Con il Teatro Lauro Rossi stracolmo e il pubblico curioso di scoprire le nuove proposte della serata, si apre il nono appuntamento con le Audizioni di Musicultura 2023.
La prima artista a salire sul palco è Lamante con i brani Come volevi essere e L’ultimo piano. Scura, secca, tagliente come le donne contadine della sua famiglia è la voce della cantautrice vicentina; il suo suono è invece quello del folklore delle foreste nordiche o dell’entroterra dell’Africa più nera, spesso distorto, selvaggio e psichedelico.
È la volta di Lei, che si esibisce ne La caduta di Lucifero e Uh Ah Ah, un canto di irrequietezza generazionale. «Racconto spesso – spiega l’artista sul palco – la mia generazione e quelle più giovani». «Il mio nome d’arte? Lei – prosegue – è la storia di un passaggio tra due identità contrastanti: una ligia al dovere, l’altra, quella della musicista, più folle e visionaria”.
Terzo a proporre la sua produzione è Caruccio. Baby blue – spiega l’autore prima della sua performance – è una canzone che racconta di due anime che, in un linguaggio di diffidente amore, saranno capaci di star vicine solo graffiandosi. Sarajevo, invece, è un brano dal «retrogusto da telenovela romantica da seconda serata».
Incanta la platea con un’intima esibizione pianoforte e voce Margherita Vicario; gradita ospite della serata, la cantautrice romana canta Come noi, Piñacolada e Nota bene, brano con quale aveva partecipato a Musicultura all’inizio della sua carriera, 10 anni prima. Con ABAUÉ (Morte di un trap boy) chiude la sua performance coinvolgendo il pubblico nel coro che accompagna il pezzo.
Spazio poi a Leyla El Abiri, che presenta Funerale e Cranio. «Penso che la tristezza – afferma sul palco – sia la base dell’arte e aiuti a scrivere». E la scrittura, a sua volta, aiuta a “liberarsi”: per la cantautrice, i minuti successivi alla stesura di un brano sono infatti quasi un momento d’estasi, di catarsi.
A chiudere la serata sono Luca Muscarella & AD1, una band numerosa di origini anglo-siciliane. I brani che propongono al vaglio della giuria del Festival sono Sofia con la H, una ballad romantica, e 2006. «Mettere insieme nove teste è difficile – spiegano – ma a farci da guida c’è sempre l’amore per la musica».
Ad aggiudicarsi la Targa Banca Macerata, attribuita grazie al voto del pubblico, è Lamante.
Per un’ultima volta il teatro Lauro Rossi apre le sue porte al pubblico di Musicultura: siamo giunti all’appuntamento finale con le Audizioni Live della XXXIV edizione del Festival.
Apre la serata Luigi Friotto, che si esibisce con Tutte le stelle dell’altro polo e Mirecah. Il primo singolo mutua l’Inferno dantesco: come il poeta scende nel regno ultraterreno del peccato, così il brano si prefigge di «affondare nel terreno minato della coscienza umana», spiega il suo autore.
La seconda a calcare il palco è Mira con Morire con te e Dio ti ho inventato io. Il secondo brano, come racconta la giovane artista, è una ricerca della fiducia in se stessi e un’esortazione ad amarsi: la protagonista è una ragazza che, per colmare una mancanza d’amore, dapprima si inventa un Dio, poi comprende che quel vuoto può essere sanato solo imparando ad amare se stessa.
È poi la volta del cantautore bresciano Matteo Faustini. Dopo Il girasole innamorato della luna, porta sotto i riflettori la tenerezza di Laura, dedicata alla sorella: «Sarò al tuo fianco a dirti che ti voglio bene, anche quando sbagli […] perché nella vita c’è anche spazio per sbagliare», recita il testo.
Cassio, invece, tra una fisarmonica, una chitarra acustica e una elettrica, propone Bene uguale e Marti, brano, quest’ultimo, che affronta il tema delicato della tossicodipendenza e, spiega il suo autore, «del vivere una vita ammanettati» a quest’ombra.
Quinta a esibirsi è Ro’Hara. Sa di te ricorda il sapore amaro di un abbandono; Filo d’oro parla della speranza che può nascere da un incontro favorevole in un momento buio della vita. Dopo aver presentato così i suoi brani, l’artista dichiara ai microfoni del Festival che ama ascoltare la musica isolandosi nella natura, dove può immergersi in un mondo intessuto di note.
E poi? E poi c’è Emilio Stella, che con Cose piccolissime lancia un invito: ricordare le preziose semplicità della vita che spesso si danno per scontate; la sensazione opprimente dopo un’aspra litigata, un cartone di pizza vuoto e un pennarello blu sono i tre ingredienti, invece, da cui nasce È un flusso di incoscienza.
A calcare per ultima il palco è Nudha, che propone MolossA e Oggi no, due pezzi, spiega dopo la sua esibizione, che la riguardano personalmente, nei quali riversa la sua rabbia ed esprime il suo desiderio di riscatto.
The winner is Luigi Friotto! Finisce nelle mani del cantautore abruzzese il Premio Banca Macerata, attribuito dal pubblico alla performance più gradita della serata.