INTERVISTA – Ibisco: quando la musica fiorisce

Musicultura 2025: il Festival con Languore

Quella di Ibisco è un’estetica audace che prende forma attraverso una musica capace di attraversare la darkwave, il post-punk e l’elettronica, restando però sempre fedele a un’urgenza autentica di espressione. Filippo Giglio – questo il suo nome all’anagrafe – irrompe sulla scena nel 2022 con Nowhere Emilia, un esordio potente che lo porta a calcare palchi importanti come MiAmi, Ferrara Sotto le Stelle, Villa Ada, fino ad arrivare a Musicultura, rientrando nella rosa dei 16 finalisti con il brano Languore, lo stesso che dà il titolo anche al suo secondo album. Questo progetto è un tuffo profondo nelle dipendenze e nelle inquietudini, temi che diventano cicatrici indelebili, come il tatuaggio di peonia che Filippo sfoggia sul braccio sinistro. Alla redazione di Sciuscià, Ibisco racconta il desiderio di vivere la musica senza compromessi, costruendo suoni che scavano nell’anima, parole che lasciano tracce e immagini che sfidano le convenzioni. Un percorso che affonda le radici nella fragilità, per dare voce a tutto ciò che -come i fiori e la natura- non si può addomesticare.

Ibisco alle Audizioni di Musicultura 2025

Proviamo a partire dal principio. Il tuo cognome all’anagrafe è Giglio, il tuo nome d’arte è Ibisco e il tuo singolo più recente si intitola Flora Erotica. È tutto casuale o esiste un legame profondo, e cercato, tra la tua produzione artistica e il mondo dei fiori e delle piante?
Ho anche una peonia tatuata sul braccio sinistro. L’estetica floreale mi affascina – e in parte mi appartiene anagraficamente – per il suo spontaneo magnetismo e la carica simbolica che spesso possiede. Mi è sempre venuta in aiuto nei momenti in cui ero alla ricerca di idee e di stimoli. La natura è anche qualcosa sempre capace di imporsi fuori dalla moda, non passerà mai.

Sul palco di Musicultura sei salito con una camicia trasparente nera; il tuo album Languore si presenta con un vinile dalla grafica psichedelica; i tuoi video musicali propongono immagini lontane dagli standard a cui siamo abituati: quanto è importante l’estetica nella tua arte? Che ruolo ha la componente visiva e in che misura influisce anche sul piano musicale?
La componente visiva è fondamentale, oggi, per concretizzare l’immaginario e rendersi adatti ai media attraverso cui si comunicano e pubblicizzano le proprie produzioni. Oltre a rendere possibile lo sfogo della propria immaginazione su orizzonti sensoriali non primari per un musicista, diventa altresì importante per consentire a chi ascolta un ancoraggio culturale. Lo scenario musicale è attualmente una trama molto intricata entro cui l’ascoltatore, per collocare anzitutto se stesso, ha bisogno di visualizzare immediatamente quello che ascolta.

Nel 2023 sei stato citato da Rolling Stones Italia come uno dei 14 nomi da tenere sott’occhio con “l’augurio di mantenere le promesse”. Quali promesse senti di aver mantenuto? E quali, invece, restano ancora in sospeso?
La promessa che ho mantenuto credo sia relativa all’aver continuato a fare musica senza compromessi e preconcetti, pensando esclusivamente all’urgenza di comunicare qualcosa. Resta in sospeso la volontà di essere accessibile a tutti: non voglio che la mia musica sia difficile, o peggio ancora per pochi.

Musicultura include una giuria universitaria; fa appello, quindi, anche al giudizio dei giovani, di persone che, probabilmente meglio di altre, comprendono la tensione che comporta l’inseguimento di un sogno, il costante stare in bilico tra la paura di fallire e l’adrenalina del farcela. Quanto pensi che questo elemento influenzi il giudizio e quanto credi possa essere formativo per entrambe le parti?
Le canzoni sono empatia e immedesimazione, non solo con l’opera in sé, ma anche con il percorso e la biografia che inevitabilmente si aggregano al messaggio che un musicista porta sul palco. Molto spesso ci affezioniamo ad artisti che non solo sanno comunicare emozioni in cui ci rivediamo, ma che, in un certo senso, riescono a farci vivere altre vite. Questo aspetto influenza parecchio il rapporto – e quindi il giudizio – tra le due parti, da un lato si immaginano i brani addosso alle persone già in fase di scrittura, dall’altro si tende a premiare chi meglio riesce ad amplificare la portata della nostra esistenza.

Nei tuoi album mescoli new wave e post-punk, elettronica e cantautorato contemporaneo, generi spesso lontani dall’orecchio del grande pubblico e capaci di sorprendere. Come ti sei avvicinato a questi linguaggi musicali? Chi sono stati i tuoi punti di riferimento nella tua formazione?
Mi sono avvicinato a questi linguaggi in età adolescenziale, sicuramente grazie all’influenza esercitata dagli ascolti e dai consigli in materia di mio padre. È stato lui a iniziarmi alla musica di matrice britannica.