Alessandra Nazzaro

Napoli

Alessandra Nazzaro ha spento le prime cinque candeline seduta davanti al pianoforte suonando “Vorrei” dei Lunapop. Per ribellione alla sua insegnante delle elementari, che criticava la troppa fantasia dei suoi temi, ha iniziato a scrivere canzoni e poi a cantarle. Ora  le persone, i posti e le emozioni che vuole sempre con sé li mette dentro le canzoni, per citare uno dei cantautori che più le sta a cuore, Giovanni Truppi. Le ultime coordinate geografiche della sua musica sono: Officina Pasolini, _resetfestival e il bar di Piazzetta Arenella, dove appena può va a prendere un caffè.


L’esibizione

Il testo

Che ingenuità pensare

Di tagliare fuori il mondo

Mettendosi a cantare.

È una banalità sognare

Di tornare a casa e

Trovare tutto uguale

(gli amici le feste i discorsi)

Ma come si fa?

 

Quante frasi tristi potevamo risparmiarci

E dissolverci nell’aria come se fossimo polveri

Non so più dove sei eppure agiti i miei sogni

Sarebbe stato più poetico scappare via

Dopo un ouverture

 

E non esistere più

E non esisto io, e non esisti tu

E non esistere più

 

Che perdita di tempo

Rincorrere i giorni andarsene

Senza più dire “a domani”

Ma come si fa?

 

Quante frasi tristi potevamo risparmiarci

E dissolverci nell’aria come se fossimo polveri

Non so più dove sei eppure agiti i miei sogni

Sarebbe stato più poetico scappare via

Dopo un ouverture

 

E non esistere più

E non esisto io, e non esisti tu

E non esistere più

E non esisto io, e non esisti tu

E non esistere più

 

In un altro universo

Sto ancora dormendo

Con la tua mano

Sul mio fianco sinistro

E la cicatrice che

Anna ha sul collo

Ora io mi sveglio

Ed è soltanto un brutto sogno

Da bambini potevamo

Essere tutto

Da bambini potevamo

Essere tutto

Da bambini potevamo

Essere tutto

Da bambini potevamo

Essere tutto