Introspezione e riflessione, analisi di se stessi e del mondo circostante, legami da costruire e desiderio di conoscere: questi i tratti distintivi di due cantautori profondi e autentici, le cui carriere si nutrono di molteplici esperienze e forme: musica, teatro, scrittura e non solo. Amara e Simone Cristicchi – il cui cammino musicale prende il via dal 2005, anno in cui è stato vincitore proprio di Musicultura– erano già stati ospiti a Recanati, durante la scorsa edizione del Festival.
“Ti sei mai guardato dentro? / Ti sei mai chiesto del tuo desiderio profondo? / La nostalgia che si nasconde dentro te, Che cosa ti abita?”: questi i tre interrogativi che avevano posto – attraverso il brano Le poche cose che contano- al pubblico del teatro Persiani, esortandolo a un’autoanalisi. Ora, il viaggio alla ricerca dell’essenza, e dell’essenziale, continua. Da più di un anno i due artisti sono impegnati in un progetto in cui ripercorrono, con assoluto rispetto, la biografia musicale di Franco Battiato, luce in grado di elevare gli animi e condurli alla libertà. Così, ospiti allo Sferisterio in occasione della serata conclusiva di Musicultura XXXIV, ci regalano un frammento di Torneremo ancora- Concerto mistico per Battiato. Prima di salire sul palco, ne hanno parlato in questa intervista alla redazione di “Sciuscià”.
Le poche cose che contano è uno dei primi brani che avete scritto insieme, nel periodo della pandemia. Parla della necessità di fermarsi e scavarsi dentro per capire quali sono davvero i propri punti saldi. In un mondo che tende sempre di più al superfluo, secondo voi come si arriva a comprendere cosa è realmente necessario?
A: Innanzitutto, è molto importante fare esercizio di silenzio. L’ascolto interiore ti spinge a porti delle domande insolite, profonde; ne conseguono risposte- o meglio, rivelazioni- che normalmente non puoi raggiungere.
Bisogna fermarsi e riconsiderare le cose care che ti stanno intorno, imparando a dargli il giusto valore; si parte dall’amor proprio, si continua con il rispetto delle persone a cui si vuole bene, la cura che gli si rivolge e il tempo che gli si dedica, stando attenti a non infilarle tra un impegno e l’altro, rendendole protagoniste del presente. Poi, fondamentale è trovare un senso di comunità e fratellanza: siamo tutti uguali, proveniamo dallo stesso canale e siamo tutti sulla terra. Si tratta di concetti semplici, che i bambini conoscono bene, dovremmo prendere esempio da loro.
Ricerca del necessario ma anche ricerca di equilibrio, di un “centro di gravità permanente”; proprio a Franco Battiato è dedicato Torneremo ancora- Concerto mistico per Battiato, con cui vi fate portavoce dei suoi messaggi spirituali. Dove nasce l’idea di questo progetto?
S.C: L’idea di questo progetto nasce dal grandissimo amore che nutriamo per Battiato: un sentimento che lui ha regalato a noi e che a nostra volta abbiamo la missione di portare avanti; si tratta di un artista che con le sue composizioni riusciva a riportare la musica al suo legame originario con il sacro. Le sue canzoni – in particolare quelle che abbiamo scelto per il nostro spettacolo- sono unite da questo specifico filo conduttore: la sacralità e il senso liturgico della musica, capace di elevare il nostro spirito a notevoli altitudini.
“Cittadini del mondo cercano una terra senza confini […] finché non saremo liberi, torneremo ancora”, queste le parole del brano di Battiato- l’ultimo che ha inciso- che dà il nome al vostro progetto. Per voi dov’è e cos’è la libertà?
A: La parola libertà contiene molte sfumature. Per quanto mi riguarda, credo che la casa della libertà sia la mente di ognuno di noi; la sua parte razionale costruisce dei muri che vanno necessariamente abbattuti, per sentirsi liberi. Il passo decisivo è capire di essere prigionieri in una galera che ha la porta aperta: una volta individuata l’uscita, bisogna percorrere quella via, così da trovare uno spazio di libertà reale. Dunque, noi stessi siamo l’unico ostacolo per una mancata libertà.
L’esibizione
Durante le vostre esibizioni, le canzoni si alternano a momenti di lettura. Qual è il legame tra studio, conoscenza, letteratura e musica?
S.C: Nel nostro caso, il legame è strettissimo: per fare questo concerto abbiamo studiato davvero tanto, ascoltato tutto il repertorio di Battiato e centinaia di interviste per estrapolarne frammenti della sua personalità, letto diversi libri dedicati a lui e libri scritti dai maestri che più l’hanno influenzato. Alla base di questa necessità di conoscenza, c’è la volontà di rievocare una persona che non c’è più ma che con i suoi messaggi, in realtà, è estremamente presente intorno a noi. La presenza di Battiato è una luce accesa che contribuisce a creare un legame tra la terra e il cielo; ai fini di questo risultato conoscere-lo studio, dunque-è fondamentale.
Per entrambi quello di Musicultura è un palco ormai familiare; avete trovato la giusta connessione, qui, con chi vi ascolta?
A: Trovare la giusta connessione è una questione di empatia, ogni palco ha un pubblico diverso con cui si crea un legame differente: questa è la bellezza. Per quanto riguarda Musicultura, particolare è l’attenzione, minuziosa, che caratterizza questo posto; attenzione al vero, alla corda che scricchiola, alla voce nuda. Tutto ciò rende l’atmosfera intima e raccolta.