Nati e cresciuti tra l’elettronica suonata nei club e i sogni inseguiti nelle retrobotteghe di provincia, Francesco (Checco) e Antonio (Toni) trasformano la loro visione musicale in un progetto vivo e pulsante: Frammenti, un dialogo tra energia e intimità, un linguaggio ibrido fatto di sintetizzatori e cuore, radici e visioni. È dopo un after-party che segue un live di Cosmo che i due intuiscono la direzione da seguire, il potenziale emotivo e collettivo del loro suono. Da quel momento, il progetto si consolida e prende slancio e, tra stratificazione e sintesi, attraversa i palchi, fino a guadagnarsi un posto agli Home Visit di X Factor e, nel 2025, l’accesso alle finali di Musicultura con La pace, brano che trasforma il caos in armonia e la festa in metafora di un equilibrio necessario.

La vostra musica è caratterizzata da una forte componente elettronica e testi che mantengono una sensibilità intima: dove avete tratto ispirazione per dar vita a questo connubio?
È strano: letta questa domanda, la prima risposta che ci è venuta in mente è Werner Herzog. Forse perché ora Checco vive a Monaco – e Herzog viene da lì – o forse per il suo modo di fare i film, fuori da ogni regola, per imprimere su pellicola la verità. Si tratta di un regista alla continua ricerca dell’estatico. In musica, invece, rubiamo da tanti; Battisti, Orbital, Planet Opal, Jannacci, Underworld, Soulwax, Bach, Brutalismus 3000.
Ogni band nasce da un incontro, da una scintilla creativa che porta due o più persone a unire le proprie visioni. Qual è stato il vostro punto di partenza? C’è stato un momento preciso in cui avete capito che valeva la pena trasformare la vostra intesa musicale in un progetto concreto? E, guardando indietro, pensate che il vostro modo di fare musica sia cambiato rispetto a quando avete iniziato?
Rispondiamo a ritroso. Il nostro modo di fare musica è sicuramente cambiato facendolo dal vivo, anche se ci portiamo dietro degli spettri che tentiamo di tramutare in cifra stilistica. Abbiamo imparato a stratificare e a levare il superfluo, a dare più tempo alle canzoni per sedimentarsi prima di dichiararle concluse. Poi è cambiata anche tutta la nostra strumentazione, di conseguenza è cambiato sicuramente il come facciamo le cose. Quanto al momento preciso in cui ci siamo detti che valeva la pena spendere sonno, affetti e tempo per fare musica insieme c’è, ha un luogo e una data precisi: Marghera, 14 aprile 2024, Cosmo in tour con Cosmotronic al Rivolta. Noi suonavamo insieme già da tempo, ma non condividevamo veramente la stessa passione. A Marghera abbiamo capito che c’era un modo di far convivere la leggerezza e l’energia, l’elettronica e il cuore, il futuro e il presente; tutto in un unico grande spettacolo. Per capirlo siamo rimasti fino alla fine dell’after party con Lory D (storico DJ romano, ndr). Se ci penso, tutto si tiene con le nostre radici che affondano nella perenne insoddisfazione della profonda provincia veneta. Non è facile resistere quando le occasioni di suonare la tua musica sono in palchi che affiancano esposizioni di sanitari e fai prove nel retrobottega di una gelateria facendo impazzire il vicinato. Per fortuna, qualche concerto è arrivato anche da noi.
Con la vostra esperienza a X Factor e vari live vi siete trovati di fronte a platee con background e aspettative diversi; ora affrontate il palco di Musicultura. Come avete percepito la risposta del pubblico in contesti così differenti? E in che modo queste esperienze hanno influenzato la vostra evoluzione artistica e la scrittura dei vostri brani?
Noi soffriamo l’assenza del pubblico. Non importa come reagisce, se è lì per ballare con noi o per ascoltare quel che c’è da dire. Non importa nemmeno se è lì per giudicare o per contestarci. Noi suoniamo per instaurare una relazione d’amore con il maggior numero di persone possibile. I mezzi sono sempre la musica, il corpo e la parola. Pensandola così, cerchiamo di dare la massima importanza a ogni palco.
Questo non significa che possiamo proporre lo stesso spettacolo in un club o in in teatro. Le regole ci sono ed è bello giocarci, magari infrangerle – sempre bello suonare la techno a ridosso di gente che cena -. Da X Factor abbiamo imparato che si possono dire molte cose anche in due minuti, anzi, avere così poco tempo è un grande esercizio di concentrazione immediata. Nei locali ci possiamo invece permettere di giocare di più, sperimentare e creare flussi di energia diversi; lì impariamo che i live sono una cosa differente dai dischi, immensamente significativa. Suonare in teatro come per Musicultura, infine, ti insegna a raccontarti; è qualcosa che sta a cavallo delle due dimensioni e l’attenzione che il pubblico ti dà è davvero stimolante. Ha qualcosa di rituale, di sacro. Tutto questo ci ha portati a scrivere più per l’altro e meno per noi stessi.
Musicultura, ancora. La pace, brano scelto dalla giuria del Festival, esplora il tema della ricerca di equilibrio nel caos, sia interiore che esterno. Com’è nata questa canzone? Cosa vi ha spinti a scriverla?
La canzone nasce da due momenti, due concerti. Il primo, mancato, era a Milano. Siamo arrivati in ritardo, proprio nel momento in cui la cantante dei Brutalismus 3000 gridava “Ciao Milano!” e mandava tutti a casa. Da lì è iniziato un viaggio di ritorno lunghissimo, in tram. Qualcuno aveva una cassa e la festa è ripartita. Ballavamo noi e pure il tram. A un certo punto mi sono sentito male, stavo svenendo. Lì, tutti si sono fermati e, quelli che per anni i giornali definivano come “sballati, drogati”, alla meglio “ravers”, mi hanno soccorso, aiutandomi a scendere e a tornare in albergo. Non mi sembrava ci fosse metafora migliore della pace se non quella di una festa libera, come quella nata sul tram e quella che ha ispirato l’amore della seconda strofa. C’è qualcosa di potente nelle feste, forte come un bambino che prega perché chi fa la guerra si renda conto che è più bello essere amici che nemici.
Chiudiamo così, a bruciapelo: cosa dobbiamo aspettarci dal vostro futuro musicale e cosa, invece, vi aspettate voi?
Noi ci aspettiamo un grande carro, con un impianto gigante, per girare tutta l’Italia con le nostre canzoni. Voi aspettatevi una festa!