Mutare il tempo in opportunità e allargare gli orizzonti – Storie di detenzione e speranza a confronto

Il progetto "La casa in riva al mare" e "Io ero il Milanese" di Mauro Pescio a La Controra 2024

Ci sono luoghi in cui lo spazio si ristringe e il tempo si dilata. In questi luoghi, ancora più che altrove, parole e note fanno rima con ascolto e salvezza mutando il tempo in opportunità e allargando gli orizzonti. In questi luoghi, scrivere, ascoltare, leggere e cantare diventano catalizzatori di metamorfosi e rinascite. A La Controra di Musicultura 2024, queste piccole grandi storie di rivoluzioni nate ristrette dentro confini sono state protagoniste del dialogo tra il progetto “La casa in riva al mare” e la storia di Lorenzo, raccontata nel caso editoriale “Io ero il milanese” di Mauro Pescio. Prendendo ispirazione dalla canzone di Dalla per l’affaccio sul porto, La casa in riva al mare è il progetto nato su spinta del Garante regionale del diritti della persona Giancarlo Giulianelli per offrire a un gruppo di detenuti dell’istituto penitenziario di Ancona l’opportunità di partecipare a laboratori musicali curati da Musicultura. Settimanalmente, la direzione artistica del Festival ha incontrato alcuni dei detenuti per creare un conforto aperto, un momento importante sul versante della rieducazione mediato dal linguaggio universale della musica. Astinenza, sofferenza, amore, libertà: quaderno, penna ed evidenziatore alla mano, i detenuti hanno fissato, incontro dopo incontro, pensieri e riflessioni a partire proprio da parole e suggestioni emerse grazie alle canzoni. La collaborazione con il Garante regionale ha permesso, anche, l’istituzione del Premio La Casa in riva al mare, che sarà conferito a uno degli 8 artisti vincitori durante le serate finali del Festival. Il progetto si concluderà poi a luglio, quando l’artista vincitore della targa andrà a fare visita e conoscere, presso la Casa di reclusione di Barcaglione, proprio i detenuti che lo hanno ascoltato, scelto e premiato.

Al bilancio di questa edizione pilota del progetto è seguito poi un tuffo nella storia umana e appassionante di Lorenzo, una storia di errori e rinascita fatta di tante scelte sbagliate riparate grazie al confronto con gli altri ma soprattutto una storia che insegna come non debbano mai venire meno la fiducia e la speranza. “Io ero il milanese” è un podcast, libro e spettacolo del giornalista Mauro Pescio nato da un atto di reciproca generosità: Lorenzo S., il protagonista della storia, ha deciso di affidare il racconto della sua vita a Mauro che, a sua volta, abbassando il livello di giudizio, si è fatto megafono di questa narrazione. Quella di Lorenzo è una storia in carcere e non di carcere, col grande merito di aver tolto dalla settorialità dell’ambito penitenziario un racconto universale, capace di parlare a tutti, capace di farsi ascoltare da ogni persona che nella vita ha commesso errori. Una storia di rapine e reclusione ma anche una storia di amore, ascolto e amicizia fraterna che si interseca col dramma dei suicidi in carcere, con l’importanza dei laboratori di rieducazione e con la bellezza delle seconde possibilità. Oggi Lorenzo lavora come mediatore penale e sociale esperto in giustizia riparativa, è un uomo orgogliosamente normale che grazie al confronto, a un percorso di cambiamento e una continua messa in discussione personale ha una vita straordinariamente ordinaria.


In occasione dell’evento pomeridiano de La Controra, Musicultura ha scambiato quattro chiacchiere con i protagonisti dell’incontro, il Garante Giancarlo Giulianelli e Mauro Pescio, per saperne qualcosa in più:

In che misura crede che la musica sia utile al fine del reinserimento sociale?

Giancarlo Giulianelli – La musica è fondamentale nel reinserimento sociale perché attraverso di essa, così come attraverso tutte le altre forme d’arte, il detenuto riesce a tirar fuori quello che non riuscirebbe altrimenti ad esprimere.

Visto il bilancio positivo di questo esperimento pilota, quali spunti e quali prospettive si augura per il progetto?

Giancarlo Giulianelli – Abbiamo già previsto una nuova edizione di questo progetto per il 2025, ne parlerò con Ezio Nannipieri e con l’organizzazione di Musicultura perché ritengo che abbiamo gettato un bel sassolino che speriamo diventi un’onda molto grande. Sicuramente ci saranno delle prospettive di intervento che cercheremo di ampliare insieme a Musicultura.


“Io ero il milanese” è un podcast, un libro e uno spettacolo. I differenti media sono riusciti a far emergere sfumature diverse della storia di Lorenza? La transmedialità è stata programmatica o è nata spontaneamente?

Mauro Pescio – È stata una scelta che ho fatto dall’inizio, un approccio presente fin da subito nelle mie intenzioni. Poi ho avuto effettivamente la possibilità di farlo; anzi, mi auguro e penso che non sia l’ultimo medium che utilizzerò per questo progetto. Ogni canale è utile a esprimere nuove sfumature della storia.

Ha raccontato questa storia anche in alcune carceri italiane. Che riscontro ha avuto da chi ha vissuto un’esperienza simile a quella di Lorenzo?

Mauro Pescio – C’è intanto da dire che questa non è una storia straordinaria, è una delle tantissime storie. La vita di Lorenzo ha fatto semplicemente da “apriscatole”, facendo capire a tante persone che esiste questo mondo e che è importante guardarci dentro. Nelle carceri è pieno di storie importanti e interessanti che andrebbero divulgate. Ogni volta che vado in carcere per lo spettacolo, l’impatto è sempre molto potente soprattutto quando c’è un pubblico di soli detenuti e non misto, in modo particolare quando racconto dell’infanzia del protagonista o delle scelte che fa in ambito familiare, i detenuti si riconoscono perfettamente in questo raconto e, riconoscersi, essere messi di fronte ai propri errori, ai propri sbagli non fa mai piacere a nessuno. Sono sempre degli incontri molto gratificanti, da cui è impossibile uscire uguale a come ne sei entrato.