Un concerto, mille Emozioni. Questo quello che ha regalato Gianmarco Carroccia alla città di Macerata per La Controra di Musicultura. Restituendo proprio quelle emozioni lasciate in eredità dal grande Lucio Battisti, Carroccia ha eseguito alcuni tra i brani più celebri del cantautore. Un vero e proprio viaggio nel tempo: dalle prime canzoni, scritte negli anni ‘60 in duo con Mogol, fino a quelle degli anni ’80.
Un sentito “canto libero” ha coinvolto il pubblico presente in Piazza della Libertà, che si è lasciato trasportare dall’esibizione con entusiasmo e partecipazione. Un tuffo nel passato, insomma, accolto a “braccia tese” dagli spettatori; ma anche un tuffo nel mondo di Carroccia, che con questa intervista abbiamo cercato di conoscere meglio.
Da diversi anni collabora con Mogol nell’ambito del progetto Emozioni. Com’è nata l’idea di interpretare il repertorio del grande Lucio Battisti?
Avevo iniziato già un po’ di anni prima di avviare la collaborazione con il maestro Mogol. Assieme a lui, poi, è nata l’idea di mettere su una sorta di concerto-racconto in cui ripercorrere sul palco il sodalizio di questi due grandi artisti della musica italiana. Il progetto prende piede proprio dalla volontà di raccontare il reale significato di ognuna di queste canzoni, di spiegare come sono nate e narrare gli aneddoti legati a esse.
Lei è molto giovane ma, nonostante ciò, ha alle spalle una lunga carriera. Cosa vede guardandosi indietro e, poi, avanti?
Voltandomi indietro vedo che è stata già percorsa molta strada. C’è stato tanto lavoro alle spalle svolto con totale libertà e assoluto piacere. È un percorso ancora lungo da fare; come dico sempre, è soltanto l’inizio. Noi che ci occupiamo di arte siamo degli eterni allievi e abbiamo continuamente da imparare.
Musicultura è un’occasione per gli artisti emergenti di farsi conoscere al grande pubblico. Pensa che la scena musicale odierna sia promettente o crede che la grande musica del passato sia ormai ineguagliabile?
Credo che ci siano tanti artisti e cantautori bravissimi. Il problema è che purtroppo oggi le radio trasmettono solo e soltanto un unico genere musicale, rivolto ai giovanissimi. Mentre la musica del passato, quella cantautorale degli anni ‘70, era rivolta a una fascia d’età molto più ampia. Ne è una dimostrazione il fatto che, dopo cinquant’anni, è ancora nel cuore di tutti. C’è da chiedersi invece cosa rimarrà in futuro di quello che c’è oggi nelle radio.
Oltre al repertorio battistiano, si è cimentato in sue pubblicazioni personali. L’ultima in particolare – Non mi spaventa tanto amare – è scritta e composta proprio da lei. Possiamo considerarlo l’inizio di un percorso del tutto nuovo?
È un percorso sicuramente molto allettante e stimolante che porterò avanti parallelamente al progetto Emozioni. Quest’ultimo continua a darmi tanto: mi ha permesso di conoscere molte persone straordinarie, sia del mio stesso ambiente che tra il pubblico, ed è grazie a loro che sono qui oggi. Allo stesso tempo, porterò avanti la produzione delle mie canzoni che spero raggiungano un pubblico sempre più ampio.
Salutiamoci tornando a Battisti per un’ultima domanda: se oggi avesse potuto incontrarlo, cosa gli avrebbe chiesto?
Forse non gli chiederei nulla: semplicemente gli direi grazie. Sì, gli farei un caldo ringraziamento per l’immenso patrimonio di emozioni che ci ha lasciato. E non è affatto poco.