La Rappresentante di Lista è un progetto che nasce nel 2011 dall’incontro tra la cantante Veronica Lucchesi e il polistrumentista Dario Mangiaracina, che nel 2014 si esibiscono per la prima volta sul palco di Musicultura come finalisti della XXV edizione del Festival. Dopo il successo nel 2018 dell’album Go Go Diva, lo scorso marzo per la prima volta sono in gara a Sanremo con il brano Amare, diventato disco di platino e inserito nell’album My Mamma. Ospite della finalissima della XXXII edizione di Musicultura, il duo si racconta così alla redazione di “Sciuscià”.
Finalisti della XXV edizione del Festival nel 2014, ospiti nel 2017 e nella scorsa edizione, quest’anno avete inaugurato, in videocollegamento, la prima serata di audizioni live per poi approdare di nuovo sul palco dello Sferisterio: praticamente siete di casa a Musicultura. Ma che effetto fa tornare portandosi sulle spalle anche la recente avventura sanremese?
Dario: Ho notato l’orgoglio da parte del team di Musicultura nel riaverci qui dopo Sanremo, quasi fossimo dei figli. Ci riempe di gioia leggere tanto affetto negli occhi dello staff. Il nostro crescere nel panorama musicale sottolinea anche quanto il percorso di Musicultura funzioni: si può iniziare proprio da qui per spiccare il volo.
Amare, la canzone che avete portato, appunto, a Sanremo, ha scalato le classifiche musicali; il vinile che la contiene, My Mama, è tra i più venduti in Italia. Secondo voi come mai siamo passati dalla radio, al giradischi, al cd, alle piattaforme streaming ma il vinile continua ad avere così tanto successo, fino quasi a esser diventato la moda del momento?
Veronica: C’è da dire che moltissime persone comprano i vinili anche semplicemente perché le copertine sono esteticamente bellissime, come se fossero oggetti belli da esporre. Ultimamente, poi, sul mercato sono tornati di moda i giradischi – anche se spesso sono scadenti, quindi quando si va ad ascoltare ne risente anche la qualità della musica. In ogni caso, moda o meno, il vinile resta un’opera sempre attuale.
Spesso parlando di musica si fa riferimento al concetto di rivoluzione; anche nel vostro album Go Go Diva la canzone Questo corpo racconta come imparare e saper ascoltare ogni singola parte del proprio corpo sia già un atto rivoluzionario. Quanto è importante che la vostra musica, oltre a far emozionare e ballare, diventi portavoce anche di cambiamento?
Veronica: Molto, lo dico con fermezza perché mi rendo conto di quanto la musica riesca a smuovere le persone, da quelle che lavorano in questo settore, a chi la ascolta, a chi crede negli artisti. Quando salgo sul palco cerco di parlare con responsabilità, quanto meno di sollevare delle riflessioni e delle domande. Cerco di dare il mio contributo, insomma.
Dario: Il cambiamento è l’impegno che dovrebbe sempre attribuirsi chi sale su un palco.
Cinema e teatri sono finalmente di nuovo aperti; i prossimi mesi si prospettano come un ritorno, seppur lento, alla normalità, nell’ambito del quale si inserisce anche il vostro tour. Si prospettano quindi come un ritorno anche ai concerti. Che emozioni si provano a sapere di potersi esibire di fronte a un pubblico e, di contro, quali sono le emozioni che volete trasmettere proprio a quel pubblico?
Dario: Non so ancora che emozioni proverò, questa sera a Musicultura per noi è la data -1, prima della data 0 che faremo ad Arezzo. Sono a braccia aperte, pronto e curioso di capire come sarà effettivamente l’impatto con il pubblico. C’è anche un po’ di timore, perché è come se dovessimo di nuovo andare in rodaggio rispetto ad un sistema che, nonostante tutto, non si è mai fermato. Ad esempio, oggi, per arrivare qua abbiamo impiegato due ore in furgone e non ci siamo più abituati.
Veronica: Per quanto riguarda il pubblico, vorrei far passare un grandissimo senso di gioia. Abbiamo tutti la necessità di rinnovare questo sentimento, siamo stati per un anno e mezzo molto abituati alla paura, quindi credo serva assolutamente tornare a sorridere.
Musicultura è crocevia di storie e generi musicali diversi, che spesso si allontanano anche da quelli che potremmo definire “canoni discografici” delle canzoni mainstream. Quanto sono importanti palchi come questo per la musica?
Veronica: Palchi così sono fondamentali. Lo è anche la libertà di esprimersi, di non etichettarsi per forza. Musicultura permette di poter iniziare un percorso di crescita, di andare a mano a mano ad affinare la propria arte, non perché bisogna arrivare alla perfezione, ma per capire come rendere ancora più incisivo quello che si vuole dire e come ci si vuole presentare.
Dario: La cosa interessante è che, anche se non ci sono limiti al genere o alla proposta che puoi fare a Musicultura, ci sono delle guide che ti accompagnano durante tutto il viaggio. Questo è fondamentale per un artista.