Terni
Corpoceleste è il progetto musicale di Massimo Bartolucci, che mescola il cantautorato italiano con sonorità innovative, attingendo da generi come l’UK garage e il pop-rock britannico. Al centro dei suoi brani c’è il desiderio di esplorare sentimenti e dinamiche raramente trattati dal mainstream, offrendo al pubblico la possibilità di riconoscersi nell’incoerenza di un figlio amato troppo o nella frustrazione di un amante che non riesce a non ferire. Il concept del fantasma pervade il progetto come simbolo di confessioni inespresse e legami invisibili, costruendo un universo emotivo che unisce introspezione e sperimentazione sonora. Ogni brano del suo prossimo album rappresenterà uno spettro del passato, presente o futuro.
L’esibizione
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Il testo
Ti ho chiesto se da quando mi conosci ti piace un po’ di più la musica
Hai detto “sì”, e allora perché sento che ti ho chiuso in una scatola?
In fondo so che vorresti una vita normale, una casa ed un cane, cenare insieme nel nostro monolocale
Ma io mi nutro di ogni stronzata che mi dà modo di scrivere
E rovino le notti tutte le volte
Che non posso scendere a patti con Dio
Tanto che posso farci se non ho fede
Ed il suo nome d’arte è più indie del mio
Amore, un giorno troverò un lavoro vero
Saprò aggiustare il rubinetto che perde, ti giuro
Lascerò stare le canzoni interrotte, è poco importante
Ed ogni melodia sarà solo un ronzio
Proiettili su campi di campanule i miei crampi nello stomaco
Per ogni verso, ogni poesia che celebra il mio stimolo più sadico
Mi sembra a volte che odi quando apro la bocca, ogni nota che sgorga, ogni canzone che dedico alla tua ombra
Restio a rimanere legato alle versioni giovani di noi
E rovino le notti tutte le volte
Che non posso scendere a patti con Dio
Tanto che posso farci se non ho fede
Ed il suo nome d’arte è più indie del mio
Amore, un giorno troverò un lavoro vero
Saprò aggiustare il rubinetto che perde, ti giuro
Lascerò stare le canzoni interrotte, è poco importante
E arriverà il momento che io dica addio
Addio, addio, addio
Addio ai quaderni strappati
Dove scrivevo di noi giovani dimenticati
Dove scoprivo che i bulli non si erano sbagliati
Credevo i sogni si sarebbero concretizzati
Ma tu mi porti coi piedi per terra
Sì, tu mi porti coi piedi per terra
(Sì, tu mi porti coi)
(Sì, tu mi porti coi)
(Sì, tu mi porti coi)
Incatenami a terra, basta alla guerra
E la farò finita di credermi Dio
Niente canzoni sui rubinetti, urlare dai tetti
Sarà l’uomo giusto, ma non sarò io