La copertina della penultima serata delle Audizioni Live al Teatro Lauro Rossi di Macerata è un monologo del Professore Walter Costantini sul valore delle parole nel contesto teatrale, definito dallo stesso docente come “il luogo dell’ascolto, della visione, dell’osservazione”. Citando vari studiosi e filosofi, da Socrate a Chomsky passando per Freud e Heidegger, Costantini racconta la vastità, la bellezza e la maestosità della lingua italiana e del linguaggio. Poi, spazio alle esibizioni.
Con più di vent’anni di carriera alle spalle, Luca Maggiore è il primo artista a calcare il palco.Propone brani interpretati da una voce calda e un timbro graffiante; uno è dedicato al figlio Andrea, nome che funge anche da titolo del pezzo, ed è accompagnato da una dichiarazione d’amore: «Il giorno più bello della mia vita è stato quando è nato mio figlio».
Il secondo artista è il genovese Guglielmo Perri, in arte G Pillola perché – spiega – i suoi brani «raccontano pillole di vita». Le sue canzoni sono infatti caratterizzate dalla narrazione di momenti di quotidianità e surfano tra le onde della musica italiana degli anni ’70 e ’80, dell’indie rock europeo e del pop francese.
Ed è proprio la musica francofona ad accompagnare l’esibizione di giuliettacome, che dichiara di ispirarsi per la sua produzione ad alcuni artisti belghi. «Musicultura – racconta alla giuria del Festival- è stata la spinta per farmi esibire dal vivo. Non ho mai cantato live le mie canzoni, questa è la mia prima volta».
Emit è il quarto artista a salire sul palco del Teatro Lauro Rossi di Macerata. L’autenticità della sua performance, la particolare leggerezza d’animo che lo contraddistinguono e la semplicità dell’arrangiamento musicale dettato dall’uso di una sola chitarra lo fanno subito entrare in sintonia col pubblico, che lo premia, infatti, assegnandogli a fine serata la Targa Banca Macerata.
Penultina performance è quella di Sir Jane, cantautrice bolognese i cui brani sono caratterizzati da “un’epicità guerresca”, come sostenuto dal membro della giuria Stefano Bonagura. A seguito di un periodo difficile vissuto dall’artista, il pezzo Trigger descrive la «necessità di dare un nome e una parte al nemico. Non lo puoi sconfiggere, non lo puoi uccidere, ma lo puoi integrare».
La serata volge al termine con le canzoni di Ganugi, cantautore e polistrumentista di Prato che ha intrapreso due anni fa il suo percorso da solista e porta sul palco brani di poesia improvvisata, resisingolari dalla forte espressione emotiva del cantante, che nella sua biografia si definisce come uno degli ultimi poeti estemporanei in ottava rima.
È quasi tempo di saluti. Siamo infatti giunti all’ultimo appuntamento con le Audizioni Live di Musicultura 2022 e il Festival ringrazia il suo nutrito staff riservandogli uno spazio sul palco. Così, uno scrosciante applauso del pubblico accoglie organizzatori e collaboratori della manifestazione ringraziandoli per il loro lavoro. Poi, protagonista torna a essere la musica.
Ad aprire lo spettacolo è Paolo Toschi, in arte Apu, che spiega come la sua scrittura e la sua composizione siano state ispirate da racconti di persone a lui vicine. L’urgenza di comporre strofe dedicate alla donna che aveva sognato, per esempio, lo ha spinto alla sua totale immedesimazione nel brano.
È poi il momento di Martina Vinci, che con grande introspezione regala alla platea Cielo di Londra, mescolando basi elettroniche al timbro più scuro del pianoforte. L’intimità è la chiave di lettura della sua musica: «Ho vissuto talmente tanto le urla e la rabbia – spiega – che ho capito come non ci sia bisogno di quelle per comunicare: a volte le cose arrivano di più se le si dice con le parole giuste».
Tanto diversi quanto ugualmente immersivi sono il metodo di scrittura e l’approccio al palco di Pecci, producer e insegnante di canto che si presenta con Armageddon e Ombelico di Venere, brani più volte rimaneggiati musicalmente e perfezionati – racconta intervistato dai membri della giuria- in un continuo percorso di studio e sperimentazione.
Tano e l’Ora d’Aria scalda il teatro con Gli impavidi, «scritta per chi non sa come fare e ha bisogno di coraggio». L’arte del canto e quella della recitazione sono ben radicate nella sua persona, mezzi essenziali per la scoperta di sé e la narrazione «dell’avventura epica della vita dell’artista» o, più in generale, dell’essere umano.
Quarta proposta dell’ultima serata è Stefania Tasca. Con voce calibrata, potente ma sobria, la cantautrice, polistrumentista e produttrice rapisce la giuria e il pubblico attraverso l’interpretazione dei brani Castelli di sabbia e Vetro. È proprio la sua sobrietà nel mettersi a nudo, secondo i giurati, il punto forte delle sue esibizioni.
I Maestral calcano per ultimi il palco delle Audizioni. Con l’intento di suonare dal vivo la musica veneziana, rielaborata e arricchita dalle contaminazioni musicali di ciascun componente del gruppo, approdano sul palco del Festival proponendo alcuni brani esplicativi di un percorso intrapreso nel 2019.
È Stefania Tasca ad aggiudicarsi la Targa Banca Macerata.