Il testo
(Ricciardi)
Una ruga che si fa più profonda sul mio viso
e un novembre che mi piove dentro all’anima noioso,
ogni volta che mi trovo e mi scopro ad inseguire
funerali per le strade so che è tempo per…
so che è tempo per il mare
Ho un amico indiano che vende solo teste vere
e ogni giorno trova i segni per sorridere e parlare,
io rimango ad ascoltare e lui sa che cosa dire,
il suo nome è come un suono otto sillabe…
otto sillabe pagane
Chiamatemi Ismaele, Chiamatemi Ismaele
Chiamatemi Ismaele, Chiamatemi Ismaele
C’è una nave che ci aspetta ancorata giù nel porto
con due vecchi marinai, sì due quacqueri di mare,
ma nessuno qui conosce né il segreto né il finale,
forse solo il vecchio storpio, forse Achab, lui…
Forse Achab, lui lo sa.
E un presagio splende alto, non lo riesco ad afferrare,
come un’aquila di mare che volteggia sul mio cuore,
come un’eco di tempesta che mi sembra di sentire,
e laggiù nella distanza, e laggiù nella distanza
c’è qualcosa da, c’è qualcosa da aspettare.
Chiamatemi Ismaele, Chiamatemi Ismaele
Chiamatemi Ismaele, Chiamatemi Ismaele