Si apre il sipario sulle Audizioni di Musicultura 2023. Gremito il Teatro Lauro Rossi di Macerata, pronto ad accogliere dieci serate di esibizioni live, dieci appuntamenti dedicati alla scoperta e all’ascolto delle nuove voci del cantautorato italiano.
Ad aprire la XXXIV edizione del Festival tocca a SOLO ALBERTO e ai suoi brani dal groove sinuoso, Ossigeno e Isterica. L’artista palermitano porta sul palco tutta la sua storia professionale, dai primi passi come DJ al diploma alla SAE di Milano, mostrando le sfumature di una formazione nutrita sia dalla genuinità siciliana sia da quanto imparato nel capoluogo lombardo.
È poi la volta del gruppo torinese Frenesi, che abbraccia la platea con l’energia e la sincerità di Deja, pezzo che – come dichiara la cantante – si rifà a un momento difficile della sua vita. Anche Vitriolvm nasce per dare voce a un’adolescenza problematica; la metafora della pietra filosofale, in particolare, incuriosisce tutta la giuria e regala ai presenti una piccola lezione di alchimia.
Spazio ai Santamarea e a un sound potente ed esotico, come solo le vie e i mercati di Palermo possono ispirare. Gli elementi naturali sono i protagonisti dei brani presentati, Tornado e Santamarea, in un esperimento cantautorale che – spiega il frontman – punta su «una ricerca artistica polarizzata tra un profano senso del sacro e un gioviale divertimento».
Il ritmo scanzonato de La canzone del vì apre l’ultima esibizione della serata. Salgono sul palco i Folkantina, gruppo anconetano attivo già dal 2009. La spontaneità certo non manca, soprattutto per affrontare temi delicati come l’indecisione costante, di cui parla il secondo brano Sebbene. Una leggerezza che consente al gruppo di immergersi senza retorica nella storia e in una dimensione più impegnata: «uno dei nostri pezzi racconta un viaggio nel difficile territorio di Sarajevo, un altro narra la nascita leggendaria della prima fisarmonica a Castelfidardo nel 1863».
È il momento, poi, di ospitare uno dei grandi amici di Musicultura, il giornalista e conduttore radiofonico John Vignola, che guida il pubblico alla scoperta di un compositore straordinario come Burt Bucharach, venuto a mancare di recente. Attraverso la storia del brano I Say a Little Prayer trasporta il Lauro Rossi nel mondo del songbook newyorkese e della grande canzone d’autore americana del Novecento.
La serata volge al termine ed ecco arrivare una sorpresa dell’ultimo minuto: Roberta Giallo, membro della Giuria del Festival, si siede al pianoforte e incanta il pubblico con Cinque schiaffi e una carezza, il brano che le valse un posto tra i finalisti alla XXIV edizione di Musicultura.
A chi va il Premio del Pubblico? Ai Santamarea, che si aggiudicano la Targa Banca Macerata.
Fine settimana decisamente invernale, questo. Ma a scaldare un sabato piovoso ci pensano le sei proposte del secondo appuntamento con le Audizioni Live. La serata si apre sulle note dei brani Spirale e La tua esigenza, firmati dal cantautore riminese Luca Fol, che dà vita a un connubio tra mondo pop ed elettronica davvero riuscito, dalla tessitura melodica e armonica molto apprezzabile.
Sale sul palco, poi, Moà, nome d’arte dell’orvietana Martina Maggi, che propone una performance intensa che risente, come dichiara la stessa cantautrice, delle peripezie, dello studio e dei sacrifici di una vita interamente dedicata alla musica per intima necessità: «Ho provato anche altri lavori, ma ho visto che diventavo grigia». Chiara e Palermo mescolano black e soul al rap e al parlato.
È il momento di Rosewood, che con il sound deciso di Sigarette e Mood porta sul palco un’energia travolgente. Durante la sua esibizione, pop, punk-rock, qualche traccia di trap e heavy metal affiancano «testi che nascono da sentimenti malinconici». Timido ma estroverso, riservato ma socievole, luce e ombra, l’artista nella sua biografia dichiara che la musica è l’unica forza che riconcilia i suoi opposti in studio o sul palco.
Arriva da Firenze un duo forse già noto al pubblico: i Manitoba (Filippo e Giorgia), con i brani Hollywood Pompei e Pesci, portano al Teatro Lauro Rossi le loro musica attraverso, raccontano dal palco alla giuria del Festival, «una simbiosi da mille sfaccettature» e una presenza scenica che, come dichiarano gli stessi artisti, «è sempre da studiare, rivedere e criticare».
Dal piccolo paese di Arsita (Teramo) vengono i Mobili Trignani. Il “PopArticolare” di Fabrizio e Nicola approda a Macerata in una batteria a matrioska: una valigia rossa che è anche cassa e che, una volta smontata, contiene incredibilmente tutto lo strumento. La cifra distintiva del gruppo è l’ironia, anche nei testi che affrontano temi difficili, come accade in Labora. Lei, invece, «è la storia d’amore tra un anarchico e una donna di estrema destra».
Chiudono la serata i Filbona presentando al pubblico Iene eleganti e Dove eravamo rimasti. Tratti distintivi dell’esibizione? Al cantautorato in acustico i componenti di questa band di Vittorio Veneto miscelano sempre una componente elettronica con drum machine, synth e samples.
Si chiude il sipario con la consegna del Premio del Pubblico: è Moà la vincitrice della Targa Banca Macerata.