi, avendo il timore di perderli. Apollonia è un romanzo autobiografico e visionario, molto particolare. Ogni volta che presento un nuovo lavoro, spero che qualcuno ne possa trovare un senso proprio.
Prof. Pettinari, il rapporto vivo e fecondo tra l’Università e Musicultura ha da sempre testimoniato il profondo interesse per il giusto connubio tra mondo umanistico e musicale. Qual è stato il suo contributo in questo lavoro?
Ho voluto spiegare come la chimica possa unirsi ad altri ambiti e materie: la musica e le parole sono particolari tipologie di sapere. Noi crediamo proprio nell’unione tra più arti e discipline.
Moreno, che ruolo ha il rap in Italia, oggi?
In Italia il boom del rap è arrivato sicuramente dopo rispetto agli Stati Uniti, un Paese in cui, proprio per la diffusione del genere, ho visto anche madri di famiglia fare freestyle. Spesso i rapper si posizionano nei primi posti delle classifiche musicali e, con il tempo, si stanno aprendo ad altre contaminazioni. Sono stato felice di distinguermi non soltanto per esser stato il primo artista rap nella scuola di Amici ma anche “l’agnello sacrificale”: ho deciso di lasciare l’underground perché volevo vivere di musica e non di giudizi e pregiudizi. Da tre o quattro persone, sono arrivato a un pubblico di tre milioni di italiani. Non mi sarei mai aspettato questo successo. La soddisfazione più grande è stata quella di partecipare a un talent, vincerlo e vedere come chi ha inizialmente storto un po’ il naso, con il tempo ha avuto l’occasione per ricredersi. Sono arrivato perfino a gareggiare tra i big di Sanremo insieme alla Prof.ssa Di Michele (ride). Ora sono qui a Musicultura e credo anche di essere uno dei primi rapper a esibirsi: amo essere un pioniere anche non volutamente. Un artista non si fa capo da solo, sono gli altri a dargli dei meriti. Se sono ospite di Grazia, vuol dire che sono stato un bravo allievo.