“Scogli”. Perché senza il mare i Velia non sarebbero quelli che sono

La redazione Sciuscià intervista i finalisti di Musicultura 2024

Irene e Matteo si sono conosciuti alle audizioni per entrare all’Officina Pasolini.  Dopo un’iniziale collaborazione per la produzione di testi, hanno deciso di iniziare a fare musica insieme. La loro intesa, ben evidente sul palco, passa anche per il legame con il mare, il cui richiamo è presente nel titolo e nel testo di Scogli, brano col quale sono in concorso a Musicultura. Il tema centrale del pezzo è la capacità che ha appunto il mare di custodire i ricordi e i segreti che le persone si portano dentro. E qualcuno di questi ricordi e di questi segreti attraversa anche questa intervista. 

Velia, ovvero Irene e Matteo: due giovani cantautori, una sola creatura musicale. Il classico caso in cui il tutto è più della somma delle singole parti. Come vi siete conosciuti e com’è nato questo sodalizio artistico?

Ci siamo conosciuti all’Officina Pasolini, un laboratorio di alta formazione musicale di Roma. Ci siamo presentati singolarmente alle audizioni per entrare nella nuova classe con due progetti individuali, separati. Il sodalizio artistico è nato per necessità: entrambi avevamo bisogno di un aiuto per le produzioni e per i testi. Iniziando a collaborare abbiamo anche iniziato a suonare insieme, e sono state le persone che venivano ad ascoltarci a farci rendere conto che il modo in cui cantavamo e ci accompagnavamo non era da progetti singoli, ma era da gruppo. È stato un processo naturale, dovuto anche al fatto che ci sono state sin da subito una specie di colpo di fulmine artistico da parte di entrambi, profonda stima e voglia di imparare dal modo di fare musica l’una dall’altro.

L’immaginario marino è il vostro elemento distintivo, richiamato sia dal titolo del singolo Scogli, con cui siete in concorso a Musicultura, sia dal nome d’arte, Velia. Questa parola latina, infatti, significa “nascosto” e rimanda forse a tutto ciò che è avvolto dalle onde e si deposita sui fondali. Perché è così importante per voi il mare?

Il mare è il luogo dove entrambi siamo cresciuti; quello di Irene è il mare pugliese e quello di Matteo è il mare toscano. Entrambi abbiamo sempre avuto un legame particolare con il mare, che sentiamo essere un elemento che negli anni ha accolto e custodito i nostri segreti e le nostre paure. Probabilmente senza la vicinanza al mare non saremmo le persone che siamo.

Il brano Respirare, che avete presentato alle Audizioni Live del Festival, parla delle reazioni umane di fronte al dolore e della capacità di affrontarlo per andare avanti. C’è stato un avvenimento particolare che vi ha portato a scrivere questa canzone? E perché avete scelto proprio questo titolo?

Respirare racconta la storia vera di un trauma che Irene ha affrontato pochi anni fa; descrive la giornata in cui ha perso suo padre, nell’ambito della quale molte delle persone che aveva intorno si aspettavano da lei una reazione più visibile di quella che all’apparenza ha avuto. Non riusciva a piangere, ma guardava nel vuoto perché si concentrava a respirare, una funzione primaria che in quel momento faceva molta fatica a svolgere. Questa canzone è stata scritta da lei dopo un paio di anni in cui è stata totalmente in silenzio su come si fosse sentita ed avesse affrontato quella giornata in particolare: scriverla è stata una vera e propria liberazione. L’ha poi fatta ascoltare a Matteo che con la massima delicatezza possibile è riuscito a dare, con l’arrangiamento e la sua produzione, un valore aggiunto alla comprensione del testo e del momento che c’era dietro.

La vostra musica è un’originale contaminazione tra elementi pop ed elementi alternative rock. Come vi siete avvicinati a questi generi? Ci sono degli artisti che vi hanno particolarmente ispirati?

Abbiamo avuto culture musicali per certi versi simili e per altri molto diverse. Entrambi abbiamo avuto in comune l’amore per i Queen, partito sin da piccolissimi, che poi si è diramato in Matteo per una passione per gruppi come Depeche Mode e Muse e per Irene per gruppi come Florence and The Machine e Aurora.

A quali progetti vi dedicherete dopo Musicultura e cosa porterete con voi di questa esperienza?

Di Musicultura sicuramente ci porteremo dietro la gentilezza e la professionalità che abbiamo incontrato in tutte le persone che ne fanno parte: lavorare insieme a loro è una coccola e nonostante chi concorre viva un momento di tensione, la professionalità con cui poi ci si rapporta rende tutto sereno. Per quanto riguarda i nostri progetti, ci dedicheremo all’uscita del nostro EP, che abbiamo previsto per settembre, e a suonare live il più possibile: è il momento che in assoluto preferiamo del nostro lavoro.