In scena è Lesc Dubrov, altrove Alessandro Bianchi: diplomato alla Scuola del Teatro Stabile di Genova, dal 1995 alterna radio, cinema e televisione, passando dalle imitazioni per Quelli che il Calcio a ruoli da conduttore di talk show. Da sempre inventa personaggi originali e surreali e ha portato sul palco di teatri di mezza Italia spettacoli comici da one man show. Prima della sua esibizione allo Sferisterio, si è raccontato così alla redazione di Sciuscià.
Cosa l’ha spinta a creare il personaggio di Lesc Dubrov e come ha sviluppato la sua personalità e il suo background di diplomatico lituano?
Lesc Dubrov rappresenta il mio stile di massima resa con minimo sforzo: parto da un testo che interpreto con il corpo anziché impararlo a memoria. Questa idea è nata a Genova mentre osservavo un comico canadese che leggeva parole in italiano senza comprenderle. Dopo aver avuto l’idea, dovevo creare il personaggio: inizialmente avevo pensato a un mendicante, ma non avrebbe funzionato perché avrebbe suscitato compassione anziché risate. È stato a Parma che mi è venuta l’intuizione del politico europeo lituano. Interpretare questo ruolo mi ha permesso di capire quali sono i miei punti di forza e quali no.
Lesc Dubrov, ancora lui, sfrutta la sua posizione per viaggiare e divertirsi. In che modo questo aspetto del personaggio si riflette o contrasta con le sue esperienze personali o con le sue osservazioni sulla politica contemporanea?
Fondamentalmente, credo che il libero arbitrio non esista. Ritengo che l’uomo sia “difettoso”: se può soddisfare un desiderio o un vizio, lo fa. Oggi, non riesco a comprendere tutti i privilegi di cui i nostri politici si avvalgono per adempiere ai loro compiti. Questo è uno dei molteplici motivi per cui penso che ci sia una mancanza di morale e di etica nella società contemporanea.
Tra i suoi spettacoli one-man show come Basilicanova Power, Faccia di Cane e altre bestie e Alessandro Bianchi Live, quale le è rimasto più a cuore e perché? Può condividere un aneddoto memorabile legato a uno di questi spettacoli?
Basilicanova Power è stato il mio primo spettacolo solista. Con Faccia di Cane e altre bestie abbiamo migliorato il precedente show aggiungendo gli elementi che avevamo capito piacere al pubblico. Alessandro Bianchi Live rappresenta il meglio del meglio, raccolto nel corso di anni di spettacoli e teatro. Dal mio punto di vista, la chiave è interfacciarsi con il pubblico e coinvolgerlo. L’esperienza più bella che porterò sempre con me è il privilegio di aver viaggiato per tutta l’Italia, da comune a comune, scoprendo nuove realtà, dialetti e tradizioni.
Durante la sua carriera ha lavorato in vari ambiti come radio, cinema e televisione. Quali sono le principali sfide che ha affrontato nel passare da un medium all’altro, e come queste esperienze hanno influenzato il suo lavoro teatrale?
Ogni mezzo ha il suo approccio. Il segreto è prepararsi e studiare per gestire i diversi contrattempi. Live, cinema, teatro, televisione: ogni canale ha le sue problematiche specifiche. Una volta mi è persino capitato di fare una diretta radiofonica di due ore senza accendere il microfono. Ma sbagliando si impara, e ho capito che l’importante è documentarsi al meglio prima di affrontare nuove sfide mediatiche.
Oltre al suo variegato percorso artistico, ci piacerebbe conoscere meglio il suo rapporto con la musica: gioca un ruolo particolare nella sua vita quotidiana o nella sua preparazione artistica? Se sì, come la utilizza per ispirarsi o concentrarsi sui suoi lavori?
L’amore per la musica nasce dalle mie radici, dalla mia città, Parma, che ha dato i natali al grandioso Giuseppe Verdi. Però è un amore non corrisposto; io la amo, ma lei non ama me: mi dilettavo a suonare, ma non sono mai riuscito a crescere tecnicamente e a perfezionare le mie doti. In qualche modo però mi ispira: mentre ascolto i testi, mi piace soprattutto osservare l’espressione facciale dei musicisti così da trarre ispirazione per i miei pezzi.