Quintorigo e Gino Castaldo, jazz sotto le stelle a Lunaria 2023

La rassegna estiva di Musicultura esordisce con “Mingus, la storia di un mito” sul Colle dell’Infinito

L’edizione 2023 di Lunaria, la rassegna estiva recanatese, inizia sull’Orto sul Colle dell’Infinito con “Mingus, la storia di un mito”, lo spettacolo che, con i poliedrici Quintorigo e il giornalista Gino Castaldo, rievoca la spiritualità di Charles Mingus, l’intramontabile leggenda del jazz.

Quintorigo

Quintorigo è un ensemble di talentuosi musicisti e cantanti formatosi nel 1996, che operano nelle vie infinite del jazz.

La loro carriera nasce come cover band ma è nel ’98 con il disco autoprodotto Dietro le quinte che trovano la vera identità musicale del gruppo. Al Festival di Sanremo 1999 si fanno conoscere al grande pubblico con Rospo e si aggiudicano il Premio della Critica nella sezione “Giovani” e quello della Giuria di qualità. Lo stesso anno grazie a Rospo vincono la Targa Tenco per la miglior opera prima.
Mingus, la storia di un mito è una trasposizione del progetto Play Mingus, che nasce come nasce il jazz, ovvero suonando dal vivo, mentre si celebra l’amore incondizionato da parte del gruppo nei confronti di Charles Mingus.

Gino Castaldo

La dialettica tra musica ed effetto nostalgia dello spettacolo è nelle mani di Gino Castaldo, critico musicale, scrittore per Repubblica e curatore del settimanale Musica insieme ad Ernesto Assante.

I suoi aneddoti, che abbiamo ritrovato anche all’interno dello spettacolo, sono il frutto di una lunga carriera, fatta di radio, tournée, televisione, rubriche specializzate, libri e molto altro ancora.

L’intervista

Quintorigo, nel 2008 avete realizzato Quinto – Play Mingus il vostro primo album dedicato alle composizioni di Charles Mingus. In occasione del centenario della sua nascita è arrivato il secondo disco Play Mingus vol.2. Com’è stato riprendere in mano una figura del genere, selezionare le canzoni da inserire nel nuovo album e farle vostre?

Valentino Bianchi, sassofonista dei Quintorigo: «Beh, certo. Il primo lavoro fu pionieristico e fu una scommessa. Non ci credevamo molto neanche noi per quanto la figura di Mingus ci attraesse magneticamente fin da ragazzini. In quel mondo era l’autore che ci diceva di più e che ci risuonava di più anche per il suo approccio così sperimentale, contaminato, libero. Invece, il disco andò molto bene, vinse anche qualche premio e suonammo tanto in giro. Ci è tornata la voglia semplicemente, anche perché una discografia smisurata come la sua non può essere riassunta da 12 tracce. Quindi approfittando effettivamente del centenario, l’anno scorso, abbiamo deciso di realizzare un Quintorigo – Play Mingus vol.2. Ci sarà forse anche un terzo, perché non basta mai. Però anche con un approccio, se vogliamo, un po’ diverso nell’arrangiamento, nella scelta dei brani. Abbiamo cercato il Mingus “più roots”, se vogliamo, quello più vicino al gospel, allo spiritual, che sicuramente era una vena che faceva parte della sua poetica. E così dal disco è nata una proposta live un po’ particolare che si avvale della collaborazione di Gino Castaldo che, rispetto a noi, ha avuto la grande fortuna di conoscerlo e di frequentarlo. Per questo, è uno spettacolo soddisfacente sia dal punto di vista musicale che della narrazione.»

Con la partecipazione di Gino Castaldo lo spettacolo si arricchisce di una componente narrativa importante che ci accompagna analizzando e facendoci comprendere meglio la figura e la musica di Mingus. Come è nata questa collaborazione e perché un normale concerto non sarebbe stato sufficiente per raccontare una personalità del genere?

Gino Castaldo:  «Allora diciamo che i Quintorigo bastavano a sé stessi tranquillamente.» ·
Valentino Bianchi:  «Come Gino Castaldo, eh!»
(ridono)
Gino Castaldo:  «Mi arrivò questa telefonata. Evidentemente loro avendo già fatto un percorso su Mingus e dovendo farne uno nuovo hanno pensato a delle cose. Morale, mi è arrivata questa telefonata dicendo – Ma se mai dovessimo… che dici? – E loro quando me l’hanno fatta questa domanda, non sapevano neanche che io avessi anche avuto la conoscenza e quindi la prima cosa che ho detto – Dico guarda, andate a toccare anche un tasto emozionante per me – perché io ho avuto anche un paio di aneddoti di cui uno molto personale che ovviamente qui non anticiperò perché è la sorpresa. Quindi ho aderito con entusiasmo. Poi io penso, ripeto, loro bastano e avanzano a sé stessi. Però queste forme, io lo sto facendo anche in altre occasioni, queste forme di narrazione collegate alla musica mi sembrano una bellissima direzione e l’abbiamo fatto alcune volte. C’è sempre piaciuto molto farlo perché mi sembra un’interazione che ha un senso anche poeticamente devo dire, no?»
Valentino Bianchi:  «Assolutamente.»
Gino Castaldo:  «A me non piace fare le cose didascaliche, quindi il mio non è un racconto didascalico. Sì, racconto delle cose, ma è anche, almeno spero, evocativo.»

Mingus, grande musicista e compositore che ha saputo unire generi diversi in una musica ricca di contaminazioni con al centro il suono, allo stesso tempo anche una figura impegnata politicamente. Quanto può essere attuale una figura come la sua oggi e cosa possono imparare da lui musicisti e non solo?

Gino Castaldo:  «Questo è difficile, risponde lui.»
Valentino Bianchi:  «No, Gino, sei tu il musicologo. (ridono) Ammazza questa…
In realtà il motivo per cui tutto questo c’è, esiste, sussiste, fondamentalmente non è per le nostre tasche, che non cambia più di tanto. È proprio per far conoscere un gigante come Mingus ad una popolazione, diciamo italiana, che suo malgrado magari non lo conosce o non lo conosce abbastanza. Quindi c’è un intento divulgativo in tutto questo. Chi esce da qui va a comprare un disco di Mingus? Bene, più che il nostro o i libri bellissimi di Gino noi siamo più contenti se uno si va poi a cercare l’originale, quindi sicuramente c’è quello. E poi c’è il piacere nostro da musicisti di reinterpretarlo.»
Gino Castaldo:  «Guarda, posso aggiungere che, se c’è un motivo per questa cosa che facciamo è perché oggi non esistono cose simili. Cioè, stiamo parlando di un gigante come Mingus, ma potremmo farlo anche in altri campi, in altri generi, filoni della musica. Sono personalità che oggi non ci sono, quindi probabilmente anche per questo hanno molto da insegnare a tutti. È materiale vivo non è museale, è qualcosa che non a caso viene suonato dal vivo. Raccontato dal vivo.»
Valentino Bianchi:  «Bravo, sì.»
Gino Castaldo: «Perché è qualcosa che tutti possono e dovrebbero, anzi, utilizzare oggi, oggi anche se è materiale di qualche anno fa.»