Alessandra Campedelli sul palco di Musicultura 2024

Dalla pallavolo alla vita: l’intervista a una visionaria dello sport femminile

Con la nazionale di pallavolo femminile sorde dell’Italia ha conquistato una medaglia d’oro agli Europei del 2019 e tre d’argento, una ai Giochi Olimpici, una ai Mondiali e l’ultima agli Europei U21; nella stagione 2022-2023 è scesa in campo come CT della nazionale femminile dell’Iran, che non saliva sul podio dal 1956, vincendo la medaglia d’argento agli Islamic Games; ha poi accettato l’incarico di allenare la femminile senior del Pakistan, da cui è da poco di rientro, e oltre all’attività sul campo, è docente di educazione fisica e sostegno: stiamo parlando di Alessandra Campedelli che, ospite sul palco dello Sferisterio e a La Controra di Musicultura 2024, nell’ambito di un evento organizzato in collaborazione con Fisiomed, ha regalato al pubblico maceratese la testimonianza di un’esperienza di grande intensità. «Credo nello sport – ha affermato – perché come la musica è in grado di creare ponti; credo nello sport come agente di coesione sociale e di aiuto verso gli altri, perché per me è importante sapere di potere aiutare. Per questo, laddove le donne vengono messe in condizione di non poter far sentire la propria voce, malgrado abbia temuto per la mia incolumità, ho cercato di prestar loro la mia». E quella stessa voce ha dato vita anche a quest’intervista rilasciata alla redazione di Sciuscià.

La sua carriera ha spaziato da ruoli in squadre locali fino alla guida di nazionali importanti. Qual è stata la sfida più significativa che ha incontrato nel passaggio dalla gestione di piccole realtà sportive alla responsabilità di guidare una nazionale come quella dell’Iran?

 Non farei troppe differenze tra le varie esperienze: tutti i ruoli che ho affrontato mi hanno fatta crescere a modo loro. Mi sono spesso ritrovata a non vestire più i panni di una semplice allenatrice, ma a dover gestire tutto il resto: lo staff e le federazioni non erano affatto abituati a lavorare con le donne.

Ecco, appunto: durante la sua carriera, ha dovuto affrontare situazioni di forte impatto politico e sociale, come nel caso delle proteste in Iran. Come bilancia il ruolo di allenatrice con le responsabilità etiche e personali in contesti così complessi?

Mi concentro solo sul mio buon lavoro; per farlo, ho bisogno di un ambiente che sia funzionale; se così non è ho necessità di crearlo. Lavorare in ambienti dove le donne ancora non conoscono la piena indipendenza mi fa capire che ci sono ancora molti passi in avanti da fare.

Ora che è impegnata ad allenare la nazionale femminile del Pakistan, quali sono i suoi obiettivi a lungo termine per sviluppare il talento e la crescita del movimento pallavolistico in questa realtà?

Lavorare in questi paesi è fondamentale: grazie allo sport, le ragazze possono emanciparsi e uscire dal proprio nucleo. Così facendo, le atlete migliorano il loro livello culturale, studiando. Un chiaro esempio di come lo sport non sia soltanto attività fisica ma una formazione a 360 gradi. 

Lei è anche docente di sostegno didattico per alunni con disabilità; cosa porta in campo e nel suo ruolo di allenatrice – quali competenze, quale particolare sensibilità – del lavoro in un ambito così delicato?

Essere insegnante di sostegno e allenatrice contemporaneamente mi ha portato a sviluppare sensibilità diverse. Un ruolo è stato di supporto all’altro. Lavorare con studenti con disabilità ha rafforzato in me la consapevolezza di usare abilità comunicative diverse dalle tradizionali. Ho spesso lavorato con ragazze sorde, quindi ho imparato a utilizzare il linguaggio non verbale per comunicare con loro.

Chiudiamo l’intervista con una piccola curiosità: qual è il suo rapporto con la musica e come influisce, se lo fa, sulla sua attività professionale e personale? Per esempio, utilizza mai qualche sottofondo sonoro durante i suoi allenamenti? 

La musica è un elemento fondamentale nella mia vita e quindi anche nel mio lavoro. Faccio ascoltare musica alle mie ragazze nei diversi momenti della preparazione per le partite. Dico sempre che non bisogna essere degli sportivi bensì degli atleti: unire sport e musica è il segreto per crescere meglio.