Ormai è solo un weekend a separarci dalla fine delle Audizioni Live di Musicultura XXXIV e i maceratesi non sembrano assolutamente averne abbastanza; anzi, come di consueto da una settimana a questa parte, le sedute del teatro Lauro Rossi sono ancora una volta sold out.
A rompere il ghiaccio per il settimo appuntamento di performance dal vivo è Cristiana Verardo, che con il brano 3000 anni racconta di una storia d’amore tra due alberi di ulivo. Ho finito le canzoni, invece, è il secondo pezzo proposto; l’artista lo definisce come fosse un po’ un segnalibro sulla prima pagina di un capitolo difficile della sua vita.
Il secondo a calcare il palcoscenico è KAPUT; Amorezero e Panna e bignè sono le sue canzoni. Qual è l’intento della sua arte? Tradurre in musica – spiega alla giuria del Festival – pezzi del suo quotidiano con l’obiettivo di sdoganare i temi, talvolta difficili e spinosi, dell’intimità e della sessualità.
È il turno poi di Simone Matteuzzi, che presenta due pezzi che, seppur molto diversi tra loro, raccontano entrambi di una storia d’amore: se da un lato Ipersensibile propone un sentimento rabbioso, dall’altro Zanzare dà spazio a un’emozione più timida, intima, commossa. È grazie a questa dicotomia – spiega lui stesso – che riesce a trasmettere il suo dissidio interiore.
La serata prosegue con Carla Cocco, che arriva a Macerata con un bagaglio pieno di influenze africane. E si tratta di influenze “vissute”, perché dal 2018 ha dato vita a un progetto musicale in Zambia. “L’emozione, la commozione, la rabbia arrivano da lì”, dice, non riuscendo quasi a spiegare l’intensità degli stati d’animo provati; a farlo, però, ci pensano le sue canzoni, Fiori di Mezzogiorno e Foglie.
Spazio a un’altra voce femminile, quella di cecilia, i cui due brani, Lacrime di piombo da tenere con le mani e Coltrane, sono un esempio di come riesca a oscillare tra generi diversi. Durante la sua performance, se all’inizio appare timida e morbida, a un certo punto si abbandona a un’attitudine metal che lei stessa definisce come necessità di liberarsi dal fardello dei suoi sentimenti.
Gioca in casa l’ultimo artista della serata, il maceratese Ferretti. Il primo brano portato sul palco è Sorgono, in cui racconta dell’evoluzione della sua persona. L’influenza della precedente formazione da attore si percepisce nella seconda canzone, Pittore, che con un tono iniziale quasi solenne e una narrazione ricercata racconta di un pomeriggio invernale a Milano.
Prima che si spengano le luci è il momento di accogliere sul palco una cara amica di Musicultura: Elisa Ridolfi, poetessa della musica, dona al teatro un’esibizione fatta di calore ed emozione. Dapprima presta la sua voce a una toccante interpretazione del capolavoro Felicità di Lucio Dalla, poi presenta in anteprima il suo nuovo progetto discografico. L’artista affronta il tema dell’arte come patrimonio immateriale capace di una funzione terapeutica e propone al pubblico tre brani: Fili di Fado, La febbre del mondo e Curami l’anima.
Ad aggiudicarsi il premio Targa Banca Macerata è Ferretti, la cui esibizione è la preferita del pubblico. Sipario giù. Buio. Poi, ancora la meraviglia della luce.
Perché il teatro si accende di nuovo per l’ottava serata del Festival e accoglie le sonorità pop-sadcore della prima artista in gara per questo appuntamento. Sul palco c’è Lysa, che propone Fantasmi e Drive in, racconti di vita che ben mostrano come siano proprio le esperienze passate il punto di partenza della composizione testuale della cantautrice.
Il secondo a calcare il palco è Battista. I suoi brani, Tossico e Mangiala, sono manifesti di poetica intrecciati alla protesta e alla denuncia sociale. Alla leggerezza musicale dei tempi contemporanei, spiega infatti, preferisce tematiche scomode e vitali, convinto che un connubio riuscito tra arte e società civile sia capace di modificare il corso degli eventi.
È il turno di Helle. Imbracciata la sua bellissima chitarra nera, la cantautrice bolognese propone al pubblico pezzi che raccontano di un continuo e genuino confronto, il più necessario di tutti: quello con se stessi. Con le sue Rispetto e 2,107 inonda la sala di sonorità electro-pop e citazioni filosofiche.
Tocca poi a Caponetti, che si esibisce in Google Maps, suo singolo d’esordio, e Maionese. Sul palco, nel consueto momento di confronto con la giuria, racconta delle sue esperienze di autoproduzione, fondamentali per lo sviluppo della sua personalità artistica e per le possibilità espressive che offrono: “Sono – racconta – il modo più sincero e autentico di fare musica”.
Quinta artista in gara è Möly. Formazione nel mondo del musical, passione per poesie e generi dark-gotici, indole sensibile: questi sono gli ingredienti che guidano la platea nel viaggio tra sonorità dream-pop e shoegaze. Ti odio, catarsi di un dolore sentimentale, e Veleno sono le sue proposte.
A chiudere la serata è Furia, che con la sua voce dal timbro caldo e profondo colora i testi di Argento e Verde. Una curiosità sulla sua produzione? Accanto ai titoli delle canzoni affianca sempre latitudine e longitudine. Perché? “Per fornire – spiega – un elemento in più per l’immersione nei brani, per restituire loro un’ambientazione. E si tratta sempre di luoghi che per me hanno un significato importante”.
Immaginiamo che tra i luoghi importanti ci sia ora anche il teatro Lauro Rossi. Perché è qui che il pubblico gli attribuisce il premio della serata: finisce proprio nelle sue mani la Targa Banca Macerata.