Palermo
Santamarea è un progetto che nasce dal vociare cadenzato della vucciria di Palermo, si contamina nei festival estivi della metropoli palermitana e si tuffa nelle acque azzurre dell’isola. Nella produzione della band siciliana, la vocazione teatrale e cantautorale dei testi incontra l’energia degli strumenti elettrici e dei colpi di grancassa per dare vita ad una ricerca artistica polarizzata tra un profano senso del sacro e un gioviale divertimento.
L’esibizione
Il testo
Santamarea
Il mio torace è una chiesa sconsacrata
bianca d’intonaco, pelle graffiata
umidi gli angoli e verdi le volte
scendono muffe di lacrime storte
scorrono lente su statue di legno
rigano volti di vecchie madonne
visi di bimbo su pale d’altare.
Scivola sotto il portone Caronte per traghettarmi nel fonte più vecchio
quello coi marmi dal tempo corrosi da agenti chimici poco costosi
bianco e canuto e di nero vestito poggia il mio polso sui denti ingialliti
lento mi porta in quel bagno di sale, dice mi vuole battezzare.
Santamarea, mi consacro a te, proteggimi dal mare, proteggimi
Santamarea, lo consacro a te, proteggilo dal mare
proteggilo dalla tempesta
Non ci sarai più tu a salvarmi e prendermi in braccio
ti farò paura e caccerai un urlo
ma il vecchio mi annega, l’eco non mi basta
e spoglia la chiesa mi guarda zitta e mesta.
Acqua nei polmoni, aria nelle vene
si fanno adesso strada dove prima erano piene
e mentre un sagrestano morto mi solleva dalle pene
pensa io sia un moscerino annegato in quelle onde
e mi soffia via senza avere cura di me
mentre tu non senti neanche le campane
ed in ginocchio, ad occhi chiusi, non preghi più per me
Santamarea, mi consacro a te, proteggimi dal mare, proteggimi
Santamarea, lo consacro a te, proteggilo dal mare
proteggilo dalla tempesta
proteggilo dalla tempesta
proteggimi dalla tempesta