Ospite d’eccezione della quinta serata di Audizioni Live è un artista che non ha bisogno di presentazioni: Piero Pelù, già a Musicultura alle serate finali dell’edizione del 2022 e, da quest’anno, membro del Comitato Artistico di Garanzia.
Porta sul palco del Teatro Lauro Rossi alcuni tra i brani che hanno fatto la storia della sua carriera, dai primi successi alle pubblicazioni più recenti, confermandosi un gigante del panorama musicale italiano. Gigante, infatti, è il titolo del brano sanremese con cui si è classificato quinto al Festival nel 2020, e gigante è la potenza del rock‘n’roll tutto made in Italy di cui è stato uno dei pionieri. Come frontman della nota band co-fondata nel 1980, i Litfiba, ha aperto un varco nella scena musicale italiana e scardinato ogni regola della performance tradizionale.
Quando si parla di lui, la parola d’ordine è libertà: non solo la libertà rivendicata con forza nei suoi testi e sul palco, ma anche la libertà come diritto fondamentale per cui si è battuto costantemente durante la sua carriera attraverso iniziative sociali. Non a caso, il suo ultimo singolo pubblicato nel 2023 con Alborosie, si intitola proprio Musica Libera.
Tra i suoi progetti recenti, oltre all’imminente Tour che lo vedrà impegnato nel 2024, c’è anche un’autobiografia intitolata Spacca l’infinito – Il romanzo di una vita (2021). Qui sono raccolte tutte le sfaccettature di questa figura poliedrica del mondo dello spettacolo: il gigante, il re di cuori, il rocker e lo showman; il diavolo e il sacerdote della dea musica; il pugile fragile che aggredisce la vita con energia ma tiene la guardia bassa per permettere a ogni stimolo di nutrire la sua sensibilità; il bambino curioso e ribelle di nome Pietro che ha avuto il coraggio di partire e, dopo essersi trasformato in Piero, non si è più fermato. In due parole, l’eterno viaggiatore.
L’esibizione sul palco delle Audizioni Live
Ma passiamo ora all’esibizione della quinta serata delle Audizioni Live di Musicultura 2024. Forse proprio per ricordarci l’infinita varietà di sfumature della sua personalità artistica, Piero spiazza il pubblico con un inaspettato inizio sobrio, pulito, in sordina: solo lui, l’asta del microfono e il suono della chitarra di Finaz. Comincia a intonare le note di Viaggio, un brano poetico, quasi intimo, che rivela subito la sua natura di “gigante buono”. E noi ci sentiamo subito dei passeggeri a bordo di un treno diretto verso «non sappiamo ancora dove», con la testa appoggiata al finestrino e il «suono della nostra libertà» nelle orecchie. L’eterno viaggiare è infatti il leitmotiv di tutta la sua vita, dice dopo la prima esibizione: «è la consapevolezza di stare dove siamo, sentendoci bene dentro, qualsiasi cosa accada intorno a noi».
Dopo questa riflessione canta Vivere il mio tempo, sul cui ritornello partono cori in platea e il pubblico estasiato inizia a battere le mani a ritmo di musica. Prima di passare al brano successivo, si domanda cosa si potrebbe trasmettere ai ragazzi in cerca della propria strada che partecipano a contest come Musicultura. E risponde un po’ a se stesso e un po’ al pubblico: «sicuramente l’entusiasmo!». Subito dopo, infatti, esegue Io ci sarò, uno dei brani che hanno segnato l’inizio della sua carriera da solista e che, arrivati a questo punto, suona come una promessa: dopo oltre quarant’anni di attività, Piero dimostra di essere ancora «pronto a cavalcare il mondo» e il futuro. Segue l’esecuzione di Gigante, brano che dedica a un luogo simbolo del territorio marchigiano, il Monte Conero, e a tutti i futuri giganti della musica che usciranno da Musicultura.
Qui il ritmo comincia ad accelerare: stiamo entrando, a poco a poco, nel registro rock per cui è noto. È il momento di El Diablo: con questo grido di ribellione, Pelù si scatena e diventa un tutt’uno col pubblico che lo acclama. Finita l’esibizione, spende qualche parola sul ruolo cruciale della musica, ringraziandola per averci salvato durante la pandemia insieme al vaccino e a quelle pizze di dubbio gusto che ci ostinavamo a cucinare: «la musica è catarsi, purificazione, redime le nostre anime». Pelù invita quindi i “peccatori” in platea a inginocchiarsi dinanzi alla dea musica… e un po’ anche dinanzi a sé, sua santità El Diablo! Lui stesso si inginocchia, forse per redimersi dal peccato di legittima vanità appena commesso (taccia una nostra collega della redazione Sciuscià, che si sporge un po’ troppo dalla barcaccia, di essere tre volte peccatrice per via della sua altezza, ndr).
Termina la performance in un tripudio di applausi e grida: al Lauro Rossi si è appena celebrato un vero e proprio rito laico di euforia collettiva. Si solleva qualche protesta solo nel momento in cui annuncia che il pezzo che sta per suonare è l’ultimo. Il ritornello del brano conclusivo, Tribù, è infatti anche l’augurio che lascia in eredità agli spettatori maceratesi, non prima di averli presi in giro chiamandoli “ragazzacci”: «cerchiamo di liberare la nostra mente prima che sia lei a liberarsi di noi e andiamo nelle cose con tutto l’entusiasmo e tutta la forza, perché è questo che ci farà andare avanti sempre». Prima di lasciare il palco, rivolge un’ultima domanda provocatoria al pubblico del Lauro Rossi: «Musicultura, lo senti il profumo?!». Sì, lo sentiamo: il profumo di libertà che si respira ogni volta che Piero Pelù prende in mano un microfono.