Il commento di Musicultura
Suggestione tra un saliscendi di scale cromatiche anche involontarie su cui si innesta un’interpretazione molto personale.
Il testo
Se non hai
le tasche piene e pensi che
sia un segno di fatalità,
casomai ti cerchi una
panchina dove le
parole vengono a metà.
E tutto è facile,
come l’aria, tra le palme
di questa città,
bianca,
di panni di panna all’alba.
Con gli occhi persi nel parco,
un vecchio aspetta l’ora della pasta.
Coi fari spenti nel bosco,
due pazzi vogliono un figlio.
E tutto questo, lo cerco quando
niente mi basta…
O come adesso che
tanto mi basta
Gialla vergine che brilla,
di mimosa e camomilla,
l’ho puntata a naso come
un ladro d’oro in quella
chiesa rosa pallida…
E il prete parla piano di fiducia,
e come brucia
l’anima, santa,
come una troia stanca.
La piazza canta col fango,
ma tutti pensano che tanto,
la pioggia è solo un imbroglio,
sopra i cappotti di lusso.
E tutto questo, lo cerco quando,
niente mi basta…
O come adesso che,
tanto mi basta.
E tutto questo, lo cerco quando,
niente mi basta…
O forse adesso che,
tanto mi basta.
Dai primi baci del giorno,
sul collo nero d’un monello,
i tetti abbracciano Marzo,
che cambia il senso del mondo.
Con gli occhi sporchi di sonno,
la processione passa come l’acqua,
la sabbia annebbia la gonna, di una donna,
che non canta.