Musicultura torna a Recanati!

Che Musicultura sarebbe senza Recanati? Anche quest’anno il Festival della Canzone Popolare e d’Autore fa tappa al Teatro Persiani con un doppio appuntamento. Protagonisti della serata di ieri – condotta da John Vignola, Marcella Sullo e Duccio Pasqua, storiche voci di Rai Radio 1, che ha trasmesso in diretta l’evento – otto dei sedici finalisti di questa XXXIV edizione, «una delle più belle in termini di contenuti e di personalità» secondo il direttore artistico Ezio Nannipieri.

A rompere il ghiaccio sul palco, però, è un ospite speciale, un artista che di strada ne ha già fatta tanta: Mario Venuti. La sua è una performance intima, raccolta – solo chitarra e voce – sulle note di Crudele e di Una carezza in un pugno di Adriano Celentano, brano che, come racconta lo stessoVenuti al termine dell’esibizione, fa parte del progetto Tropitalia, una rilettura della canzone italiana con un taglio un po’ tropicale, ispirato alla cultura musicale e ritmica brasiliana, al jazz e alla ricerca di un tono vocale più confidenziale.

La prima finalista a esibirsi è Lilo con il suo Gospel 121, un pezzo sperimentale che al contempo affonda le radici nella passione della cantautrice per la vocalità virtuosistica in generale. La sua parola totem – dice rispondendo alla domanda a bruciapelo di John Vignola– è «curiosità, perché ti permette di superare i limiti o cercare il perché delle cose, muove la musica e anche la vita».

È il momento di Zic, cantautore fiorentino che si definisce «appassionato di laboratorio», del lavoro in studio e del mondo cinematografico. Non passa inosservato il contrasto tra il look molto grunge anni Novanta, come nota Marcella Sullo, e la sua canzone vagamente sanremese, Futuro stupendo. Per lui la musica è accoglienza e sperimentazione, purché non ci si pongano limiti di genere.

Dall’ultima periferia a sud di Roma arriva Ilaria Argiolas col brano Vorrei guaritte io. La commistione tra dialetto, rock e tradizione popolare è proprio la cifra distintiva della cantautrice, ma anche ciò che rende davvero spontanea la sua musica. Un’artista di certo coraggiosa, come puntualizzano gli amici di Rai Radio 1, vista la scelta recente di pubblicare un album solo in formato fisico.

Spazio poi a Rosewood. Il cantautore ternano, classe 1996, porta alla finale il sound definito e ultra-contaminato di Sigarette: pop, punk, rock, trap, emo e persino heavy metal, in una performance fatta di opposti che, secondo Duccio Pasqua, «ci dimostra come parlare oggi di generi musicali non abbia molto senso».

La serata prosegue con un’altra incursione sul palco di Mario Venuti, che per salutare il pubblico del Persiani sceglie due dei suoi maggiori successi, Fortuna e Caduto dalle stelle, e una versione in acustico de Il mondo di Jimmy Fontana.

Deja è la proposta dei Frenesi, gruppo piemontese formatosi lo scorso anno fra le strade di una città piena di underground e artisti emergenti come Torino. Il segreto per far parte di una band, dice la frontwoman, è essere meno gelosi dei propri pezzi, aprirsi per accogliere altre menti e per modificare il proprio sound. «Il nome del gruppo – continua – significa fermarsi prima della frenesia, perché l’estremismo è sempre un guasto».

Da San Giustino di Perugia arriva il giovanissimo Michele Braganti, paroliere, studente di lettere all’università e anche polistrumentista. Ma l’arrangiamento de La migliore soluzione ha un’unica protagonista, la chitarra: «È lei – dice – la mia parola totem. È indispensabile, oltre che molto pratica». Lo stile melodico della sua performance crea un contrasto immediato con quella del penultimo finalista.

Mattia Ferretti, in arte solo Ferretti, fa confluire nella sua esibizione tre ingredienti principali: rap, rock e contraddizione, o meglio fastidio, la parola con cui ama descriversi, «perché è utile alla creatività e anche se a volte fa male, ogni tanto è una terapia». E in effetti Sorgono, il brano con cui il cantautore di Mogliano (Macerata) si presenta al pubblico recanatese, ha tutte le carte in regola per essere definito viscerale.

Caos e soul melanconico sono i tratti distintivi dell’ultima finalista della serata. cecilia arriva da Pisa e presenta al pubblico uno dei brani che fanno parte del suo prossimo progetto musicale: Lacrime di piombo da tenere con le mani, dice poco prima di lasciare il palco, «è il tentativo di dare il giusto ordine alle cose confuse nel mio cervello».

Il primo appuntamento recanatese di questa XXXIV edizione del Festival non può che concludersi con una foto di gruppo da aggiungere all’album dei ricordi di Musicultura.


 

A tu per tu con Mario Venuti

È stato Mario Venuti ad aprire la prima serata del concerto di presentazione dei finalisti di Musicultura 2023, portando sul palco del Teatro Persiani di Recanati la sua voce e una chitarra acustica. Un set intimo, raccolto; una testimonianza, anche, del rapporto di stima e collaborazione che unisce l’artista siciliano e Musicultura, grazie a un’amicizia nata tanti anni fa che continua nel tempo a regalare splendidi momenti di condivisione. Così, quello proposto ieri sera al pubblico del festival è stato un breve viaggio tra le mille possibilità della musica. Quelle stesse possibilità che confluiscono in questa intervista rilasciata alla Redazione di Sciuscià.

Sei un artista eclettico, autentico e di grande sensibilità. La tua visione dell’arte non segue le mode del momento, ma risponde a un’esigenza di verità e originalità di musica e parole. Quanto credi sia importante per chi partecipa a un concorso come Musicultura trovare la propria dimensione e portare sul palco la propria autenticità?

Avere personalità è sempre stato importante e continua a esserlo. Viviamo in un mondo in cui fare musica è diventato molto più democratico perché i mezzi tecnici a disposizione ci permettono più facilmente di registrare e diffondere la musica anche attraverso Internet. Per distinguersi nell’iperproduzione del panorama musicale contemporaneo, caratteristiche come la personalità e l’autenticità sono ancor di più elementi essenziali.

Hai viaggiato molto in America del Sud alla scoperta di mondi, musiche e culture lontane. Da queste esperienze, nel 2022 prende vita l’album Tropitalia, una reinterpretazione di grandi successi della musica italiana in chiave tropicalista. In che modo questo movimento musicale e culturale ha contribuito alla tua formazione artistica e personale?

Nei primi anni Novanta ho scoperto l’universo della cultura brasiliana e sono rimasto affascinato dalla musica di grandi personalità come Caetano Veloso e Gilberto Gil, autori di una generazione precedente alla mia, sostenitori di una grande rivoluzione musicale alla fine degli anni Sessanta. Mi sono subito ritrovato in questo linguaggio “onnivoro” che gioca con il passato e con il futuro attingendo da culture differenti. La maniera di cantare dei brasiliani è molto più confidenziale rispetto alla grande melodia italiana che risente ancora tanto di un retaggio melodrammatico. La musica è più intima e sembra togliere retorica alle canzoni. In Tropitalia ho cercato di coniugare gli aspetti migliori delle culture di questi due paesi solo apparentemente distanti. È stata una bella avventura rivestire la canzone popolare italiana di ritmi brasiliani e armonie sofisticate.

Sempre nel 2022, al Taormina Film Festival è stato presentato il docufilm Qualcosa brucia ancora, il racconto della tua vita dall’infanzia agli esordi nel mondo della musica, passando per l’esperienza con i Denovo fino alla carriera da solista. Com’è stato ripercorrere e soprattutto condividere con il pubblico tutta quella strada?

È stato come una seduta psicanalitica, un viaggio nel tempo, una liberazione quasi proustiana “alla ricerca del tempo perduto”. Di cose da raccontare ne avevo tante; non tutte sono riuscito a tirarle fuori.
È stato come fare un po’ il punto della situazione di tanti anni di musica, tante esperienze, tanti incontri con altri artisti con cui è stato bello collaborare e di questo mio vagare così inquieto nelle possibilità che la musica può dare. Spaziando tra vari generi, ho cercato di proporre sempre qualcosa di diverso al pubblico.

Ami condividere sui social i tuoi progetti artistici e musicali. Proprio dal tuo profilo Instagram hai annunciato che è in corso la preparazione di un nuovo album. Cosa dobbiamo aspettarci e quando potremo ascoltarlo?

È un disco complesso, stratificato con canzoni inedite scritte da me, Kaballà e altri autori. Una prosecuzione del discorso di Tropitalia, un’evoluzione del progetto che vede un ritorno graduale verso il pop e l’elettronica senza dimenticare la componente brasiliana. Il 19 di maggio uscirà il primo singolo a cui poi seguirà l’album completo.


 

Svelati i nomi dei finalisti di Musicultura 2023

Musicultura annuncia oggi i nomi dei 16 finalisti della XXXIV edizione del concorso che dal 1990 scopre, premia e valorizza giovani artisti in grado di contribuire all’evoluzione stilistica e al ricambio generazionale della canzone italiana di qualità.

Ecco i finalisti della XXXIV edizione del Festival:

Lamante Schio (Vicenza) – L’ultimo piano; Zic Firenze – Futuro stupendo; Lilo Busto Arsizio (Varese)- Gospel 121; Santamarea Palermo –Santamarea; cecilia Pisa – Lacrime di piombo da tenere con le mani; Caponetti Osimo (Ancona) – Maionese; Ilaria Argiolas Roma – Vorrei guaritte io; Michele Braganti San Giustino (Perugia) – La migliore  soluzione; Frenesi Torino –Deja; Nervi Firenze – Sapessi che cos’ho; Ferretti Mogliano (Macerata) –Sorgono; AMarti Ferrara –Pietra; Mira Casapulla (Caserta) – Morire con te; Rosewood Terni –Sigarette; Cristiana Verardo Lecce – Ho finito le canzoni; Simone Matteuzzi Milano –Ipersensibile.

Sono giovani artisti e artiste – è il commento del Direttore artistico Ezio Nannipieri – che con ispirazione, indipendenza, senso di dignità scardinano le logiche industriali della filiera produttiva della canzone, fanno entrare aria pulita in stanze chiuse, ognuno con una propria, spesso imprevedibile, specificità.

La rosa dei finalisti è frutto di una selezione articolata, iniziata nel novembre scorso con il vaglio delle 2.226 canzonipresentate in concorso dai 1.113 artisti iscritti, nuovo record di partecipazioni per il rinomato Concorso dedicato alla Canzone Popolare e d’Autore.
Fra tutte le proposte, 56 sono state poi convocate a Macerata per partecipare alle
Audizioni Live, di fronte alla commissione d’ascolto e al pubblico che per dieci giorni consecutivi ha gremito il Teatro Lauro Rossi, con dirette streaming che hanno superato il mezzo milione di visualizzazioni.

La presentazione ufficiale dei 16 finalisti di Musicultura 2023 avverrà in anteprima
nazionale il 4 e il 5 maggio a Recanati, la città leopardiana che vide nascere il Festival nel 1990, con Fabrizio De André e Giorgio Caproni primi firmatari del progetto.
Due concerti in programma al Teatro Persiani daranno modo ai giovani protagonisti del concorso – otto di loro nella serata del 4 maggio, i restanti otto in quella seguente – di esibirsi rigorosamente dal vivo con le loro canzoni e di raccontarsi al pubblico.

Le due serate saranno condotte da John Vignola, Marcella Sullo e Duccio Pasqua e trasmesse in diretta da Rai Radio 1, la radio ufficiale di Musicultura.
Non mancheranno anche importanti ospiti, già confermate ad esempio le gradite
partecipazioni di Mario Venuti (4 maggio), Dente e Mafalda Minnozzi (5 maggio). Riunire sullo stesso palco giovani artisti agli inizi delle loro carriere e protagonisti della canzone che hanno già alle spalle esperienze importanti è infatti un modo concreto per alimentare quel sano confronto espressivo intergenerazionale che rientra fra le finalità del progetto Musicultura.

L’evento aprirà anche un’importante finestra internazionale sulla Città dell’Infinito. Sull’onda della media partnership di Musicultura con la Rai arriverà infatti a Recanati una troupe di RAI Italia per seguire da vicino questo importante snodo del concorso. I servizi che verranno realizzati raggiungeranno i due milioni di utenti che l’emittente conta nei cinque continenti.

Le canzoni finaliste andranno a comporre il CD Compilation di Musicultura 2023 e passeranno in mano alla programmazione radiofonica di RaiRadio1.
Otto saranno alla fine i vincitori di Musicultura che si esibiranno con i prestigiosi ospiti italiani ed internazionali nelle serate di spettacolo finali del Festival il 23 e il 24 giugno allo Sferisterio di Macerata.

Mario Venuti aprirà la due giorni di concerti dei Finalisti di Musicultura 2023

Mario Venuti aprirà giovedì 4 maggio la due giorni di Musicultura 2023 che vedrà esibirsi gli artisti finalisti della XXXIV edizione del concorso in due concerti in programma al Teatro Persiani di Recanati.

In attesa di svelare le generalità e le canzoni dei 16 finalisti, il direttore artistico Ezio Nannipieri ha anticipato oggi il nome del primo degli ospiti che si esibirà sullo storico palcoscenico recanatese del Festival.
La risposta positiva di Mario al nostro invito è un vero piacere. – Ha detto Ezio
Nannipieri – Lo stimiamo molto, è un artista puro, eclettico, curioso di ciò che lo circonda. Lui scrive, canta e compone senza domandarsi mai qual è la moda del momento, ma rispondendo alla propria ispirazione e alla propria coscienza. E poi trovo abbia una sensibilità davvero speciale, che probabilmente gli deriva anche dalla febbre brasiliana che gli arde dentro, nel coniugare con originalità parola, melodia, armonia, ritmo e approccio vocale.  È una peculiarità che lo rende un ospite adattissimo a portare la propria testimonianza in un contesto come quello del concorso, dove le molteplici sfumature che concorrono a creare il fascino obliquo di certe canzoni sono particolarmente apprezzate.”

Mario Venuti non sarà l’unico ospite delle due serate di spettacolo del 4 e 5 maggio al Teatro Persiani, altri artisti amici del Festival saliranno sul palco di Recanati, continuando ad alimentare quel confronto espressivo intergenerazionale che è uno dei tratti salienti del progetto Musicultura, con i giovani in concorso agli inizi delle loro carriere artistiche da un lato e personalità che hanno già raccolto successi e raggiunto popolarità dall’altro.
Intanto la grande macchina organizzativa del Festival e gli uffici tecnici del Comune di Recanati scaldano i motori in preparazione della due giorni di grande musica live che vedrà l’esibizione dei 16 finalisti scelti tra le 56 proposte artistiche ascoltate dal vivo al Teatro Lauro Rossi di Macerata, precedentemente selezionate tra le 1.113 candidature iniziali.

I concerti saranno due, il 4 e il 5 maggio, al Teatro Persiani, in collaborazione con Rai Radio 1. La radio ufficiale di Musicultura, trasmetterà in diretta dalle ore 21, subito dopo il Gr, le due serate condotte da Marcella Sullo, Duccio Pasqua e John Vignola. Sono previste anche le dirette streaming dei concerti sulla pagina Facebook di Musicultura e la diretta televisiva sulla televisione regionale èTV Marche, nonché i collegamenti con il telegiornale della Tgr Marche prima di ogni serata.

 

I finalisti di Musicultura 2023 in concerto a Recanati il 4 e 5 maggio

Musicultura e il Comune di Recanati annunciano oggi le date del concerto dei finalisti 2023 che si terrà nella città dell’infinito nelle serate del 4 e 5 maggio.
Dopo il successo delle Audizioni live che ha visto l’esibizione dal vivo di 56 artisti, la presentazione di 112 canzoni e la presenza di oltre 4000 spettatori al Teatro Lauro Rossi di Macerata, il Festival sbarca nella sua città natale, Recanati, per l’attesa due giorni di concerti live in anteprima nazionale degli artisti finalisti di questa nuova edizione.

Nella splendida cornice di un altro grande teatro storico delle Marche, il Teatro Persiani di Recanati, i 16 finalisti selezionati sulle 1113 candidature iniziali e sui 56 artisti ascoltati nelle audizioni live, si esibiranno in diretta su Rai Radio1 storico media partner del Festival.

In attesa di conoscere i nomi dei 16 protagonisti dei concerti, ad oggi ancora al vaglio della giuria del Festival, Musicultura si prepara ad organizzare due serate di grande spettacolo live condotte dagli amici di Musicultura di Rai Radio 1 Marcella Sullo, Duccio Pasqua e John Vignola e che, come da tradizione, vedrà la presenza e l’esibizione di importanti ospiti.

“Veniamo dal grande successo delle audizioni live di Macerata e ci prepariamo a costruire due serate di grande spettacolo live nella città che ha visto nascere e crescere Musicultura grazie all’intuizione e al grande lavoro di Piero Cesanelli co-fondatore e direttore artistico storico del Festival – ha detto il direttore artistico di Musicultura Ezio Nannipieri– Ora stiamo ultimando la rosa dei 16 finalisti 2023, i cui nomi verranno annunciati in una conferenza stampa nazionale nelle prossime settimane. A Recanati avremo il piacere di ascoltarli dal vivo e di farli conoscere alla grande platea di Rai Radio 1.”

Le canzoni finaliste andranno a comporre il CD Compilation di Musicultura 2023 e passeranno in mano alla programmazione radiofonica di Rai Radio 1 e al vaglio del Comitato Artistico di Garanzia del Festival quest’anno composto da Francesca Archibugi, Enzo Avitabile, Claudio Baglioni, Diego Bianchi, Francesco Bianconi, Boosta, Fabrizio Bosso, Angelo Branduardi, Maria Grazia Calandrone, Luca Carboni, Alessandro Carrera, Guido Catalano, Ennio Cavalli, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Gaetano Curreri, Teresa De Sio, Cristina Donà, Giorgia, Irene Grandi, La Rappresentante di Lista, Dacia Maraini, Mariella Nava, Vasco Rossi, Ron, Enrico Ruggeri, Tosca, Paola Turci, Roberto Vecchioni, Sandro Veronesi.

Otto saranno i vincitori di Musicultura che si esibiranno con i prestigiosi ospiti italiani e internazionali nelle serate di spettacolo finali del Festival nel mese di giugno allo Sferisterio di Macerata. Lì sarà il voto del pubblico ad eleggere il vincitore assoluto del Concorso, al quale andrà il Premio Banca Macerata di 20.000 euro.
Per scoprire in anteprima i futuri vincitori del Festival 2023 l’appuntamento è a Recanati il 4 e 5 maggio al concerto dei 16 finalisti, i biglietti sono disponibili presso la Biglietteria del Teatro Persiani di Recanati (aperta dal mercoledì al sabato, dalle 17.00 alle 19.30), presso la Biglietteria dei Teatri di Macerata, in tutti i punti vendita Vivaticket e online su vivaticket.com.

Ecco come sono andate le Audizioni Live 2023

Le cose successe e le emozioni provate nelle dieci serate di Audizioni live di Musicultura 2023 sono troppe per racchiuderle in poche righe, ma proviamo a sfogliare le pagine a ritroso per chi non c’era e avrebbe voluto esserci, per chi ci sarà e vorrà recuperare le puntate precedenti, ma anche per chi c’è stato e prova già nostalgia.

I numeri

A distanza di pochi giorni dalla conclusione delle Audizioni il bilancio è più che positivo: 56 gli audizionati, 256 i musicisti, più di 4200 gli spettatori in teatro e una copertura social dell’evento che supera 2 milioni di persone raggiunte.

Gli artisti in gara

Il sipario del Teatro Lauro Rossi si è aperto su un vero e proprio spaccato della musica italiana di oggi, un mondo variegato di stili, sensibilità, storie, sonorità diverse. Un condensato dell’Italia che suona e scrive canzoni, da Aosta a Trapani, si è dato appuntamento alle Audizioni di Musicultura 2023 dove le 56 proposte artistiche in gara hanno interpretato due brani del proprio repertorio. Tutta la musica sfilata sul palco del Teatro Lauro Rossi nei dieci giorni consecutivi di spettacolo è stata suonata rigorosamente dal vivo.

Ascolta tutte le esibizioni degli artisti delle Audizioni live.

Gli ospiti

Anche quest’anno le sorprese non sono mancate: il palco del Teatro Lauro Rossi ha ha accolto alcuni ospiti:

  • il conduttore radiofonico John Vignola, che ci trasportato nel mondo del compositore Burt Bucharach,
  • Morgan, che, fra le altre cose, “ha costruito” al piano un inedito omaggio a Maurizio Costanzo;
  • il duo composto da Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello ha riletto, pianoforte e tromba, uno “standard” della canzone italiana, Je so’ pazzo di Pino Daniele;
  • Elisa Ridolfi ha regalato al pubblico delle Audizioni una versione acustica e suggestiva di Felicità di Lucio Dalla;
  • Margherita Vicario, finalista a Musicultura all’inizio della sua carriera nel 2013, ha interpretato alcuni suoi successi fra cui Piña Colada.

Contaminazione ed eclettismo hanno contraddistinto i loro interventi, con cui hanno tracciato un itinerario musicale che va dalla canzone d’autore americana a quella europea e italiana e dal pop, al jazz, al fado.

La stampa e l’indotto

10 collegamenti con il Tgr Rai Marche, articoli sulle testate nazionali e locali, dirette streaming in cross-posting ogni sera con media partner generalisti e di settore.
A chiudere questo primo appuntamento del Festival, la simbolica sfilata dello staff dalla platea al palco posta in apertura della serata finale. Più di 60 persone fra regia, produzione televisiva, redazione, tecnici e addetti ai lavori; più di 100 studenti fra Università di Macerata, Università di Camerino e Accademia di Belle Arti di Macerata. Per qualche minuto, tutti gli ingranaggi invisibili che compongono la grande macchina di Musicultura hanno fatto da protagonisti e si sono rivelati al pubblico.
La prossima tappa del Festival è Recanati, dove si terrà il concerto dei finalisti che verranno selezionati fra le 56 proposte ascoltate.

Come sono andate le ultime due serate di Audizioni Live

Con il Teatro Lauro Rossi stracolmo e il pubblico curioso di scoprire le nuove proposte della serata, si apre il nono appuntamento con le Audizioni di Musicultura 2023.

La prima artista a salire sul palco è Lamante con i brani Come volevi essere e L’ultimo piano. Scura, secca, tagliente come le donne contadine della sua famiglia è la voce della cantautrice vicentina; il suo suono è invece quello del folklore delle foreste nordiche o dell’entroterra dell’Africa più nera, spesso distorto, selvaggio e psichedelico.

È la volta di Lei, che si esibisce ne La caduta di Lucifero e Uh Ah Ah, un canto di irrequietezza generazionale. «Racconto spesso – spiega l’artista sul palco – la mia generazione e quelle più giovani». «Il mio nome d’arte? Lei – prosegue – è la storia di un passaggio tra due identità contrastanti: una ligia al dovere, l’altra, quella della musicista, più  folle e visionaria”.

Terzo a proporre la sua produzione è Caruccio. Baby blue – spiega l’autore prima della sua performance – è una canzone che racconta di due anime che, in un linguaggio di diffidente amore, saranno capaci di star vicine solo graffiandosi. Sarajevo, invece, è un brano dal «retrogusto da telenovela romantica da seconda serata».

Incanta la platea con un’intima esibizione pianoforte e voce Margherita Vicario; gradita ospite della serata, la cantautrice romana canta Come noi, Piñacolada e Nota bene, brano con quale aveva partecipato a Musicultura all’inizio della sua carriera, 10 anni prima. Con ABAUÉ (Morte di un trap boy) chiude la sua performance coinvolgendo il pubblico nel coro che accompagna il pezzo.

Spazio poi a Leyla El Abiri, che presenta Funerale e Cranio. «Penso che la tristezza – afferma sul palco – sia la base dell’arte e aiuti a scrivere». E la scrittura, a sua volta, aiuta a “liberarsi”: per la cantautrice, i minuti successivi alla stesura di un brano sono infatti quasi un momento d’estasi, di catarsi.

A chiudere la serata sono Luca Muscarella & AD1, una band numerosa di origini anglo-siciliane. I brani che propongono al vaglio della giuria del Festival sono Sofia con la H, una ballad romantica, e 2006. «Mettere insieme nove teste è difficile – spiegano – ma a farci da guida c’è sempre l’amore per la musica».

Ad aggiudicarsi la Targa Banca Macerata, attribuita grazie al voto del pubblico, è Lamante.

Per un’ultima volta il teatro Lauro Rossi apre le sue porte al pubblico di Musicultura: siamo giunti all’appuntamento finale con le Audizioni Live della XXXIV edizione del Festival.

Apre la serata Luigi Friotto, che si esibisce con Tutte le stelle dell’altro polo e Mirecah. Il primo singolo mutua l’Inferno dantesco: come il poeta scende nel regno ultraterreno del peccato, così il brano si prefigge di «affondare nel terreno minato della coscienza umana», spiega il suo autore.

La seconda a calcare il palco è Mira con Morire con te e Dio ti ho inventato io. Il secondo brano, come racconta la giovane artista, è una ricerca della fiducia in se stessi e un’esortazione ad amarsi: la protagonista è una ragazza che, per colmare una mancanza d’amore, dapprima si inventa un Dio, poi comprende che quel vuoto può essere sanato solo imparando ad amare se stessa.

È poi la volta del cantautore bresciano Matteo Faustini. Dopo Il girasole innamorato della luna, porta sotto i riflettori la tenerezza di Laura, dedicata alla sorella: «Sarò al tuo fianco a dirti che ti voglio bene, anche quando sbagli […] perché nella vita c’è anche spazio per sbagliare», recita il testo.

Cassio, invece, tra una fisarmonica, una chitarra acustica e una elettrica, propone Bene uguale e Marti, brano, quest’ultimo, che affronta il tema delicato della tossicodipendenza e, spiega il suo autore, «del vivere una vita ammanettati» a quest’ombra.

Quinta a esibirsi è Ro’Hara. Sa di te ricorda il sapore amaro di un abbandono; Filo d’oro parla della speranza che può nascere da un incontro favorevole in un momento buio della vita. Dopo aver presentato così i suoi brani, l’artista dichiara ai microfoni del Festival che ama ascoltare la musica isolandosi nella natura, dove può immergersi in un mondo intessuto di note.

E poi? E poi c’è Emilio Stella, che con Cose piccolissime lancia un invito: ricordare le preziose semplicità della vita che spesso si danno per scontate; la sensazione opprimente dopo un’aspra litigata, un cartone di pizza vuoto e un pennarello blu sono i tre ingredienti, invece, da cui nasce È un flusso di incoscienza.

A calcare per ultima il palco è Nudha, che propone MolossA e Oggi no, due pezzi, spiega dopo la sua esibizione, che la riguardano personalmente, nei quali riversa la sua rabbia ed esprime il suo desiderio di riscatto.

The winner is Luigi Friotto! Finisce nelle mani del cantautore abruzzese il Premio Banca Macerata, attribuito dal pubblico alla performance più gradita della serata.


 

Abauè! Il ritorno di Margherita Vicario sul palco delle Audizioni Live

“Cantattrice”, artista giovane ma con una carriera già costellata di collaborazioni ed esperienze uniche: Margherita Vicario torna a Musicultura nel 2023 in qualità di ospite, dopo esserne stata finalista nel 2013. “Per rivivere le emozioni di dieci anni fa – dice sul palco – vi rifaccio un pezzettino della canzone che portai alla XXIV edizione. Anzi, la eseguo tutta! Non è cambiato niente, la suono identica”. Così coinvolge il pubblico regalando una performance essenziale e potente con solo pianoforte e voce, che vede gli spettatori alternarsi nei cori dell’ultimo pezzo in scaletta: ABAUÈ (Morte di un Trap Boy).
Prima della sua esibizione, l’autrice di Nota bene e Piña Colada si racconta alla redazione di Sciuscià con piglio ironico e leggero.

Finalista ieri, ospite oggi. Come ti ha cambiata, artisticamente parlando, il rapporto con Musicultura?

Quando sono venuta a Musicultura ero proprio agli esordi. Era la prima canzone che avessi mai pubblicato e l’ho subito portata in concorso, forse proprio perché questo Festival mi sembrava un posto in cui poter ascoltare dei bei giudizi. In più non sono mai stata amante dei talent (anzi, mi fanno proprio paura) e Musicultura è praticamente l’opposto di un talent. I concorsi mi piacciono, è bello misurarsi con altri artisti, ma il concetto di “grande esposizione”, per chi sta cominciando il suo percorso, mi sembra un po’ controproducente. Proprio perché ero all’inizio e non ero ancora formata artisticamente, il Festival mi ha dato di sicuro una buona consapevolezza sul fatto che è più importante la personalità del risultato a cui si deve arrivare.

Il testo di Nota bene è fatto di appunti minuti, di immagini sfuggenti. A distanza di alcuni anni in Troppi Preti Troppe Suore scrivi: “Allora piano piano pratico/cerco il millimetro”. Da dove nasce questa ricerca del dettaglio?

In realtà Nota Bene è nata come una specie di testamento. All’inizio si chiamava Promemorie. Il problema sta nel fatto che il giorno prima che la pubblicassi uscì il singolo di Meg dal titolo Promemoria. Ho pensato subito: “Me l’ha fregata” (ride, ndr). Quindi l’ho chiamata Nota Bene, per rimanere in tema. La ricerca del dettaglio forse viene dal fatto che sono molto disordinata e, pur immaginando tante cose,
fatico a sistemarle. “Cerco il millimetro” è un riferimento allo yoga, al bisogno di creare ordine nel proprio corpo, all’allungamento dei muscoli un millimetro alla volta.

Nei tuoi album è possibile percepire le influenze dell’indie, del folk, del rap e persino del musical, di cui sei una grande appassionata. Quale è allora l’elemento di contaminazione del tuo pop di cui non potresti mai fare a meno?

Al di là dei generi musicali, non potrei mai rinunciare al divertimento che provo quando racconto una storia, che tra l’altro è anche l’opposto di ciò che accade in Nota bene.
All’inizio le mie canzoni nascevano semplicemente dalla parte più spontanea e intima di me. Con il tempo a questo si è affiancato il bisogno di raccontare una vicenda e immaginarmela. Di conseguenza ogni storia richiede un mondo sonoro diverso, un “vestito” che mi diverto a cambiare a seconda delle esigenze.

L’anno scorso hai doppiato Mrs. Tarantola nel film d’animazione Troppo Cattivi. Come ti sei preparata per questa tua prima esperienza?

Ho fatto una specie di selezione: mi hanno proposto il ruolo e poi ci sono state delle prove per vedere se funzionava. A dire il vero non mi sono preparata, non ho doppiatori di riferimento e non sono proprio un’appassionata di quest’arte. Anzi, cerco il più possibile di guardare i film in lingua originale.Mi sono solo affidata al direttore del doppiaggio, che è molto bravo. Poi si tratta di un’esperienza che ho sempre voluto fare, quindi alla fine mi sono trovata bene.

Ci racconti un’esperienza all’estero e una in Italia che ti hanno colpita e arricchita come cantautrice?

Sicuramente la più importante è stata ancora prima di Musicultura. Era il 2010, ero appena uscita dall’Accademia e sono partita per un mese in Inghilterra, dove viveva mio fratello. Mi sono portata la chitarra e gli ultimi dieci giorni li ho passati al Fringe Festival di Edimburgo, facendo sempre busking.
All’epoca scrivevo in inglese, solo che non mi ricordavo i testi a memoria. Così mi ero posizionata vicina a un palo per attaccarci i fogli con le canzoni. Un giorno davanti a me c’era un ragazzo che suonava gli Oasis, ci siamo guardati e gli ho detto: “Ma senti, facciamoli insieme!”. Insomma, due chitarre si sentivano meglio, quindi alla fine ho anche fatto busking in coppia. L’esperienza che mi ha segnata maggiormente in Italia, invece, è capitata ancora prima di cominciare a cantare in pubblico. Per circa un anno ho suonato per una bambina – era un’amica di famiglia – al risveglio dal coma. Andavo una volta a settimana e faceva un po’ parte del suo percorso di ripresa. È stato terapeutico per lei, ma molto anche per me.

Di nuovo Audizioni!

Ormai è solo un weekend a separarci dalla fine delle Audizioni Live di Musicultura XXXIV e i maceratesi non sembrano assolutamente averne abbastanza; anzi, come di consueto da una settimana a questa parte, le sedute del teatro Lauro Rossi sono ancora una volta sold out.

A rompere il ghiaccio per il settimo appuntamento di performance dal vivo è Cristiana Verardo, che con il brano 3000 anni racconta di una storia d’amore tra due alberi di ulivo. Ho finito le canzoni, invece, è il secondo pezzo proposto; l’artista lo definisce come fosse un po’ un segnalibro sulla prima pagina di un capitolo difficile della sua vita.

Il secondo a calcare il palcoscenico è KAPUT; Amorezero e Panna e bignè sono le sue canzoni. Qual è l’intento della sua arte? Tradurre in musica – spiega alla giuria del Festival – pezzi del suo quotidiano con l’obiettivo di sdoganare i temi, talvolta difficili e spinosi, dell’intimità e della sessualità.

È il turno poi di Simone Matteuzzi, che presenta due pezzi che, seppur molto diversi tra loro, raccontano entrambi di una storia d’amore: se da un lato Ipersensibile propone un sentimento rabbioso, dall’altro Zanzare dà spazio a un’emozione più timida, intima, commossa. È grazie a questa dicotomia – spiega lui stesso – che riesce a trasmettere il suo dissidio interiore.

La serata prosegue con Carla Cocco, che arriva a Macerata con un bagaglio pieno di influenze africane. E si tratta di influenze “vissute”, perché dal 2018 ha dato vita a un progetto musicale in Zambia. “L’emozione, la commozione, la rabbia arrivano da lì”, dice, non riuscendo quasi a spiegare l’intensità degli stati d’animo provati; a farlo, però, ci pensano le sue canzoni, Fiori di Mezzogiorno e Foglie.

Spazio a un’altra voce femminile, quella di cecilia, i cui due brani, Lacrime di piombo da tenere con le mani e Coltrane, sono un esempio di come riesca a oscillare tra generi diversi. Durante la sua performance, se all’inizio appare timida e morbida, a un certo punto si abbandona a un’attitudine metal che lei stessa definisce come necessità di liberarsi dal fardello dei suoi sentimenti.

Gioca in casa l’ultimo artista della serata, il maceratese Ferretti. Il primo brano portato sul palco è Sorgono, in cui racconta dell’evoluzione della sua persona. L’influenza della precedente formazione da attore si percepisce nella seconda canzone, Pittore, che con un tono iniziale quasi solenne e una narrazione ricercata racconta di un pomeriggio invernale a Milano.

Prima che si spengano le luci è il momento di accogliere sul palco una cara amica di Musicultura: Elisa Ridolfi, poetessa della musica, dona al teatro un’esibizione fatta di calore ed emozione. Dapprima presta la sua voce a una toccante interpretazione del capolavoro Felicità di Lucio Dalla, poi presenta in anteprima il suo nuovo progetto discografico. L’artista affronta il tema dell’arte come patrimonio immateriale capace di una funzione terapeutica e propone al pubblico tre brani: Fili di Fado, La febbre del mondo e Curami l’anima.

Ad aggiudicarsi il premio Targa Banca Macerata è Ferretti, la cui esibizione è la preferita del pubblico. Sipario giù. Buio. Poi, ancora la meraviglia della luce.

Perché il teatro si accende di nuovo per l’ottava serata del Festival e accoglie le sonorità pop-sadcore della prima artista in gara per questo appuntamento. Sul palco c’è Lysa, che propone Fantasmi e Drive in, racconti di vita che ben mostrano come siano proprio le esperienze passate il punto di partenza della composizione testuale della cantautrice.

Il secondo a calcare il palco è Battista. I suoi brani, Tossico e Mangiala, sono manifesti di poetica intrecciati alla protesta e alla denuncia sociale. Alla leggerezza musicale dei tempi contemporanei, spiega infatti, preferisce tematiche scomode e vitali, convinto che un connubio riuscito tra arte e società civile sia capace di modificare il corso degli eventi.

È il turno di Helle. Imbracciata la sua bellissima chitarra nera, la cantautrice bolognese propone al pubblico pezzi che raccontano di un continuo e genuino confronto, il più necessario di tutti: quello con se stessi. Con le sue Rispetto e 2,107 inonda la sala di sonorità electro-pop e citazioni filosofiche.

Tocca poi a Caponetti, che si esibisce in Google Maps, suo singolo d’esordio, e Maionese. Sul palco, nel consueto momento di confronto con la giuria, racconta delle sue esperienze di autoproduzione, fondamentali per lo sviluppo della sua personalità artistica e per le possibilità espressive che offrono: “Sono – racconta – il modo più sincero e autentico di fare musica”.

Quinta artista in gara è Möly. Formazione nel mondo del musical, passione per poesie e generi dark-gotici, indole sensibile: questi sono gli ingredienti che guidano la platea nel viaggio tra sonorità dream-pop e shoegaze. Ti odio, catarsi di un dolore sentimentale, e Veleno sono le sue proposte.

A chiudere la serata è Furia, che con la sua voce dal timbro caldo e profondo colora i testi di Argento e Verde. Una curiosità sulla sua produzione? Accanto ai titoli delle canzoni affianca sempre latitudine e longitudine. Perché? “Per fornire – spiega – un elemento in più per l’immersione nei brani, per restituire loro un’ambientazione. E si tratta sempre di luoghi che per me hanno un significato importante”.
Immaginiamo che tra i luoghi importanti ci sia ora anche il teatro Lauro Rossi. Perché è qui che il pubblico gli attribuisce il premio della serata: finisce proprio nelle sue mani la Targa Banca Macerata.


 

Altri due appuntamenti di Audizioni Live 

Le rigide temperature esterne non scoraggiano il pubblico di Musicultura e il Teatro Lauro Rossi di Macerata registra altri due sold out per le Audizioni Live del Festival.  

La quinta serata comincia con Riccardo Morandini. Il brano Unione è testimonianza dello stretto rapporto che il cantautore bolognese ha con la natura; Raccolto, invece, propone alcune riflessioni sulla raggiunta maturità: “I 30 anni – dice – sono un’età di passaggio in cui si percepisce l’assottigliarsi degli infiniti cammini possibili della vita”. 

Il secondo a esibirsi è Federico Baldi con La macchina del tempo e Ridicolo. Rifacendosi alla sua formazione teatrale, l’artista spiega sul palco di attribuire un ruolo determinante alla parola. Protagonista dei suoi testi è l’equivoco, nella ferma convinzione che i vent’anni siano il momento della vita in cui si può e si deve provare a dare fastidio.  

Arrivano poi da Napoli i WUM, che con Piglia ciato cantano un invito a rallentare rispetto ai ritmi sempre più frenetici della contemporaneità. L’unione tra musica e danza nel secondo pezzo, Nun me chiamme Rosa, si ispira alla tradizione delle tammurriate con influenze mediorientali. Il trio campano segue una sola regola: attingere al passato per volgere lo sguardo al futuro. 

Glomarì è la quarta a esibirsi; presenta Il teatro dell’anima e Ciao Settembre. La sua è una musicalità essenziale, quasi istintiva, connotata da un minimalismo nostalgico e malinconico. La musica, spiega, è per lei un “nascondiglio eccentrico”, un modo per dare forma a una città emotiva che è in costante sviluppo.  

Ultima proposta della serata è Zic, che canta Lampioni e Futuro stupendo, brani dal carico emotivo molto profondo. Le parole con cui risponde alla giuria del festival restituiscono il racconto di canzoni d’amore che sono frutto di una voglia di rivincita che scaturisce da una guerra tra sentimenti contrastanti. 

Al termine delle audizioni il Teatro Lauro Rossi naviga verso atmosfere jazz (VIDEO). Sul palco protagonisti diventano la tromba di Fabrizio Bosso e il pianoforte di Julian Oliver Mazzariello. L’omaggio del duo ai grandi maestri della musica incanta il pubblico che si scioglie in un sentito e caloroso applauso. 

La serata si chiude con l’assegnazione del premio Targa Banca Macerata ai WUM. 

L’anima rock e la voce bruciante di Ilaria Argiolas inaugurano il sesto appuntamento con le Audizioni Live. I brani La mia borgata e Vorrei guaritte io raccontano la vita autentica dei quartieri di Roma sud e la funzione terapeutica e ispiratrice della musica.  

La seconda esibizione è quella dei PUPANOBU. Dopo anni di lontananza dalla scena musicale, il duo porta sul palco del Teatro Lauro Rossi Geronimo !!! e Vecchio Vez, espressione – spiegano – del “sincero hip hop” emiliano proprio della scena underground degli anni Novanta. 

È poi il momento di Marsali, la cui musica sviluppa una ricerca libera e variegata che ha una solida base nella formazione classica e jazz. I pezzi proposti, Bouganville e Bouquet, suggeriscono un’atmosfera floreale e allegra, perfetta sintesi tra leggerezza e profondità, e riescono a collimare il senso del rimpianto alla dolcezza della vita. 

Sale poi sul palco Lucio Matricardi. Le canzoni Hanno ammazzato Lino e Lo Schiavo sono un inno a coloro che difendono e coltivano la bellezza con coraggio, lontano dai riflettori. Gli strumenti fondamentali dell’artista marchigiano, rappresentante della canzone d’autore classica, sono la parola e la musica che ne amplifica il significato. 

Quinta performance è quella di Beart, i cui brani Non ci vediamo da un po’ e Rosso Porpora sono esempio di uno stile che, nella chiacchierata successiva all’esibizione con la giuria del Festival, viene definito come sommesso, sussurrato, lievemente sofferente. L’artista racconta la fine del suo primo amore rifacendosi al mondo del cantautorato italiano senza rinunciare a una chiave comunicativa ironica.  

L’ultima esibizione è degli Utah, cinque giovani musicisti sambenedettesi con l’obiettivo di vivere della propria musica che hanno dato vita a un progetto artistico che ruota attorno ai concetti di “insieme” e “riscoperta”. I brani presentati dal gruppo, Autostrada e Mykonos, affrontano temi spensierati come quello del viaggio. 

La serata si avvia alla conclusione con l’intervento del Rettore dell’Università di Macerata, John McCourt, che con grande entusiasmo si unisce al Direttore Artistico del Festival, Ezio Nannipieri, nel riaffermare l’ormai consolidato legame tra Musicultura e l’ateneo marchigiano.  

Il voto del pubblico premia gli Utah con la Targa Banca Macerata.