Musicultura 2024, atto conclusivo, in due parti. In scena ieri, la prima delle due serate finali della XXXV edizione del Festival. A fare da padrone di casa un duo al femminile: Carolina Di Domenico, che già lo scorso anno aveva calcato il palco dello Sferisterio in queste vesti, e Paola Turci, alla sua prima esperienza come presentatrice.
Che Vita Meravigliosa: deve aver pensato questo il pubblico presente in arena quando Diodato, primo ospite a esibirsi, ha intonato questo suo brano. «Grande responsabilità – ha affermato il cantante salentino – aprire una serata come questa. La musica è un’opportunità per crescere umanamente e per creare ponti con chi ci ascolta».
Lo sanno bene gli 8 vincitori di Musicultura 2024, i veri protagonisti della serata, che si sono esibiti subito dopo. A rompere il ghiaccio è stata Anna Castiglia con la sua Ghali. «L’ho chiamata così – ha spiegato – perché è un’allegoria della società contemporanea: usando come esempio i cantautori, che a volte se la prendono per i propri insuccessi con chi fa un genere musicale diverso dal loro, come il rap o la trap, volevo ricordare quanto ormai sia più semplice gettare la colpa sugli altri piuttosto che assumersi le proprie responsabilità».
Sono fatto così: a cantare il suo modo di essere, e a sprigionare tutta la sua energia, è stato poi il milanese Nyco Ferrari, che ha dichiarato: «Ho avuto la necessità di raccontare chi sono nel modo più sincero possibile. Un cantautore dovrebbe essere in grado di farsi conoscere in maniera pura e semplice».
Va tutto bene è invece il brano di una giovane cantautrice sarda che ha scelto Bruxelles come casa: Bianca Frau. «È sempre più facile – ha svelato dopo la sua performance – dire che va tutto bene piuttosto che dover spiegare cosa sta veramente accadendo nella nostra vita».
Il viaggio alla scoperta delle nuove tendenze della musica popolare è d’autore ha toccato anche la Toscana, più precisamente Il cielo del livornese Eugenio Sournia, che ha sottolineato come il tema della sofferenza sia centrale nella sua poetica: «Il cielo per me è nostalgia e dolore, ma è anche bellezza da ritrovare».
E a proposito di bellezza: quanta possono contenerne le note di una chitarra? Davvero tanta. Soprattutto se a suonarle è un musicista noto al pubblico mondiale per la sua incredibile tecnica e per il suo finger style, che gli hanno fatto guadagnare l’appellativo di “chitarrista del diavolo”: Marcin. L’artista polacco, secondo ospite della serata, ha presentato in anteprima il suo nuovo album Dragon in Harmony e dichiarato: «Non vedo l’ora di tornare in Italia il prossimo anno per raccontarvi la mia storia, che è molto legata al vostro Paese».
Riflettori di nuovo puntati sui vincitori. Il pugliese De.Stradis ha descritto al pubblico dello Sferisterio i suoi Quadri d’autore: «Nel mio brano – ha spiegato – parlo di una rottura, del dolore che si prova, ma anche della parte di noi che rimane cristallizzata nell’altro e che resta una “firma”».
Con Lisou, la sesta vincitrice a esibirsi è stata Helle. L’artista bolognese ha parlato della sua canzone come una dedica a una persona con la quale era in contatto in un periodo particolare per tutti: la pandemia. «Allora – ha ricordato – scriversi era l’unico modo per sentirsi. E malgrado io non sia molto romantica, il mio brano è un racconto molto intimo».
Racconti intimi, appunto. Che se condivisi possono diventare anche importanti messaggi di emancipazione. Come successo con la storia della terza ospite, Alessandra Campedelli. L’allenatrice della nazionale di volley femminile dell’Iran e del Pakistan ha regalato allo Sferisterio la testimonianza di un’esperienza di grande intensità: «Credo nello sport – ha affermato – perché come la musica è in grado di creare ponti; credo nello sport come agente di coesione sociale e di aiuto verso gli altri, perché per me è importante sapere di potere aiutare. Per questo, laddove le donne vengono messe in condizione di non poter far sentire la propria voce, malgrado abbia temuto per la mia incolumità, ho cercato di prestar loro la mia».
Spazio, di nuovo, ai vincitori del Festival. Con Nicareddu, Nico Arezzo ha mosso verso sud, verso la sua terra d’origine: la Sicilia. Il cantante ha anche raccontato della genesi del suo brano: «Nella mia isola ci sono tante leggende e io, un po’ per gioco, volevo scriverne una. È un onore e un onere poter portare la mia lingua su un palco del genere».
Da un capo all’altro dell’Italia: i The Snookers sono il duo lombardo composto da Anita Maffezzini e Federico Fabani, approdati a Macerata con i loro Guai – questo il titolo del loro pezzo – e un bagaglio pieno di bei ricordi. Come l’opening del concerto dei Marlene Kuntz, del quale hanno detto: «È stata un’esperienza bellissima, soprattutto perché abbiamo suonato nel nostro paese, aprendo il concerto di una band italiana di alto livello».
Poi un omaggio a uno dei mostri sacri della musica italiana. Imbracciata la chitarra, Paola Turci si è esibita ne L’avvelenata di Francesco Guccini, precedendo così il ritorno sul palco dello Sferisterio di Diodato, che ha incantato l’Arena con La mia terra e Fai Rumore.
E di rumore, applaudendo fortissimo, il pubblico dello Sferisterio ne ha fatto davvero molto, sia per questa che per la performance successiva, quella di Serena Brancale, che subito ha dichiarato: «Musicultura è un evento importantissimo non solo per coloro che sono all’interno del mondo della musica, ma per tutti coloro che credono nella sua potenza».
Potenza che si è palesata immediatamente quando si è esibita dapprima in Andamento lento di Tullio De Piscopo e Passo o tiempo di Pino Daniele, poi in Stu Caffè, ultimo suo singolo, e Baccalà, brano che ha spopolato su ogni piattaforma social.
L’ultimo ospite della serata è stato Filippo Graziani, che al pubblico ha proposto alcuni dei brani più celebri della produzione artistica del padre Ivan – Lugano addio, Il chitarrista, Pigro – e un pezzo – La Canzone del marinaio – contenuto nell’ultimo album di inediti uscito postumo. «È un piacere essere qui, in un posto così importante per il cantautorato e per la libera espressione», ha affermato.
Non sono mancati i riconoscimenti, ovviamente. A Eugenio Sournia è andato il Premio PMI – Produttori Musicali Indipendenti per il miglior progetto discografico.
Anna Castiglia, invece, si è aggiudicata la Targa per il Miglior Testo, assegnata dalle studentesse e dagli studenti dell’Università di Macerata e dell’Università di Camerino.