Il rock underground, il pop, l’elettronica, il cantautorato. Il disordine, le cianfrusaglie sparse per la scrivania, la timidezza, la ricerca di sé. Eppure, proprio dalla consapevolezza di non potersi definire e da quel continuo oscillare e correggere bozze che è il mestiere dell’artista, emerge il ritratto di una
personalità nitida. Quella di Elia Rinaldi, in arte Nervi, un cantautore versatile e ricco di sfumature: le “sfumature emozionali”, quelle che si possono leggere in controluce nei suoi testi; le sfumature acustiche, quelle dei diversi generi che la sua musica ha attraversato e fatto proprie. Dice di non avere sogni nel cassetto, ma di sognare il cassetto. Forse perché le idee e le esperienze che ha alle spalle sono
già molte e difficili da contenere: dai Finister all’esordio da solista, dal Rock Contest Controradio al Concertone del Primo Maggio, dalla vittoria del contest Musica da Bere a quella del Premio Buscaglione, da X Factor a Musicultura. Tutto questo confluisce nel “Tragicpop”, il genere inventato con cui definisce scherzosamente la sua musica.
Sapessi che cos’ho è il titolo del brano con cui è stato selezionato per il Concerto dei Finalisti di Musicultura. E questa è l’intervista rilasciata alla redazione di “Sciuscià”.
Partito dall’underground fiorentino, hai suonato per dieci anni con la band Finister, per poi esordire come solista nel 2019 al Rock Contest Controradio. Più volte premiato dalla critica, l’anno scorso sei approdato sul palco di X Factor come frontman di una band e quest’anno su quello di Musicultura come solista. Raccontaci della tua evoluzione artistica: c’è un filo conduttore che tiene insieme tutte queste esperienze?
Non c’è un filo conduttore. Sono un ragazzo di 27 anni, come per tutti i miei coetanei, il Covid ha colpito in un’età fondamentale e alcune scelte che ho fatto sono state dettate dalla paura e dalla eccezionalità della circostanza. Ho vissuto comunque alcune esperienze bellissime e mi sento fortunato ad aver fatto più di venti concerti nell’estate 2021. Adesso finalmente mi sento più maturo e anche più
stabile emotivamente, sono contento che Musicultura coincida con questo periodo.
La tua musica risente di diverse influenze: rock underground, pop, elettronica, cantautorato. Se dovessi coniare un nuovo genere musicale per descrivere la tua identità artistica, quale sarebbe?
Un po’ per divertimento in occasione del mio esordio per descrivermi ho coniato il termine “Tragicpop”. È così difficile definirsi che il modo migliore è farlo con dei canoni inventati. In questi mesi sto cercando di sintetizzare le mie influenze, credo di aver capito che tra le cose che ho fatto ce ne sono alcune che mi piacciono più di altre.
Un tipo timido è il titolo del tuo primo EP. Nella vita ti consideri così, un tipo timido? E nella musica credi che la timidezza sia un limite o una ricchezza?
Mi definisco un tipo timido, anche se in molti contesti non lo sono. Solo le persone che mi conoscono bene sanno quanto sono timido. Credo che per la musica qualsiasi sfumatura emozionale sia una ricchezza, poi per la “carriera” musicale è un altro paio di maniche.
Sei stato selezionato dalla giuria di Musicultura per il Concerto dei finalisti con il brano Sapessi che cos’ho. Chi è l’interlocutore – reale o ideale – a cui racconti la tua fragilità in questo dialogo intimo e malinconico?
Sembra strano, ma chi sia il mio interlocutore in questa canzone non l’ho mai capito! Mi piace pensare che qualcuno si possa rivedere nelle mie parole, farle proprie e leggerci ciò che sente più personalmente. Le interpretazioni migliori sono quelle lontane da me.
Sogna baby sogna è il tuo ultimo singolo. Hai qualche altro progetto in cantiere o – per restare in tema – un sogno nel cassetto per il futuro?
Sto lavorando al mio primo disco e sono felice, perché dopo tanti anni di sperimentazione sento di avere un suono in cui mi sto identificando. Dove vivo in questo momento, ho una scrivania senza cassettiera che si è riempita di cianfrusaglie. Non riesco a trovare mai nulla. In questi giorni il mio sogno nel cassetto è il cassetto.