INTERVISTA – A Musicultura 2025 c’è anche un po’ di Apatia con Distemah

«Vedo Distemah un po’ come il mio alter ego»

Distemah, l’alter ego di Marta Di Stefano, dietro il suo nome cela un’anima artistica in continua evoluzione, capace di fondere sensibilità e determinazione in un’unica voce. Partita dal bisogno di esprimersi liberamente attraverso la musica, ha trovato nella sua identità artistica un rifugio in cui lasciarsi trasportare dalle emozioni, senza filtri. Dal Tour Music Fest a Sanremo New Talent, il suo percorso è stato segnato da sfide e traguardi che l’hanno resa più consapevole e sicura di sé.Ora, è tra i 16 finalisti di Musicultura con il suo brano Apatia.

Distemah è un nome decisamente particolare. Cosa ti ha ispirato a sceglierlo per la tua identità artistica? Cosa rappresenta per te?
Il mio nome d’arte ha un’origine piuttosto semplice. Quando giocavo a pallavolo, il mio soprannome era Diste. Un pomeriggio, mentre parlavo con mio padre, lui ebbe l’idea di unire Diste alle prime due lettere di Marta, il mio nome, trovando che suonasse originale. Il mio tocco personale? Aggiungere una “h” finale. Vedo Distemah un po’ come il mio alter ego, la mia identità artistica. Così come quando giocavo a pallavolo ero Diste, nella musica sono Distemah. In un certo senso, mi fa sentire a mio agio poter essere “qualcun altro” rispetto alla vita di tutti i giorni, come indossando una “maschera”, per citare Pirandello. C’è sicuramente una
differenza tra chi sono sul palco e chi sono nella quotidianità: Marta è più attenta ai dettagli, mentre Distemah è più impulsiva, si lascia trasportare dai sentimenti.

Distemah alle Audizioni Live di Musicultura 2025

Ecco, appunto: parliamo di contrapposizioni. Guardando la tua pagina Instagram, si percepisce un’immagine di te forte e decisa, ma quando sali sul palco emerge una sensibilità diversa, proprio come se ci fosse un altro lato di te a prendere il sopravvento. È una scelta stilistica consapevole o un processo creativo che nasce in modo naturale durante le tue performance?
Come ho detto, Distemah si lascia trasportare dalle sensazioni. Per questo, quando sono sul palco, evito di pensare troppo a come apparire e mi abbandono completamente alla musica, interpretando il pezzo nel modo più autentico possibile, affinché arrivi davvero a chi ascolta. Direi quindi che tutto nasce in modo naturale, e spero che questo si percepisca. Sui social, invece, cerco semplicemente di costruire un’immagine di me che, prima di tutto, piaccia a me stessa. Cerco comunque di mostrare una parte di me che mi appartiene, evitando falsità.

Rimanendo in tema social, condividi spesso contenuti che spaziano dal cinema alle arti visive, mostrando come la tua passione per l’arte si estenda a 360 gradi. Come influisce questa tua visione multidisciplinare sulla tua musica? Le altre forme d’arte giocano un ruolo importante nel tuo percorso creativo?
Il cinema, come la fotografia, ha sempre avuto un ruolo fondamentale per me. Non solo mi affascina, ma mi ispira profondamente, nella scrittura, ma anche nella vita. Credo che il cinema possa insegnare moltissimo, a patto di saperlo leggere tra
le righe, ed è proprio questa sua capacità di trasmettere significati nascosti che lo rende così essenziale per me. Anche la mia ricerca estetica nella musica ne è influenzata. Mi sento particolarmente attratta dai film che comunicano un concetto attraverso una fotografia evocativa e un’estetica eterea. È in quel linguaggio visivo che ritrovo la mia essenza.

Nel 2022 hai raggiunto le finali nazionali del Tour Music Fest, ricevendo il titolo di High Quality Artist. Come hai vissuto quel momento? Che tipo di impatto ha avuto sulla tua carriera?
Sono passati tre anni da quell’esperienza, e senza dubbio ha avuto un impatto su di me. È stata una delle prime volte in cui mi sono esibita su un palco vero, fuori dalla mia cameretta, e oggi posso dire di sentirmi molto più cresciuta e consapevole. Mi
è servita anche per “sbloccarmi”, per acquisire maggiore tranquillità sul palco, cosa non scontata per me, dato che sono sempre statapiuttosto timida e riservata. Esperienze come questa sono fondamentali per crescere, ed è proprio questo il
motivo per cui avevo deciso di partecipare.

Oltre al Tour Music Fest, di cui abbiamo appena parlato, hai partecipato anche a Sanremo New Talent. Cosa ti ha spinta, invece, a mandare i tuoi brani a Musicultura? Cosa speri di trasmettere con le tue canzoni al pubblico del Festival?
La decisione di partecipare a Musicultura è stata diversa dalle altre. Conoscevo il festival, ma non avevo ancora pensato di iscrivermi, fino a quando, una sera, ho ricevuto una mail dal mio insegnante di canto con il link per l’iscrizione, che mi incoraggiava a farlo. A quel punto, mi sono detta: “O la va, o la spacca”. Sapevo che sarebbe stato difficile andare avanti, considerando la presenza di tantissimi artisti talentuosi, ma ho deciso di provarci comunque per la voglia di cantare, senza fissarmi sul risultato. Ora sono felice di aver intrapreso questo percorso, perché sento che mi sta insegnando molto. Al pubblico del festival vorrei trasmettere un’emozione autentica, capace di toccare l’anima, proprio come accade a me ogni volta che ascolto la musica.