Il commento di Musicultura
L’Italia dei nostri giorni fotografata con lucido disincanto da una canzone tosta e moderna. Lo scenario sonoro personalissimo, l’atteggiamento interpretativo, la visionaria forza delle parole si fanno marchio di fabbrica.
Il testo
La gabbia è talmente grande che non si capisce chi è dentro e chi è fuori
Seicentotrenta serpenti in fila alla festa dell’umiltà
sorridono felici e contenti come se fosse trent’anni fa
dai che torniamo vincenti che tanto le cose qui non cambiano mai
s’indigna l’italiano
poi vince il mondiale e dimentica
Tutti i sodali seduti attenti al comizio di sua maestà
si sperticano in complimenti ma
in fondo lo sanno già
dai la colpa al fato alle donne agli dei ai matrimoni gay
quello che han perduto non lo riavranno mai
Nascondere la testa nella sabbia
te lo dico non ti servirà
sei tu che sei chiuso in una gabbia
ed è per questo che ti sfugge la realtà
E intanto a calci in culo lo sfratto
le morti bianche le coppie di fatto
le buche per strada la notte in questura
signora non esca fa troppa paura
l’otto per mille alla Santa Sede
qui le cose non cambiano mai
s’indigna l’italiano
poi cambia canale e dimentica
Ti serve una casa un lavoro una moglie un permesso
un grammo di coca nel cassetto del cesso
chi se ne fotte se sono depresso
tanto in Italia se campa lo stesso
prima era peggio no è peggio adesso
mi sembra un brav’ uomo perciò le confesso
che basta che porta la busta e gli sghei
ma quanto devo?
Faccia lei…
Nascondere la testa nella sabbia
te lo dico non ti servirà
sei tu che sei chiuso in una gabbia
ed è per questo che ti sfugge la realtà
a forza di reprimere la rabbia
il compromesso l’ identità
sei tu che sei chiuso in una gabbia
ed è per questo che ti sfugge la realtà