Carlomagno

Torino

Carlomagno – o Salvatore Ricceri, per chiamarlo con il suo nome anagrafico – vive, scrive e suona a Torino. ULTRAMONDO è il suo disco d’esordio, un’incursione di circa mezz’ora nelle fratture dell’immaginario personale e collettivo, dove ogni traccia esplora emozioni, visioni e contraddizioni. Un viaggio che si trasforma in un’esperienza garage-punk potente e immersiva, grazie anche alla presenza della Poderosa Orchestra, la stessa che lo accompagna nei live con un’intensità che amplifica il suo suono, creando un’atmosfera vibrante e travolgente.


L’esibizione

GUARDA IL LIVE NELLA SERATA INTEGRALE


Il testo

La notte ha l’oro in bocca e un dito in culo

Nel buio la tua voce

Corre da un capo all’altro dell’Europa

La merce batte scopa

Lo stagista e la carota

Tutto il niente intorno a noi

 

Ho un buco dove il pianto ha fatto il nido

Cercalo nei gesti

Resti ai bordi della mia libido

La porta ha sei mandate

E con le tende già tirate

Mi possiedi come puoi

 

Tu non accetti il fatto che sei viva

Ma con un intervallo

Tra una notifica e la successiva

Qualcuno sopra il muro della banca

Ha scritto “corre corre la locomotiva”

 

E il vecchio mondo muore soffocato

Il nuovo stenta a uscire

Dalla fica inaridita del mercato

Balletti e sacrifici

Spettatori, spettatrici

Lo sterminio e il varietà

 

Sia benedetta sempre l’incoscienza

Benedetto il frutto della tua violenza

Benedetto l’Occidente in bancarotta

Benedetto il senso collettivo della lotta

E benedetta l’allucinazione

Il mondo come sogno e rappresentazione

Benedetto soprattutto sia l’amore

Che abbiamo sparso in giro

L’amore che alla fine poi ci siamo perdonati

E benedetti i nostri corpi liberati

 

Rimetto le mie colpe agli algoritmi

Che pesano il consumo

Con la profilazione intelligente

Chissà se avranno voglia prima o dopo

Di spiegarci noi chi siamo veramente

 

Col fumo poi ci tingo le pareti

Tu chiamami più spesso

E dubita di tutti i miei profeti

L’operatore è scarico

La grappa disonesta

Tutta nostra questa stupida città

 

Sia benedetta sempre l’incoscienza

Benedetto il frutto della tua violenza

Benedetto l’Occidente in bancarotta

Benedetto il senso collettivo della lotta

E benedetta l’allucinazione

Il mondo come sogno e rappresentazione

Benedetto soprattutto sia l’amore

Che abbiamo sparso in giro

L’amore che alla fine poi ci siamo perdonati

E benedetti i nostri corpi liberati

E benedetti i nostri corpi liberati

E benedetti, sempre siano benedetti

I nostri corpi liberati