È una tradizione antica, con un secolo e mezzo di storia alle spalle, quella che il Gruppo Ocarinistico Budriese ha deciso di far rivivere; è una tradizione “vecchia” di 150 anni, eppure ancora incredibilmente attuale. A dimostrarlo è questo ensemble che ha l’obiettivo di riscoprire il repertorio classico/operistico e di sperimentare nuove sonorità legate alla musica contemporanea, con una protagonista indiscussa: l’ocarina. O meglio, con tante protagoniste indiscusse: ocarine di ogni dimensione, che in occasione della settimana finale di Musicultura hanno animato con le loro note il centro storico e lo Sferisterio di Macerata.
Nel 1853, a Budrio, Giuseppe Donati inventa l’ocarina, un piccolo strumento a fiato in terracotta. Attualmente il vostro gruppo rappresenta la continuazione di quella storica tradizione. Volete raccontarci di questa grande responsabilità?
Siamo molto orgogliosi di questo retaggio storico. Seguiamo l’antica tradizione del Settimino di Ocarine: siamo un gruppo di sette persone con sette ocarine di diverse dimensioni, dalla più piccola alla più grande. Ci sono molte persone che portano avanti questa tradizione oltre noi, in particolare in Corea del Sud.
Ecco, a distanza di oltre due secoli Il Gruppo Ocarinistico Budriese raccoglie l’eredità musicale e culturale dei complessi ocarinistici formatisi a Budrio. Quali sono gli insegnamenti dei grandi maestri che avete preservato nel tempo?
Ci fu un grande passaparola negli anni settanta e ottanta da parte delle generazioni precedenti ma soprattutto gli insegnamenti più prezioni provengono da un corpus di letteratura per sette ocarine che risale agli anni venti.
Dagli anni ’90 il G.O.B è stato testimonial della cultura musicale emiliana con concerti in Australia, Argentina, Cile, USA, e dal 2010 in poi avete realizzato tournée anche in Corea del Sud, Giappone e Cina. Avete notato delle differenze di recezione tra il pubblico italiano e quello mondiale?
Sia in Corea del Sud che in Giappone ci sono persone veramente appassionate dell’ocarina. Probabilmente c’è da parte del pubblico orientale una maggiore consapevolezza perché hanno un’esperienza diretta dello strumento, cosa che il pubblico italiano difficilmente ha.
Qual è stata la vostra reazione all’invito di Musicultura come ospiti?
Siamo molto contenti di essere stati invitati come ospiti da Musicultura. Ci ha sorpreso la scelta coraggiosa ed interessante della direzione artistica di invitare un gruppo come il nostro che è così eterogeneo rispetto all’offerta musicale di questo festival, incentrato soprattutto sul cantautorato.