Il commento di Musicultura
La dolcezza circolare della melodia trasporta chi ascolta nello stato d’animo ideale per cogliere la poesia di un testo delicato e profondo, che si snoda in forma di filastrocca.
Il testo
È per renderti l’idea di quel che scrivo
e tu decisa a dirmi che non vivo
di quando composi versi che persi e diversi
li ritrovai per terra insieme ad altri fogli sparsi
In sottofondo un vinile di Jacques Brel
trovato al mercatino dell’usato
roba da polvere e starnuti
sedili posteriori d’autobus vissuti
Malinconie autoindotte, come sempre la notte
come sempre che botte. Che botte!
se poi hai cicatrici sparse lungo il corpo
è meglio lasciar perdere o ci scapperebbe il morto
Non tirare il filo che è corto
sarebbe bello azzerare ogni ricordo
e ascolta poco cantautorato:
leggere poesie ad un cardiopatico è reato
sono lame taglienti, e laceran la mente
la ferita non si vede ma si sente
Ah! Che caldo fa in città
Mi manca Dublino
i busker sul selciato mi facevano sentire meno solo
e vorrei tornar da te
l’odore d’autogrill e il puzzo di piscio
ti devo confessare:
viaggiando la notte non è così spiacevole sentirlo
Oh gente per bene so che non conviene parlare di cose un po’ strane
tipo la merda che in fondo è concime per la terra
ma se dico “merda” voi mi guardate male
gente per bene so che non conviene parlare di odori cattivi
e di tutti quei cattivi respiri che ci ricordano d’essere vivi
(rit.)
Mi troverete nei discorsi da bar, rincasando nella notte che si fonde col mattino
tra le sigarette spente alla stazione, negli orizzonti che aprirete con il vino
io sono l’essenza dell’evanescente, l’astratto in persona
l’acqua tra le mani, l’aria in bocca alla gente
la storia raccontata che ti consola
che mi consuma
ma ti consola