Lorenzo Ciolini, in arte Zic, comincia a studiare chitarra elettrica a 11 anni e, ispirato dai Nirvana, a scrivere canzoni a 17. Risale al 2016 il fondamentale sodalizio con il produttore Pio Stefanini; dell’anno successivo è la partecipazione ad Amici ; nel 2018 arriva il primo album- Faceva Caldo- , seguito da Smarties, 2020. Ora approda sul palco di Musicultura con il brano Futuro stupendo. E alla redazione del Festival rilascia quest’intervista.
Nasci a Firenze, universalmente riconosciuta come città d’arte. Questo importante tessuto culturale ha influito sulla tua formazione musicale? È stato in qualche modo fonte di ispirazione?
Ho sempre raccontato la mia vita nelle canzoni, perciò – per quanto possa essere deludente- sono costretto a rispondere di no: la storia della mia città non ha influenzato in alcun modo la mia musica.
Forse il paese dove sono cresciuto, San Casiano, ha avuto un ruolo più concreto, se non altro per le persone che lo abitavano.
Nella tua biografia dici di amare “la decadenza di fine secolo”. Ci spieghi meglio questa affermazione?
Intendo in effetti quella sensazione di “fine” che si respirava, tutto il mondo ne era pieno. Dopo l’opulenza degli anni ‘80 è arrivato il grunge, non solo un nuovo modo di far musica, ma un nuovo stile di vita: sporcizia, droghe pesanti, alcolismo, inadeguatezza, smarrimento sociale, impulsi autodistruttivi, solitudine.
In un’intervista Kurt Cobain dichiarò che il nome “Nirvana” significava liberazione dalla sofferenza e dal mondo esterno; questa per lui era l’espressione del concetto di punk e per me ha significato una svolta nella vita. Ho capito che avrei dovuto scrivere dopo aver ascoltato Nevermind.
Nel tuo brano selezionato da Musicultura, Futuro stupendo, si nota una commistione tra stati d’animo sofferti, legati a una guerra interiore, e sentimenti di speranza, riconducibili a una storia amorosa. Se c’è una vincitrice, quale emozione ha la meglio in questo scontro?
Faccio fatica a descrivere ciò che volevo raccontare con parole differenti da quelle che compongono il testo della canzone. Penso che la parafrasi uccida la poesia e la musica.
Mi dà soddisfazione sapere che qualcuno si emozioni ascoltando una mia canzone, ma è essenziale non strappar via il “velo di Maya”. Ognuno riempie la canzone con il proprio mondo, tutto ciò è catartico e per questo emozionante.
Nota è la tua partecipazione al talent show Amici; altrettanto noto è come talvolta non sia facile rapportarsi e presentare il proprio progetto in contesti così grandi. Nel tuo caso?
Amici è stata un’esperienza come tante ne ho fatte in vita mia: le do il peso che merita, né più, né meno. È un contenitore, può essere quello giusto per te oppure può essere quello sbagliato.
Continuiamo a parlare di esperienze. Cosa ti ha spinto a partecipare a Musicultura e quanto pensi possa essere importante uno spazio come questo nel tuo percorso musicale?
Facendo di nuovo l’esempio dei contenitori, penso che Musicultura sia indubbiamente un posto stimolante, dove ci sono la pazienza di ascoltare e l’interesse a proporre uno spettacolo all’altezza delle aspettative.
Personalmente avevo bisogno di mettermi in gioco e sono contento di aver avuto la possibilità di farlo proprio qui. Suonare sui palchi di Musicultura per il pubblico di Musicultura è un privilegio e spero che tutto ciò possa significare una svolta nel mio percorso.