Il testo
Tra tuoni d’agosto un crepuscolo di luci,
già è inverno freddo sui verdi boulevards
lassù, mille chilometri più a nord del silenzio
di questo povero nido di colline
Ogni anno si ritorna perché è piccola l’Europa,
in fondo niente più che un grande sogno di paese;
vecchia Francia di tassisti e apprendisti muratori,
pallida folla di riflessi alle vetrate dei caffè,
inzuppato ci hai di pioggia, viziato di motori,
ogni anno si ritorna neanche si sa più perché
a Pratolungo, prato, voci lontane, echi nel sole,
gioco dimenticato di fieno e capriole.
Come anziani a sbicchierare siamo soli, siamo noi
prima che si beva l’ombra della pergola la sera,
solo noi o i nostri zoccoli nei vicoli, tra i sassi,
ad annusare stanze vuote con un cuore [di ragazzi;
qui per aie e fisarmoniche ballava triste il tempo,
a far festa fra le canne restano i flauti del vento,
ma non c’è niente da rimpiangere, più niente [da aspettare,
dove sei stata Celestina, dov’è il tuo primo amore
E tu dimmi, lo riconosci questo cielo d’Appennino,
profeta indecifrabile di nuvole e racconti,
allora spiega dov’è la luna, luna maestra di racconti,
se il futuro è un’autostrada che vola via verso la notte.
Notte di favole e pannocchie dove tutte erano belle,
ragazze sulle aie spalancate alle stelle