INTERVISTA – Nakhash, in finale tra “mostri” e musica

Musicultura? In Gonna!

Nakhash è una band che porta con sé un nome dal significato denso e sfaccettato, scelto quasi per caso ma divenuto col tempo parte integrante dell’identità artistica del gruppo. La musica proposta dai suoi componenti è un viaggio tra inquietudini e sperimentazione, un percorso in cui le paure si trasformano in materiale creativo e i mostri interiori diventano fonte di ispirazione.
Con un sound che affonda le radici nel rock, arricchendosi con contaminazioni pop, grunge e indie, e con un album di debutto, Cosa Resta, uscito nel gennaio 2023, i Nakhash si sono esibiti alle Audizioni Live con Vetro e Gonna. E con questo secondo brano, ora, sono tra i 16 finalisti di Musicultura 2025.

Nakhash alle Audizioni Live di Musicultura 2025

Il Nakhash è una figura biblica con molteplici sfumature: per i cristiani incarna il maligno, mentre nella tradizione ebraica è un’immagine più ambigua, non necessariamente negativa. Per voi, cosa rappresenta davvero il Nakhash e cosa vi ha spinto a sceglierlo come nome della band?
Il nome, come diciamo spesso, è un errore di gioventù, nato da una scommessa persa. L’abbiamo scelto quando eravamo giovani e inconsapevoli. Non hai idea di quanto ci abbia fregato quella H in mezzo, nessuno ci trova e spesso il nome è pronunciato nel modo sbagliato. Eppure è diventato parte di noi. Al di là delle origini – che hai riassunto già benissimo – è diventato come un nome di battesimo, simbolo della nostra storia.

Di nuovo il Nakhash, spesso associato a ostacoli e forze caotiche che mettono alla prova la vita di chi lo incontra. Nel vostro viaggio musicale, c’è un “mostro” che continua a tormentarvi? Quali paure o incertezze strisciano ancora nell’ombra?
C’è una frase di Michel de Montaigne che amiamo molto e dice: “Non ho mai visto alcuna mostruosità e miracolo più evidente nel mondo di me stesso”. Quindi innanzitutto i mostri siamo noi, spesso i primi a tormentarci, e le paure altro non sono che proiezioni di insicurezze nutrite negli anni. Ognuno ha la sua, tutte diventano concime per i nostri brani. I mostri ci servono, e poi, sai, c’è qualcosa di meraviglioso nel mantenere intatta quella componente infantile che teme i mostri e crede nella magia. Quindi viva i mostri!

Nel gennaio 2023 avete pubblicato Cosa Resta, un album che ha catturato l’attenzione di testate come Brainstorming magazine, Distorsioni sonore e Inde music. L’ultima traccia, Romantica, è stata anche nominata da Fabrizio Basso su SkyTg24 come miglior singolo di quel mese. Vi aspettavate un’accoglienza così calorosa da parte della stampa per il vostro disco di debutto? Avete sentito di aver raggiunto un traguardo importante nella vostra carriera o avete vissuto il tutto solo come punto di partenza?
Sicuramente un punto di partenza. Lo è sempre, è la condizione di esistenza affinché ci sia un’evoluzione. I nuovi brani riprendono dal passato anche se ci sono nuove contaminazioni, un modo diverso di giocare con la metrica e influenze più sperimentali. Però non vogliamo fare troppi spoiler. Per l’accoglienza, ovviamente, incrociamo le dita.

Sui vostri social, in maniera particolare su Instagram, raccontate molto del vostro viaggio come band, sia sopra il palco che dietro le quinte. Qual è l’aspetto del vostro percorso che vi piace maggiormente condividere con il pubblico sui social?
Premessa: non siamo animali social. Per noi è una fatica presidiare le piattaforme, ma siamo nel XXI secolo e sappiamo che la musica passa anche da lì. Proprio per questo cerchiamo di essere il più spontanei possibile, non ci sono “strategie social”: abbiamo provato a farle, abbiamo fallito miseramente dopo mezza settimana. Semplicemente puntiamo la camera e raccontiamo cosa succede.

Ogni festival e ogni esibizione dal vivo sono occasioni di crescita. Cosa vi sta lasciando Musicultura, sia artisticamente che personalmente? C’è stato un momento, finora, che vi ha segnato più degli altri?
La morsa allo stomaco prima di salire sul palco c’è sempre, eppure negli anni – per noi ormai sono 11 – si impara in qualche modo a domarla. Poi arriva Musicultura. Quando eravamo dietro le quinte del teatro Lauro Rossi di Macerata, durante le Audizioni Live, ecco, nessuno è riuscito a neutralizzare quella morsa. Ci ha ridato l’emozione di una prima volta, e più si va avanti negli anni più diventano preziose le prime volte. L’abbraccio goffo, teso, emotivo, poco prima di esibirci, non ce lo scolleremo più di dosso.