Dopo l’incredibile performance della sera prima sul palco dell’arena Sferisterio, venerdì 21 Giugno, il multiplatino artista Sananda Maitreya ha raccontato i suoi 30 anni di Post Millenium Rock newyorkese al pubblico de La Controra, dimostrando la saggezza e l’auto consapevolezza di chi la musica l’ha vissuta in tutte le sue possibili sfumature.
Più di musicista, molto di più: ha esordito in un paio di film e, più recentemente, ha anche partecipato alle riprese di una serie televisiva. Com’è stato vestire i panni dell’attore? Qual è il suo rapporto con l’industria cinematografica?
L’approccio con la macchina da presa è stata un’esperienza magnifica; mi ritengo, ancora oggi, molto fortunato ad avere collaborato a un progetto simile. Faccio un mestiere invidiabile.Tuttavia, essere stato a contatto con il cinema mi ha dato tempo e modo di capire il perché stessi puntando tutto sulla musica. La recitazione è stata una bella opportunità, che non mi ha distolto dallo scopo della mia vita, ossia la musica, la mia vocazione.
Icona leggendaria del soul e del R’ n ‘B. Quali sono, nel panorama musicale internazionale e non, gli artisti che l’hanno accompagnata e influenzata nel corso della sua carriera?
A livello internazionale, sicuramente prediligo i Beatles e i Rolling Stones; anche Jimi Hendrix, James Brown, il magnifico Prince e gli Slayer and The Family Stone hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia formazione artistica. Per quanto riguarda l’Italia, sono invece appassionato di musica classica: Verdi, Puccini e Rossini.
Anni fa lasciò una major per un’etichetta indipendente, la Tree House Publishing. Da cosa, in particolare, derivò la scelta di autoprodursi?
Ho sentito il bisogno di apportare un cambiamento nella mia vita. È come quando cresci e decidi di lasciare la casa dei tuoi per vivere da solo. Avevo tutto ciò di cui sentivo il bisogno, ma al tempo stesso ho capito che era arrivato il momento di intraprendere una nuova strada: uscire dalla comfort-zone è vitale per un artista, per rinnovarsi e trovare sempre nuove strade.
La musica, in passato, veniva spesso reputata un’attività femminile e, nonostante ciò, le donne venivano comunque escluse dalle attività concertistiche e sinfoniche. Erano gli uomini a dominare la scena. Quanto sessismo c’è, ancora oggi, nell’industria musicale contemporanea?
Anche se in misura nettamente minore rispetto ai secoli scorsi, c’è ancora oggi del sessismo nel mondo della musica. Ogni generazione ha le sue croci e i lasciti di quella precedente. Tuttavia, se posso esprimere un parere prettamente personale a riguardo, ritengo che negli ultimi anni la voce femminile, nell’ambiente artistico, stia diventando ormai un valore aggiunto.
Da artista di fama internazionale c’è qualche consiglio che si sentirebbe di regalare agli otto vincitori di Musicultura?
Molto semplice: non aspettate il consiglio di nessuno. Fate ciò che vi sentite di fare e basta, senza chiedere il permesso a nessuno. Quello che dicono gli altri non ha e non deve avere importanza quando sapete chi siete. Non cercate opinioni, cercate risposte.