Gusti musicali e criteri di valutazione della Giuria di Musicultura

Sono chiamati a valutare i brani proposti dagli artisti che partecipano a Musicultura.
Ascoltano, studiano, fanno domande, pensano, cambiano idea, si grattano il capo, perché hanno un compito importantissimo: scegliere le 16 proposte che saranno protagoniste della fase finale del concorso.
Sì, avete capito bene: stiamo parlando dei membri della Giuria del Festival.

Ma quali sono i loro gusti musicali? Soprattutto, quanto influenzano i loro giudizi?

La risposta alla prima domanda è contenuta in una playlist Spotify che raccoglie i due brani scelti da ogni giurato in rappresentanza delle proprie preferenze:

La risposta alla seconda domanda è invece raccontata nelle prossime righe.

Partiamo dal Direttore artistico, Ezio Nannipieri: quanto sono importanti i suoi gusti musicali nel momento in cui giudica una canzone?
“Cerco di spogliarmene completamente – risponde – ma so che togliersi di dosso tutti i “vestiti” non è mai facile. Posso però dire che la sensazione che scatta quando si è piacevolmente meravigliati da qualcosa che va oltre i tuoi orizzonti consci e inconsci di classificazione è davvero bella”.

Le canzoni inserite nella playlist da Ezio Nannipieri:

  • La mer, Charles Trenet
  • In un caffè, Gino Paoli
Ezio Nannipieri - Direttore artistico Musicultura
Ezio Nannipieri – Direttore artistico Musicultura

Simile la posizione di Stefano Bonagura, giornalista e critico musicale: “Cerco sempre di non usare i miei gusti come metro di giudizio, sarebbe ingiusto. È ovvio che in tanti anni di vita, professionale e no, ho ascoltato con attenzione, analiticamente, tanti suoni, diversissimi fra loro. Questo è un patrimonio che mi aiuta molto a valutare, serenamente, senza condizionamenti, di nessun tipo. Può risultare molto pretenzioso affermare una cosa del genere, ma non ho timore di farlo”.

Le canzoni inserite nella playlist da Stefano Bonagura:

  • La sera dei miracoli, Lucio Dalla
  • Mi sono innamorato di te, Luigi Tenco
stefano bonagura
Stefano Bonagura

È sulla stessa lunghezza d’onda Marco Maestri, compositore, scrittore e giornalista: “Quanto influiscono i miei gusti musicali nel momento in cui valuto una canzone? Zero. Infatti la cosa più difficile è proprio prendere le distanze da ciò che si preferisce. Farsi tabula rasa e lasciarsi attraversare dalle sollecitazioni emotive delle proposte credo sia la condizione ottimale per ascoltare con attenzione e rispetto”.

Le canzoni inserite nella playlist da Marco Maestri:

  • El portava i scarp del tennis, Enzo Jannacci
  • La costruzione di un amore, Ivano Fossati
marco maestri
Marco Maestri

Più sintetica, ma della stessa opinione, è Roberta Giallo, cantautrice e performer: “I miei gusti? In quest’occasione li ho lasciati a casa!”.

Le canzoni inserite nella playlist da Roberta Giallo:

  • Anidride solforosa, Lucio Dalla
  • Giudizi Universali, Samuele Bersani
roberta giallo
Roberta Giallo

La giuria, però, non è composta solo da esperti del settore: in rappresentanza rispettivamente dell’Università di Camerino e dell’Università di Macerata, partner culturali del Festival, ma in rappresentanza anche di tutti gli appassionati fruitori di musica, a esprimersi sono chiamati i docenti Roberto Giambò, insegnante di Analisi Matematica e Relatività Generale, e Natascia Mattucci, insegnante di Filosofia Politica.

“Molto onestamente
– spiega il Professor Giambòcredo che i miei gusti influiscano in modo determinante, anche se dai miei colleghi di giuria, che – va da sé – sono molto più competenti di me in materia, sto lentamente imparando ad apprezzare anche quelle proposte in cui, da semplice consumatore, non mi sarei francamente imbattuto”.

Le canzoni inserite nella playlist da Roberto Giambò:

  • Vecchio frack, Domenico Modugno
  • Up Patriots to Arms, Franco Battiato
Roberto Giambò
Roberto Giambò

Del resto, sostiene la Professoressa Mattucci: “Quello che ci piace e appassiona caratterizza la nostra soggettività. Quando si ascolta qualcosa che ci sembra bello e ci emoziona sentiamo spesso l’immediato bisogno di condividerlo. È possibile che in questa potenziale condivisione ci sia qualcosa che trascende il gusto singolo. Non a caso in questo contesto il giudizio è esito di un proficuo confronto”.

Le canzoni inserite nella playlist da Natascia Mattucci:

  • Milano, Lucio Dalla
  • Ho sempre me, Cristina Donà
Natascia Mattucci
Natascia Mattucci

Niente ferma la musica: la prima serata della audizioni live 2021

I disagi causati dall’attuale situazione pandemica e le conseguenti misure di prevenzione sempre più stringenti non fermano lo spettacolo dal vivo: riparte Musicultura, in una veste sicuramente inedita. La XXXII edizione del Festival della Canzone Popolare e d’Autore trasmette infatti in diretta streaming, da un Teatro Lauro Rossi inevitabilmente privo di pubblico, la sua prima serata di Audizioni Live. È di speranza il messaggio lanciato: niente ferma la musica.

A salutare questa prima serata di esibizioni è Ezio Nanniperi, il Direttore artistico della rassegna, che saluta i suoi compagni di viaggio, i membri della giuria: il giornalista e critico musicale Stefano Bonagura, la cantautrice e performer Roberta Giallo, il compositore Marco Maestri. Con loro, la professoressa Natascia Mattucci e il professor Roberto Gambò, in rappresentanza, rispettivamente, dell’Università di Macerata e dell’Università di Camerino, partner culturali della manifestazione.

La prima a esibirsi è Elasi, giovane cantautrice di Alessandria. Con tutta la forza del suo look porta sul palco, e nelle case degli spettatori della diretta streaming, tra gli altri, “Valanghe”, un pezzo che con le sue sonorità esotiche ben introduce le parole che l’artista rilascia durante la sua intervista: “Amo spaziare con la musica, campionando vari generi e intendendo la voce come uno strumento del tutto unico”.

Elasi
Elasi

Spazio, poi, all’esibizione di Beppe Gambetta, chitarrista già ben noto nel panorama musicale italiano con alle spalle più di 40 anni di esperienza. Nelle vesti di cantautore, con “Dove Tia O Vento” fa naufragare il pubblico virtuale sulle sponde della sua amata Liguria, cantando in dialetto la tradizione della sua terra.

Beppe Gambetta
Beppe Gambetta

Spazio ospiti. Restiamo in tema di metafore marinare: sull’onda del recente successo sul palco di Sanremo, torna a salutare gli amici di Musicultura La Rappresentante di Lista. Il duo racconta ai giurati del Festival dell’esperienza sul palco dell’Ariston e dell’incredibile riscontro, di critica e pubblico, ottenuto.

E ancora spazio a “vecchie conoscenze”: è Margherita Vicario l’altra ospite della serata. Dopo aver raggiunto le finali del Festival nel 2013, la sua carriera ha preso il volo e vanta oggi migliaia di streaming su tutte le piattaforme musicali.

Il terzo artista in concorso a esibirsi è LUK, cantautore napoletano dalle spiccate doti canore. “Il centro di Bologna” è il suo tributo a Lucio Dalla, da cui prende in prestito le melodie per riarrangiarle in chiave elettronica.

LUK
LUK

Arriva poi sul palco Sara Rados, che con la sua “Carapace” presenta alla giuria e al pubblico del Festival un brano che è un forte grido di dolore, un urlo in musica che sembra saper squarciare anche il silenzio che in questo periodo spesso caratterizza le nostre vite.

Sara Rados
Sara Rados

L’ultima esibizione è quella di Giulia Dagani, volto già noto al pubblico televisivo: è stata concorrente di una delle passate edizioni di The Voice of Italy. Canta “Ditemi dove andate” con la stessa libertà con cui l’ha scritta: girando per le campagne in bicicletta dopo il lockdown.

Giulia Dagani
Giulia Dagani

Dulcis in fundo, Il premio del pubblico, targato Banca Macerata, decretato dal voto tramite social, è finito dritto dritto nelle mani di LUK.

LUK riceve il premio del pubblico "Banca Macerata"
LUK riceve il premio del pubblico “Banca Macerata”

Fabio Curto è il vincitore assoluto di Musicultura XXXI. Il resoconto della finalissima

Ci siamo. Il pubblico dello Sferisterio di Macerata attende impaziente di decretare il vincitore della XXXI edizione del Festival. Ed è di nuovo la voce di Enrico Ruggeri, che intona Vecchio Frack omaggiando così Domenico Modugno, ad inaugurare la serata finale di un’edizione che definisce “temerariamente felice”. Perché? Perché nel pieno del lockdown Musicultura pensava a come rendere possibile l’impossibile!

E l’impossibile comincia col botto! Primi ospiti della finalissima sono i Pinguini Tattici Nucleari, che infiammano l’arena con Ringo Star e Ridere. “Da bergamaschi – spiega Riccardo Zanotti, frontman della band – in questo periodo difficile suonare dal vivo ci è mancato tantissimo, perché il palco è davvero il nostro habitat naturale.”

Pinguini Tattici Nucleari Musicultura

Arriva poi il primo momento dedicato all’esibizione degli artisti in concorso: dapprima è la volta di Blindur e della sua Invisibile agli occhi; subito dopo è il turno di Fabio Curto, che si abbandona alle note del suo brano, Domenica.

Sorpresa! Tra gli ospiti della serata c’è anche un grande affezionato di Musicultura, nonché membro del comitato artistico di garanzia: Roberto Vecchioni. Il Professore della musica italiana omaggia Piero Cesanelli, ideatore e direttore artistico del Festival prematuramente scomparso l’anno scorso esibendosi in un suo pezzo, Sopramilano.
“Piero – spiega Vecchioni – aveva tanta immaginazione e troppa umiltà; tutto questo bagaglio di sentimenti meritava respiro nazionale“.
“I tempi del cantautorato di qualità – conclude – non sono mai morti, Musicultura ne è testimone”.

Roberto Vecchioni Musicultura 2020

E allora largo alle nuove leve della musica di qualità nostrana con l’esibizione di altri due artisti in concorso: I Miei Migliori Complimenti, con Inter-Cagliari, e Miele, con Il senso di colpa.

È tempo di poesia. Parola, allora, a Bruno Tognolini, poeta ramingo e autore di centinaia di filastrocche per programmi come La Melevisione e L’Albero Azzurro, che intrattiene l’arena con alcune delle sue più belle filastrocche.

Bruno Tognolini

La serata continua con un talk musicale: i 4 vincitori del concorso, insieme ad Enrico Ruggeri, omaggiano Pino Daniele, Lucio Dalla, Cesare Cremonini e gli Stadio. Infine intonano tutti insieme Una storia da cantare.

Enrico Ruggeri e i 4 vincitori del concorso

Spazio al Premio della Critica: ad aggiudicarsi il riconoscimento assegnato dai giornalisti presenti in sala stampa è Blindur con la sua Invisibile agli occhi.

A seguire un’acclamata guest star internazionale: Asaf Avidan è il quarto ospite della finalissima di Musicultura e manda in visibilio il pubblico maceratese con Lost Horse e Reckoning song.

Asaf Avidan a Musicultura 2020

C’è spazio anche per il teatro sul palco dello Sferisterio, con l’esibizione dell’attrice Lucilla Giagnoni – che regala alla platea un monologo ispirato al quarto libro dell’Apocalisse –  e per le sonorità delicate e giocose del Gruppo Ocarinistico Budriese.

Lucilla Giagnoni

È la volta della voce di Francesco Bianconi, frontman storico dei Baustelle, che presenta in anteprima due brani del suo primo disco da solista: L’abisso e Quello che conta; insieme a Ruggeri, intona A me mi piace vivere alla grande, brano di Franco Fanigliulo, e svela una bella novità: dalla prossima edizione entrerà a far parte del Comitato Artistico di Garanzia di Musicultura.

Francesco Bianconi a Musicultura 2020

Il pubblico ora freme: vuole sapere chi è il vincitore assoluto del Festival.
Ruggeri accontenta la platea e dal palco ne scandisce il nome: Fabio Curto!
Grazie alla sua Domenica è lui ad aggiudicarsi i 20.000 euro del premio finale.

Les jeux sont faits.

Fabio Curto è il vincitore assoluto Musicultura 2020

INTERVISTA – L’abisso e altri racconti: Francesco Bianconi presenta i suoi nuovi progetti

Una storia d’amore più che ventennale quella della band indie rock toscana Baustelle; una storia appassionata di dedizione totale alla cura del dettaglio, dal suono alla parola, di luminosissime uscite discografiche e di rispetto profondissimo per il proprio pubblico.

Una storia solo momentaneamente in pausa, che vede ora l’uscita in anteprima di alcuni brani del prossimo album Forever, il primo da solista del frontman Francesco Bianconi. Alla redazione Sciuscià, il cantautore racconta anche del suo ultimo Abisso, così.

Da quando il primo luglio del 2000 l’etichetta indipendente Baracca&Burattini pubblicò l’album cult Sussidiario illustrato della giovinezza, il tuo nome è inestricabilmente legato a quello dei Baustelle. Qual è il riconoscimento di cui vai più fiero?

Non c’è un riconoscimento ufficiale o un premio in particolare: il riconoscimento più grande è quello di aver resistito tutto questo tempo, di non aver annoiato i fan con la carriera dei Baustelle. Mi sorprende sempre il riuscire a durare nel tempo, non va mai dato per scontato.

Dopo un lavoro più che ventennale, a dir poco proficuo e fortunato come frontman della band, recentemente, a maggio 2020, sono usciti due brani, Il bene e L’abisso, che anticipano il disco Forever, il tuo primo progetto solista. Da dove nasce l’esigenza di questo nuovo esperimento autonomo?

Con i Baustelle uscivamo da un periodo molto intenso, che ha visto l’uscita di due dischi nel giro di pochissimo tempo, L’amore e la violenza e L’amore e la violenza vol. 2. Sono stati degli anni molto divertenti e le tournée sono andate bene; eravamo al massimo della forma, al culmine: secondo me, per far sì che il matrimonio continui in maniera eccitante, bisogna avere il coraggio di prendersi un periodo di pausa, un periodo in cui ciascuno di noi potesse liberare i propri istinti più bestiali. È nata così l’idea di occupare quel tempo con un disco a mio nome, un po’ differente dalle cose ideate con il gruppo, anche a livello compositivo: si tratta di pianoforte, voce e quartetto d’archi, senza ritmica, forse anche per reazione agli ultimi prodotti con i Baustelle, molto ricchi e arrangiati. Ho cercato una strada differente, più intima e personale, con un focus sulla nudità. Insomma, è un disco scarno e spoglio, non immediatamente pop.

Francesco Bianconi a Musicultura 2020

Più in particolare, in L’abisso racconti: “Guardo il mondo senza gli occhi che vorrei / Perché conosco bene gli uomini / Racconto i loro demoni / Ma non riesco a scrivere dei miei / Perché io puntualmente evito l’abisso”. Eppure questo sembra già in nuce un lavoro tanto autobiografico, intimissimo, l’incubo di colui che abita disperatamente orizzonti di paura, che teme l’alba ma che in fin dei conti gode del sogno o della consolazione della notte. È così?

Dopo due ritornelli in cui mi lamento di non riuscire a venire a contatto con i miei demoni e di scrivere da anni bene di quelli degli altri, già dentro L’abisso c’è una svolta: nella dichiarazione conclusiva mi dico “basta” e finalmente discendo nel mio abisso, per la prima volta dentro me stesso. Mi rendo conto solo adesso di quanto tempo ho passato ad essere il “precisetti”, il primo della classe, il bravo in italiano, a far bene lo psicologo degli altri, raccontando fatti – magari anche miei privati – ma sempre con degli schermi o messe in scena. Mi rendo conto di essere cambiato, anche felicemente. Mi dicono che è una buona cosa: non sempre accade di essere piloti consapevoli del proprio cambiamento. Come non mai, le canzoni di questo disco riflettono il mio pensiero senza troppe metafore, giri di parole o giochi linguistici. Chi ha ascoltato questo disco in anteprima, questa sorta di autoanalisi, mi domanda quanto la scrittura delle canzoni sia stata influenzata dal corona virus. In realtà sono state scritte prima: ho incominciato a guardare l’abisso con un po’ più coraggio del solito, ma non perché sono stato costretto a casa a riflettere. La vita è bizzarra! Ho fatto un primo passo e solo poi c’è stata una catastrofe mondiale che si è rivelata in sintonia con questo mio percorso. Passare il lockdown a Milano è stata un’ulteriore occasione per discendere ancora più nell’abisso, in qualche maniera ha accompagnato un cammino che avevo già percorso.

Parliamo invece dei tuoi lavori letterari, visto che hai pubblicato due romanzi per Mondadori, Il regno animale e La resurrezione della carne. Quali sono le potenzialità – o anche i limiti – che hai trovato in questo mezzo espressivo rispetto alla musica? Stai scrivendo qualcosa di nuovo?

Mi piacerebbe scrivere un romanzo prossimamente: è già in fase embrionale, ho un’idea in testa e un file di word con degli appunti. Nella pratica della scrittura aiutano tutte le forme possibili, anche se molto differenti tra loro; per esempio, per un autore di aforismi o di haiku anche saper scrivere in forme più lunghe è un buon esercizio. Passare liberamente da una forma all’altra di creazione in scrittura aiuta nelle rispettive pratiche: a me personalmente scrivere in prosa ha giovato molto al perfezionamento della mia capacità di sintesi quando torno alle canzonette.

Il libro di Francesco Bianconi

In un mondo di ascolti veloci e distratti, quale prospettiva immagini per la più giovane scena cantautoriale italiana?

In un certo senso sono ottimista: è un periodo di transizione, di svecchiamento forse. Ci sono molte cose che non mi piacciono, spesso molto uguali tra loro, poco interessanti. Insomma, sono pochi della nuova scena cantautoriale quelli di cui comprerei il disco. Noto però anche un tentativo di tabula rasa che ogni tanto fa bene: c’è stato un cambiamento, una sorta di restaurazione di un linguaggio nuovo, come se fosse stata tirata via la tovaglia con ancora gli avanzi, con tutte le cose inutili da tenere. Ci sono quindi delle opere che dichiaratamente mi piacciono: per esempio, ho prodotto il disco di Lucio Corsi, Cosa faremo da grandi?¸ frutto di un talento straordinario. Solo grazie a quella tabula rasa si è stabilito un nuovo spazio per la creazione di talenti totalmente eccezionali e di difficile catalogazione come Lucio.

Quale consiglio daresti alle nuove leve di artisti della XXXI edizione di Musicultura?

Mi rendo conto che di questi tempi può essere difficile, ma la chiave è non pensare al successo. Può sembrare una frase retorica, ma bisognerebbe concentrarsi unicamente sul controllo totale del proprio mezzo, del suono e della parola. Mi rendo conto che i nostri erano altri tempi, quando abbiamo iniziato si riusciva a campare con la musica senza scendere a compromessi. Sono convinto che ci si può riuscire anche oggi. Ai Baustelle non fregava assolutamente nulla di essere famosi, di andare in radio o in televisione. Volevamo solo fare quello che ci piaceva, curare minuziosamente il suono della chitarra, dell’amplificatore. Oggi pur di sfondare si fanno bastare la canzone, magari fregandosene di come è vestita; tutto ciò può aiutare nel successo, ma di certo non aiuta per la resistenza al tempo.

Francesco Bianconi a Musicultura 2020

INTERVISTA – Tosca: “Musicultura è un polmone incontaminato, una bandiera del cantautorato”

Tosca non ha di certo bisogno di presentazioni: cantante, attrice, eclettica artista con un’innata propensione alla ricerca e alla sperimentazione.

Nell’elegante cornice del cortile di Palazzo Buonaccorsi ha ripercorso, insieme a John Vignola, i viaggi in giro per il mondo che hanno ispirato il suo ultimo album, Morabeza. Del resto, “nonostante il difficile periodo che stiamo vivendo, la musica – ci spiega – è un lasciapassare per qualsiasi luogo, ad Algeri come a Musicultura”.

Con lei abbiamo parlato di cosa significhi fare musica oggi, di ciò che andrebbe cambiato, di Sanremo e dei nuovi cantautori di domani.

Il suo ultimo lavoro in studio, Morabeza, conclude un lungo viaggio attraverso vari paesi del mondo; ha avuto modo di collaborare e confrontarsi con diversi artisti, passando dall’Algeria e la Tunisia al Portogallo e al Brasile, a testimonianza del fatto che la musica non ha frontiere ed è ancora una volta incontro e confronto allo stesso tempo. A livello artistico, cosa ha significato per lei questo “giro” del mondo?

È stato un grande accrescimento sia dal punto di vista artistico che personale. Sono riuscita ad incontrare tantissimi grandi artisti ma anche personalità del mondo sociale e politico. Ogni volta che andavo via avevo sempre questa sensazione di arricchimento, di quanto la persona straniera fosse un bene, un qualcuno che aveva da regalarmi delle sensazioni uniche. Così infatti è stato: sono tornata migliore, senza quelle paure con cui ero partita. Questo viaggio mi ha insegnato che i muri fanno tornare indietro, sono involutivi: il muro che mettiamo tra noi e gli altri non è che l’inizio della guerra, la barriera significa che c’è un nemico.

A tredici anni dalla sua ultima volta all’Ariston, il 2020 è l’anno della partecipazione alla 70° edizione del Festival di Sanremo con il brano Ho amato tutto, con il quale si aggiudica il premio Giancarlo Bigazzi per la migliore composizione e il sesto posto in classifica. Duetta con Sílvia Pérez Cruz con il brano Piazza grande, aggiudicandosi il primo posto nella classifica nella serata delle cover, votata dall’orchestra del Festival. A distanza di mesi, come giudica il ritorno sul palco sanremese?

Ottimo, anche da Sanremo sono uscita arricchita. Molti mi accusano di snobberia, mi dicono che in certi contesti non voglio tornare, cosa non vera. Amo il pop, l’unico problema è che non lo so fare, ci ho provato ma non ne ero capace. Cantare so cantare, ma il pop ha delle regole ed io tentavo di piegare le regole della world music o della musica d’autore ad un mondo che era invece più immediato. Prendere la decisione di fare altro non significa che non mi piaccia stare in contesti più immediati o popolari. Comunque mi sono divertita moltissimo al festival, ma ho anche rischiato tanto: sono andata con 24 anni di carriera sulle spalle e la possibilità di azzerare tutto in un minuto. Ero però così contenta di salire sul palco con Ho amato tutto, sicura come un calciatore con un pallone giusto nonostante la canzone fosse senza inciso e senza arrangiamento pop. Sì, ero sicura e lo rifarei.

Il 2020 è stato anche l’anno del Premio Tenco: due Targhe, per la miglior canzone singola con Ho amato tutto e come miglior interprete di canzoni per l’album Morabeza. È così che lei è entrata nella schiera dei pochissimi artisti italiani riusciti a guadagnarsi un doppio riconoscimento nella stessa edizione del Premio. Un riconoscimento che arriva subito dopo la fine del lockdown: come commenta questo traguardo?

Un regalo meraviglioso, inaspettato. Dire che non ci sperassi sarebbe sicuramente una bugia. Il Premio Tenco è una laurea, per me avviene in un momento in cui sono riuscita a coniugare il mondo più pop con il mondo d’autore. Per tutta la vita ho pensato che andare dritti per la propria strada ripagasse. Il mio primo maestro, Renzo Arbore, parlava di ricompensa della coerenza. Avevo un po’ perso le speranze, c’è però un momento in cui tutto si allinea e quello che hai seminato raccogli. Mi piacerebbe tanto trasmetterlo ai ragazzi che spesso si perdono in strade comode o sbagliate. “Chi comincia bene è a metà dell’opera”: così diceva mia nonna, ed aveva ragione; in questo mestiere il detto vale ancora di più.

Tosca a La Controra di Musicultura

In piena emergenza sanitaria ha deciso di incidere Il canto degli italiani, una rilettura acustica dell’inno d’Italia. Il singolo e il video che lo accompagna sono stati scelti per aprire i festeggiamenti del 75° anniversario della Liberazione del 25 aprile, la loro fruizione digitale è destinata a raccogliere fondi per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale per i volontari della Croce Rossa Italiana. In un momento così difficile e particolare qual è stata la genesi del progetto?

È avvenuto tutto in maniera naturale. Il presidente della Croce Rossa mi ha chiesto di fare un video per ringraziare tutti i volontari perché un nostro amico comune era venuto a mancare all’inizio della pandemia, quando i mezzi di protezione ancora scarseggiavano, ma nonostante tutto gente coraggiosa come lui non si tirava indietro dall’aiutare gli altri. Ho deciso di fare un GoFundMe per la Croce Rossa ed insieme a Giovanna e Massimo, i miei musicisti, abbiamo optato per Il canto degli italiani. La prima settimana del lockdown abbiamo fatto una diretta intonando tra le altre canzoni anche Fratelli d’Italia e abbiamo chiesto a tutti di cantarla a casa riprendendosi. Questo è stato il nostro messaggio: cantare quello che è il nostro sangue in maniera diversa, non solenne, ma come qualcosa di tenero, che ci protegga.

Musicultura è un Festival che resiste e conferma il suo impegno accanto alla musica e al mondo della canzone d’autore. Quale incoraggiamento sente di dare ai nuovi cantautori che si stanno facendo strada in un periodo così complesso?

Di essere coerenti, di non seguire nessuna moda: la moda la devono fare. Devono avere il coraggio di essere numeri uno e di sentire le proprie inclinazioni e peculiarità. Bisogna inseguire la propria strada senza copiare, emulare o cercando strade di facile successo. È necessario studiare, essere curiosi e costruire la propria casa mattone su mattone. Le cose arrivano quando sei strutturato, un tetto senza fondamenta viene facilmente spazzato via.

È iniziato Musicultura 2020: il resoconto della prima serata

  • Ruggeri omaggia Piero Cesanelli interpretando la sua Caffè Corretto: inizia così Musicultura XXXI
  • Vanno in finale: Miele, I Miei Migliori Complimenti, Blindur, Fabio Curto
  • Tosca e Massimo Ranieri incantano lo Sferisterio
  • Tra gli ospiti Antonio Rezza, Salvador Sobral, i Bandakadabra
  • A Blindur il premio AFI. A Miele il premio Miglior Testo. A I Miei Migliori Complimenti il premio NuovoIMAIE
Enrico Ruggeri omaggia Piero Cesanelli con l’interpretazione di Caffè Corretto

Riflettori puntati sul palco dell’Arena Sferisterio di Macerata: la trentunesima edizione di Musicultura si apre con un omaggio a Piero Cesanelli, ideatore e direttore artistico del festival dal 1990 al 2019.

“Piero Cesanelli ci ha lasciato poco meno di un anno fa, credeva nel fascino della canzone e della musica. Siamo qua a rendergli omaggio, in quest’arena che non ha nulla da invidiare ai più grandi teatri del mondo”: a ricordarlo con queste parole è Enrico Ruggeri, conduttore del Festival della Canzone Popolare e d’Autore per il secondo anno consecutivo, che inaugura la serata esibendosi proprio con un pezzo di Cesanelli, Caffè Corretto.

Si entra poi nel vivo della competizione: I miei migliori complimenti con Inter-Cagliari è il primo vincitore a salire sul palco dello Sferisterio.

Subito dopo è il turno di Fabio Curto, che presenta al pubblico maceratese il brano Domenica.

Segue poi H.E.R, che intona la sua Il mondo non cambia mai.

A chiudere la prima metà della gara è la cantautrice Hanami con Contro volontà.

i vincitori di musicultura 2020
I vincitori di Musicultura 2020 sul palco dello Sferisterio

È il momento della prima ospite della serata, regina della musica cantutoriale italiana: Tosca, che saluta la platea con queste parole: “Le nuove generazioni sono una boccata d’aria fresca, sono il nostro futuro. Grazie a Musicultura, di cuore”.
Cantante, attrice, artista eclettica con un’innata propensione alla ricerca e alla sperimentazione, incanta lo Sferisterio con i brani Giuramento e Ho amato tutto.

tosca a musicultura 2020
Tosca incanta lo Sferisterio

Spazio a Rai Radio 1 , che trasmette l’evento in diretta, con il consueto saluto da parte dei presentatori radiofonici John Vignola, Marcella Sullo e Duccio Pasqua. Anche durante il lockdown la programmazione dell’emittente ha accompagnato Musicultura nelle semifinali del concorso e “Un giorno da Gambero” ha ospitato gli otto vincitori facendoli conoscere al grande pubblico.

La competizione riprende, di nuovo spazio ai vincitori: tocca ai Senna che si esibiscono con Italifornia.

La Zero è invece la sesta vincitrice a salire sul palco con Mea Culpa.

Segue poi la performance della cantautrice Miele con Il senso di colpa.

A chiudere la rosa degli otto vincitori, infine, è Blindur con Invisibile agli occhi.

È tempo di premiazioni: il presidente dell’Associazioni Fonografici Italiani Sergio Cerruti conferisce il premio AFI a Blindur. Cerruti accompagna il momento così: “Siamo stati accanto a chi produce musica da sempre. Ci sono i grandi autori, ci sono i grandi artisti, ma ci sono anche i grandi produttori e i grandi manager. Il motivo di questo premio è principalmente la musica, nulla di più”.

La consegna del premio AFI – Associazione Fonografici Italiani a Blindur

In attesa che vengano svelati i nomi dei 4 quattro vincitori che accederanno alla finalissima di domani sera, il pubblico accoglie con un caloroso applauso il secondo ospite della serata, Massimo Ranieri, con il brano Mia ragione. “A Musicultura – spiega l’artista partenopeo – sono di casa; l’ultima volta che sono salito sul palco è stato 4 anni fa. Quest’anno è l’anniversario di un rivoluzionario maestro della musica napoletana, un vero rapper ante tempore, il divino Renato Carosone”. Ed è proprio dedicato a quest’ultimo l’omaggio musicale rappresentato dall’interpretazione di Pijate ‘na pasticca.

Massimo Ranieri ritorna sul palco dello Sferisterio a 4 anni dall’ultima partecipazione a Musicultura

È del valore di 2.000 euro il premio per il Miglior Testo, attribuito dagli studenti dell’Università di Macerata e Camerino. Ad aggiudicarselo è Miele “per la sfrontatezza con cui Senso di Colpa ha abbattuto le barriere di genere”.

Miele ritira il Premio per il Miglior Testo 2020

Premio Nuovo Imaie invece è costituito da 15.000 euro da utilizzare per la realizzazione di un tour promozionale. A gioire per questo premio è I Miei Migliori Complimenti, a cui consegna il riconoscimento John Vignola, che spiega: “Suonare live è il momento centrale per chi ha pensato una canzone e vuole proiettarla verso un suo pubblico”.

I Miei Migliori Complimenti Premio nuovo IMAIE 2020
I Miei Migliori Complimenti ritira il Premio nuovo IMAIE

Il performer Antonio Rezza si presenta al pubblico dello Sferisterio come “polemista in si bemolle”. Un progetto, quello che presenta sul palco, che nasce durante i mesi del lockdown e porta il suo autore ad una considerazione: “Se tutte le menti libere si concedessero quattro mesi di reclusione all’anno, potrebbero nascere delle produzioni esplosive”.

Il performer Antonio Rezza con Enrico Ruggeri

Il portoghese Salvador Sobral, vincitore dell’Eurovision Song Contest 2017, è abituato a palchi internazionali, ma l’intimità dell’Arena Sferisterio ha fatto davvero brillare i suoi brani Paris Tokio II e Amar pelos dois.

Salvador Sobral

Ultima ad esibirsi è la Bandakadabra, orchestra di strada nata a Porta Palazzo, cuore multietnico di Torino, con un mix di musica bandistica, jazz e folk. Uno spettacolo suggestivo, dove note e gag si incastrano perfettamente.

Bandakadabra

La serata si conclude con la proclamazione dei quattro artisti che sabato si contenderanno il premio da 20.000 euro destinato al vincitore assoluto dell’edizione:

  • Miele
  • Blindur
  • I Miei Migliori Complimenti
  • Fabio Curto

Chi sarà il vincitore assoluto della trentunesima edizione di Musicultura?

 

Zoro lascia il segno a Musicultura: l’intervista a Diego Bianchi

L’amato comico, giornalista e blogger romano Diego Bianchi, dal 2003 noto anche con lo pseudonimo di Zoro, si racconta alla giornalista Fiamma Sanò in “La versione di Zoro. Una voce fuori dal gregge”.

Prima dell’evento, organizzato all’interno de La Controra di Musicultura, la redazione di Sciuscià ha intervistato Diego Bianchi, conduttore del popolare programma TV Propaganda Live.

Ultimamente su Facebook hai ripostato uno scatto nostalgico risalente al 2013 raffigurante uno Zoro un po’ turbato al primissimo giorno di riprese della pellicola Arance e Martello, interamente diretto e interpretato da te alla tua prima prova registica. In che modo ti sei avvicinato all’universo cinematografico e, in particolare, alla regia?

Da autodidatta, nel tempo, avevo scritto tante sceneggiature per i miei lavori e avevo anche creato dei lungometraggi per la Rai. Per cui, nel momento in cui ho avuto una storia da raccontare  ̶ che era per me la cosa più importante di tutte  ̶  l’ho proposta alla Fandango, con cui lavoravo al tempo e con cui lavoro tutt’ora, e che mi ha risposto che la cosa si poteva fare. Ho provato con i miei strumenti, la mia telecamera e le mie conoscenze, ed è venuto fuori un bel lavoro. Poi, ovviamente, mi sono avvicinato al cinema anche e principalmente da cultore medio; non mi definirei nemmeno un appassionato vero e proprio.

In seguito a questa esperienza, torni ufficialmente al mondo del piccolo schermo e dal 2017 sei conduttore su LA7 di Propaganda Live, talk show satirico in onda ogni venerdì in prima serata. Come mai questa inversione di rotta?

In realtà è proprio il contrario perché, prima di cimentarmi nella regia di Arance e Martello, ero già reduce del mio primo anno di Gazebo su Rai3 e venivo comunque da The Show Must Go Off, e da tutti gli anni di lavoro con Serena Dandini; ormai lavoravo in TV. La digressione è stata quella cinematografica. Pensavo che fare un film fosse un’esperienza unica, che andava provata prima o poi, ma per la quale era importante avere sia del tempo che delle storie da raccontare. Per il momento non ho nulla in mente e non rientra tra le mie priorità assolute fare cinema, ma non nego un possibile riavvicinamento all’universo cinematografico in futuro.

diego bianchi a musicultura

Perla del palinsesto de La7, Propaganda Live è tra le trasmissioni che meglio hanno retto il colpo del lungo lockdown dei mesi scorsi e riprenderà regolarmente l’11 Settembre. Come sei riuscito a portare avanti il programma senza interruzioni, nonostante l’emergenza sanitaria in corso?

Siamo andati avanti tra tante difficoltà. A un certo punto abbiamo perso il pubblico ed è stata dura. Abbiamo fatto di necessità virtù, chiedendoci più volte quanto e se avesse senso, data la drammaticità del momento, andare avanti col nostro modo di raccontare le cose, che è serio ma anche leggero, e non solo ansiogeno come tanta dell’informazione che è stata fatta in quei giorni. Avere una voce un po’ diversa dalle altre ha probabilmente contribuito a far sì che tante persone si affezionassero a noi e che iniziasse a seguirci persino più gente del solito. Che poi banalmente ci fosse più gente a casa davanti al televisore l’abbiamo considerato, ma comunque ci ha fatto piacere che, tra le tante offerte, aspettassero e scegliessero noi.
Questo è stato ciò che ci ha fatto capire che forse era giusto continuare, nonostante l’angoscia tremenda che tutti provavamo. Sono meriti reciproci. Ci siamo fatti forza a vicenda con chi ha continuato a seguirci.

La caratteristica principale che colpisce del tuo modo di fare giornalismo è certamente la schiettezza con cui affronti i tuoi argomenti. Ma il raccontare in maniera così onesta e sfacciatamente sincera senza filtro alcuno, se non la tua immancabile e pungente ironia, ti ha mai messo in difficoltà?

Le difficoltà ci sono sempre. Io racconto solo quello che vedo.
Quando fai questo lavoro hai anche la responsabilità di raccontare le storie che ti vengono riportate esattamente così come sono. Cerco di essere il più naturale possibile, non faccio particolari censure se non quelle dettate dal buon senso. Grosse difficoltà non me ne ha mai create.

fiamma sanò e diego bianchi a musicultura

Conduttore televisivo, YouTuber, blogger, giornalista, autore, comico, e persino regista: in poche parole, chi più ne ha più ne metta. Diego Bianchi è un personaggio crossmediale che conosce molto bene il mondo dello spettacolo. Che consiglio regaleresti agli otto vincitori di Musicultura per stimolarli a proseguire il proprio percorso artistico?

Che consiglio gli darei? Sono già vincitori! Non hanno bisogno di consigli, quello che stanno facendo lo stanno facendo bene. Scherzi a parte, l’unico consiglio sincero che mi sento di regalare è di divertirsi e di provare ad essere innovativi sempre e il meno ripetitivi possibile rispetto all’esistente; di non scadere mai nella banalità per raggiungere la popolarità.

Hai partecipato come musicista a un evento collaterale del nostro festival: ci racconti quell’esperienza?

Si, ho partecipato al Festival, allora Premio Recanati, vent’anni or sono, nel 1996, con il mio gruppo Original Slammer Band, di matrice fortemente ciociara, fatta eccezione per me che ero l’unico romano. Andavamo forte, ci siamo anche autoprodotti 5 o 6 dischi ed al tempo eravamo stati selezionati da Musica che era l’inserto de La Repubblica dedicato ai giovani gruppi emergenti.

Voto online per scegliere due degli otto vincitori di Musicultura

Sono aperte le votazione online per scegliere due degli otto vincitori della XXXI edizione di Musicultura.

Al link bit.ly/Musicultura_2020_Votazioni è possibile votare dalle ore 16:00 di giovedì 4 giugno alle ore 16:00 di domenica 28 giugno 2020.

Per esprimere il proprio voto è necessario essere titolari di un profilo Facebook.
Ogni utente può votare fino ad un massimo di 4 artisti.

I due artisti più votanti online si esibiranno durante le serate finali all’Arena Sferisterio di Macerata assieme agli altri sei vincitori, che saranno indicati da Musicultura e dal Comitato Artistico di Garanzia.

Vota e fai votare: bit.ly/Musicultura_2020_Votazioni

 

 

Valdichienti e Med Store: i riconoscimenti assegnati durante le Audizioni live di Musicultura 2020

Chi ha vinto?
Tutti.
Averla spuntata tra quasi 800 proposte, essere arrivati in poco più di 50 ad esibirsi sul palco del Teatro Lauro Rossi di Macerata è già un bel traguardo.

Ma qualcuno, durante le Audizioni Live di Musicultura 2020 si è particolarmente distinto.
Perché ha convinto la giuria del Festival con la sua performance.
O perché ha stregato il pubblico, presente in sala – nei giorni pre-emergenza – o attivo sui social – in quelli in cui l’evento si è tenuto a porte chiuse .

Ecco a voi, allora, gli artisti che si sono aggiudicati, ogni serata, il premio Med Store per la miglior performance o il premio del pubblico, targato Valdichienti.

E seppur entrambi i riconoscimenti non comportino l’inserimento nella rosa dei 16 finalisti del concorso di chi li ha ricevuti, ci piace l’idea di dar merito a chi li ha conseguiti con questo racconto per immagini.

Primo weekend

Premio Med Store alla miglior performance

Lemuri, Il Visionario
PREMIO MEDSTORE - LEMURI
Frey
PREMIO MEDSTORE - FREY
Disarmo + Stefano Vergani
PREMIO MEDSTORE - DISARMO + VERGANI
SofSof
PREMIO MEDSTORE - SOFSOF

Premio Centro Commerciale Valdichienti assegnato dal pubblico:

I miei migliori complimenti
PREMIO VALDICHIENTI - I MIEI MIGLIORI COMPLIMENTI
Spacca il silenzio
PREMIO VALDICHIENTI - SPACCAILSILENZIO

Leonardo Angelucci
PREMIO VALDICHIENTI - LEONARDO ANGELUCCI
Toto Toralbo e i MiniMali
PREMIO VALDICHIENTI - TOTO TORALBO

Secondo weekend

Premio Med Store alla miglior performance

Domo emigrantes
PREMIO MEDSTORE - DOMO EMIGRANTES

Blindur
PREMIO MEDSTORE - BLINDUR

H.E.R.
PREMIO MEDSTORE - HER

Premio Centro Commerciale Valdichienti assegnato dal pubblico

Il Diavolo & l’Acqua Santa
PREMIO VALDICHIENTI - IL DIAVOLO E L'ACQUA SANTA

Ernest Lo
PREMIO VALDICHIENTI - ERNEST LO

Marco Arati
PREMIO VALDICHIENTI - IL DIAVOLO E L'ACQUA SANTA

Terzo weekend

Premio Med Store alla miglior performance

DPaolo Rig8
PREMIO MEDSTORE - PAOLO RIG8
Fabio Curto
PREMIO MEDSTORE - FABIO CURTO
Ulula e la foresta
PREMIO MEDSTORE - ULULA E LA FORESTA

Premio Centro Commerciale Valdichienti assegnato dal pubblico

Alberto De Luca

The Vito Movement

Fabio Curto

Audizioni Live 2020: cos’è successo sul palco durante il terzo weekend

Lo ammettiamo: i weekend di Audizioni live 2020 sono stati difficili, per questo siamo ancora più felici di averli portati a termine.

In questo periodo complicato per tutti, la musica ci ha comunque abbracciati; ha annullato le distanze. Con garbo e discrezione, ma con l’entusiasmo di sempre. Nonostante tutto.

Le porte del Teatro Lauro Rossi chiuse non ci hanno impedito di sentire il calore del pubblico che ci ha seguito, numerosissimo, grazie a ben tre dirette: sulla pagina Facebook del Festival e sui canali televisivi ÈTv Marche e Tvrs Marche. Abbiamo provato a scacciar via la paura e quanto riportato in questo racconto fotografico è quello che è magicamente venuto fuori nell’ultimo weekend.

Ora è tempo di intimità e spazi ristretti.

Restiamo a casa.

Fatelo anche voi.

In compagnia delle canzoni.

Costanza

“È la mia prima volta a Macerata. Sembra una città molto bella, percepisco belle vibrazioni.”

 

Peppoh

“La mia musica è un incontro di poesie che si affacciano sul groove soul e sul blues. Dicono che faccio rap, ma io mi sento un cantautore!”

 

Salba

“Musicultura rappresenta un trampolino di lancio e un’esperienza che può portare la mia musica altrove.”

 

Paolo Rig8

“La mia musica? La definirei estemporanea e anacronistica.”

 

Alberto de Luca

“È la mia prima volta a Macerata. Per quello che sono riuscito a sbirciare mi sembra molto bella e mi fa venire voglia di ritornare, vorrei passarci più tempo.”

 

Guastavoce

“Musicultura è un momento importante, è un onore per me partecipare ad un concorso così. La sto vivendo come un’occasione per capire se la mia musica può fare uno step successivo.”

 

The Flyers

“Macerata è una città bellissima, si respira arte, c’è un clima fantastico!”

 

Lamine

“Qui c’è un livello musicale altissimo quindi sarà un confronto determinante per capire cosa sto facendo e se lo sto facendo bene. Musicultura è un banco di prova. “

 

Matteo Carmignani

“È la prima volta a Macerata e devo dire che è una città bellissima. Ha tutto il sapore delle città del centro Italia: le sue mura sono splendide e si mangia da Dio!”

 

The Vito Movement

“La nostra musica? Forse la definiremmo “world music” ma sarebbe comunque riduttivo perché è un mix di tante cose. Non vogliamo ingabbiarci in uno schema di generi, è una cosa vecchia e superata.”

 

ULULA & LaForesta

“Musicultura è un modo di vivere la musica ancora carnale, fisico. Qui ci si può ancora imbarazzare, fare interviste, sudare, fare un sound-check professionale. Si può affrontare la musica in modo vero e soprattutto in una dimensione reale oltre che virtuale.”

 

Fabio Curto

“Musicultura è una vetrina dove si ascolta e si parla di musica di qualità e questo non è scontato, non tutte le vetrine assicurano questo requisito.”

 

Magma

“È la mia prima volta a Macerata e mi sto trovando benissimo. Da buona siciliana ho scoperto di avere anche dei parenti qui in città che conoscerò domani quindi sono doppiamente emozionata.”

 

Alex Ricci

“La mia musica è semplice e spero arrivi dritta al cuore. Deriva dal mio background blues e attinge al pop mondiale; mi auguro che questo la renda attuale.”

 

Miele

“È la mia prima volta a Macerata. Ho fatto una bella passeggiata e devo dire che il centro è davvero stupendo!”

 

Giannicaro

“Siamo cantastorie. Il nostro stile cambia molto di canzone in canzone proprio in base alla storia che stiamo raccontando. È da lì che parte tutto.”