Dopo aver scritto Ecoprofughi e Libertà di migrare, Valerio Calzolaio torna ad affrontare il tema attualissimo dell’immigrazione nel suo ultimo libro “Migrazioni. La rivoluzione dei Global Compact” (2019) e decide di farlo in anteprima a La Controra di Musicultura 2019. Nella splendida cornice del cortile di Palazzo Ciccolini, in un’atmosfera intima e raccolta, il giornalista ha parlato del libro dialogando con il Rettore dell’Università Politecnica delle Marche Sauro Longhi e con la Professoressa di Diritto processuale penale dell’Università di Macerata Lina Caraceni. Ad accompagnare le discussioni sull’argomento, le suggestioni musicali curate da Chopas della Compagnia di Musicultura.
È politico e accademico, ma anche giornalista e scrittore. Ha sempre avuto la passione per la letteratura? Scrivere è stata un’esigenza più tarda, dovuta magari a finalità espressive?
Ho sempre avuto un interesse per la scrittura e la letteratura, due passioni strettamente collegate. Sono abituato a leggere molto e a scrivere tanto, fin da ragazzino.
Dopo aver pubblicato Ecoprofughi e Libertà di migrare, ha scritto Migrazioni la rivoluzione dei Global Compact, che costituisce un’introduzione interdisciplinare allo studio storico del fenomeno migratorio. Da cosa nasce l’interesse per questo tema e come mai la volontà di riproporlo anche nel suo ultimo lavoro?
A causa di impegni istituzionali ho girato il mondo per una ventina d’anni, presenziando ad alcune conferenze dell’ONU che vertevano su problematiche come cambiamenti climatici, desertificazione, biodiversità, e sui programmi ambientali sia nazionali, che internazionali. In questi incontri si annunciavano sempre esodi forzati di milioni di persone dall’Africa, o da altri continenti, verso l’Europa. Studiando il fenomeno, mi sono reso conto che i migranti che si spostano a causa dei mutamenti del clima ci sono sempre stati. Fin da Ecoprofughi ho ragionato su queste tematiche e sto continuando a farlo.
Come abbiamo accennato, l’immigrazione è al centro del dibattito sull’attualità. Crede che la letteratura e la scrittura possano dare una visione più globale del fenomeno?
Tutti, al giorno d’oggi, hanno paura. Ognuno di noi resta turbato da ciò che non conosce. Detto ciò, bisognerebbe immaginare quel che prova un povero ragazzo, solo, costretto spesso a lavori forzati che, dopo aver viaggiato e aver attraversato il mare, si ritrova in un ambiente ostile e poco amichevole. Il timore nei confronti degli “altri” non viene mai preso in considerazione, pur essendo insito in tutti noi, anche negli animali. Dobbiamo ragionare sulla paura, non negarla; è un sentimento giusto quando è generata da astio e da comportamenti poco rispettosi. In questo momento ci sono 5 milioni di stranieri che hanno la residenza in Italia, ma allo stesso tempo abbiamo 5 milioni di italiani all’estero con la doppia cittadinanza: questo melting pot c’è sempre stato e c’è. Bisognerebbe considerare che chi arriva nel nostro Paese può essere per noi una preziosa risorsa e può dare un contributo. Abbiamo così tanti problemi (ride). La letteratura sicuramente può aiutare nell’integrazione tra le culture.
L’anteprima del suo ultimo libro avviene proprio nella sua città, Macerata. È giusta definirla anche una scelta di carattere affettivo?
È sicuramente una scelta affettiva. La mia città natale è Recanati, come d’altronde lo è anche per Musicultura; quella d’adozione è Macerata, in cui vivo da quando avevo due anni. Mi fa molto piacere accogliere l’invito de La Controra, di Musicultura e delle amiche e degli amici di Macerata racconta.
Da cittadino ed ex consigliere per tanti anni di Macerata, quanto, una rassegna come Musicultura, aggiunge lustro alla città e all’intera cittadinanza? Come vive il Festival?
Sicuramente il festival dà lustro a Macerata, città universitaria, di politica, mai stata una terra “operaia”. Un tempo era terziaria, fatta di impiegati, funzionari, di istituzioni. Ora questo territorio è un deposito di storia, cultura, di arte, che si apre alla musica, al teatro, alla condivisione di valori e di idee. Anche per questo motivo, Musicultura è sempre l’ospite d’onore a Macerata. La città fa molto bene a valorizzare questo tipo di eventi.