INTERVISTA: SIMONE CRISTICCHI A RECANATI PER MUSICULTURA 2022

Dai primi riconoscimenti all’ultimo album Abbi cura di Me, il percorso artistico di Simone Cristicchi si è sempre intrecciato a quello umano, attraverso un’incredibile varietà di forme e modi: musica, teatro, narrativa e disegno sono le linee principali della ricerca interiore del cantautore romano. Sempre attento a creare una connessione profonda con il pubblico, la performance di Cristicchi sul palco del Persiani di Recanati si è conclusa con un lungo e commosso applauso del teatro. Segno forse di uno di quei rari casi in cui artista e pubblico riescono davvero a capirsi e sentirsi.

Dopo l’esibizione ci ha raccontato parte della sua storia attraverso quest’intervista.

Nel 2005, salendo sul palco dello Sferisterio come vincitore assoluto di Musicultura, hai detto di seguire la “filosofia della lumaca”. Nel 2021 è uscito il tuo nuovo libro Happynext. Alla ricerca della felicità, in cui una delle parole chiave è proprio “lentezza”. Cosa significa prendere il tempo e lo spazio necessari per il Simone Cristicchi “cant’attore”?

La lentezza è un’arma, qualcosa che ti permette di andare a un ritmo più umano e naturale nella vita e dopo nell’arte. Riesci a vedere cose che, andando velocemente, si perdono, a cogliere i dettagli. Per un artista è fondamentale: spesso racconta quello che gli altri non vedono. Per riuscire a creare un’opera ci vuole il tempo giusto: a volte uno scrive una canzone in quaranta minuti ed è un capolavoro, altre volte magari ti sforzi anche per un mese ma non viene fuori una cosa degna di quel nome. Quindi non è una regola, però devo dire che la riscoperta della lentezza poi aiuta soprattutto ad ascoltare la nostra voce interiore e a fare i conti con se stessi.

Sei membro del Comitato Artistico di Garanzia di Musicultura dal 2009. Ecco, in ben quattordici edizioni quale credi sia la costante più significativa del Festival? Quale, invece, il cambiamento più importante che hai notato?

La costante è nella qualità delle proposte. Mi rendo conto che dovendo decidere le tre mie preferite faccio una gran fatica e questo vuol dire che il livello artistico dei ragazzi è cresciuto di anno in anno, che in giro c’è tanta qualità e passione. Mi auguro che questa passione poi venga premiata: per uno che vince ce ne sono anche tanti che tornano a casa, magari delusi. È successo così anche a me tante volte. Io dico sempre questo: è quando riesci a contattare la tua vera unicità, la tua vera anima e non somigli a nessun altro che allora sei invincibile e inattaccabile. Il cambiamento è l’assenza di Piero Cesanelli perché era, con Ezio Nannipieri, l’anima del Festival. La sua mancanza si sente tanto, la mancanza di un amico, di una persona che ha fatto di Musicultura qualcosa di unico al mondo, non solo in Italia.

In un’intervista precedente hai dichiarato che il teatro ti permette di continuare il tuo percorso artistico anche con i suoi “deragliamenti”. Attualmente sei impegnato in due spettacoli, Esodo e Paradiso. Dalle tenebre alla luce. Quali sono i loro “deragliamenti”?

Il deragliamento è fondamentale per me, mi mette in discussione ogni volta. Non percorro strade facili, mi piace comunque misurarmi sempre con qualcosa di nuovo. Sono passato attraverso il teatro civile e della memoria per intraprendere proprio un percorso che andasse a indagare la geografia della nostra anima, il mondo dell’invisibile. Il deragliamento più importante che ognuno di noi deve fare nella propria vita è guardare dentro di se prima di tutto. Ed è un universo, un microcosmo che racchiude un macrocosmo. È una ricerca pressoché infinita ma necessaria per chi aspira a un’evoluzione.

Il tuo ultimo album Abbi cura di Me raccoglie alcuni dei brani più significativi della tua carriera, tra cui L’ultimo valzer da Grand Hotel Cristicchi (2010). Una canzone che potrebbe riassumere i caratteri migliori della tua musica: concreto e sublime, commedia e tragedia, ironia e poesia, fragilità e bellezza delle piccole cose. Puoi raccontarci come è nata questa canzone?

È nata quando facevo parte di un gruppo parrocchiale, avevo 13 o 14 anni. Mi portarono un pomeriggio a visitare un ospizio e io, entrando, vidi due signori molto anziani che ballavano una musica dolce, ma lo facevano in ciabatte e vestaglia. E questa immagine, fotograficamente forte e d’impatto, me la segnai su un taccuino e scrissi «un valzer in pantofole e vestaglia» – proprio questa frase – che poi buttai lì. Molti anni dopo nel 2009, dovendo scrivere il mio nuovo disco ed essendo privo di idee, andai a scartabellare in mezzo a tutti quei vecchi quaderni. Trovai la frase e mi vennero in mente di nuovo tutta i profumi, le immagini, la tenerezza di questo amore tra i due. E scrissi L’ultimo valzer proprio così, da una piccola intuizione che avevo avuto vent’anni prima.

Sei un lettore appassionato fin da bambino. Quali libri ci consiglieresti per il 2022?

Innanzitutto vi consiglierei il mio ultimo libro Happynext. Alla ricerca della felicità, non perché l’ho scritto io ma perché è un tema che riguarda ognuno di noi. Ho raccolto un po’ tutte le esperienze, le interviste, le mie storie personali e le ho suddivise in sette parole che mi aiutano a costruire l’impalcatura di questa “felicità” che tanto ci sfugge di mano ogni giorno: attenzione, umiltà, lentezza, cambiamento, talento, memoria e noi. L’ultima parola l’ho scelta perché essere felici e sentirsi non connesso a tutti gli altri non è vera felicità. Il secondo libro è un classico della spiritualità: Il potere di adesso di Eckhart Tolle. È una sorta di meditazione sull’essere presenti, sul vivere nel momento, nel qui ed ora.

INTERVISTA: AMARA A RECANATI PER MUSICULTURA 2022

Lungo e nutrito di esperienze è il percorso artistico di Amara: ha partecipato alla quinta edizione del programma Amici di Maria De Filippi, preso parte a SanremoLab e Area Sanremo, calcato il palco dell’Ariston in occasione del Festival della Canzone italiana nel 2015 col brano “Credo”. Autrice di molti testi del panorama musicale nostrano, collabora con artisti del calibro di Fiorella Mannoia, Simone Cristicchi, Ornella Vanoni, Emma; pubblica singoli e album di successo facendo dell’introspezione e della riflessione sulla condizione umana i suoi tratti distintivi.
Arrivata a Recanati come ospite della prima serata del concerto dei finalisti di Musicultura, si racconta alla redazione di “Sciuscià” in un misto di ricordi e riflessioni sui sentimenti che animano la vita.

Partiamo dal lontano 2005, quando sei stata ammessa alla scuola di Amici di Maria De Filippi mantenendo un posto fino alla fase finale del programma. A distanza di anni, come ricordi quell’esperienza?

Sicuramente la ricordo con tenerezza. Oggi, col senno di poi, è bello fare il punto della situazione e capire come ogni seme abbia un tempo per la sua evoluzione. Quello era un tempo di aspettativa verso me stessa; era qualcosa che ho voluto fortemente e prima di riuscire a entrare ho fatto tanti provini per raggiungere il mio obiettivo. La cosa bellissima che mi ha insegnato quell’esperienza è stata di riuscire a capire, a un certo punto, quale dovesse essere la mia reale strada: l’idea che avevo prima di fare il programma non era la stessa di quando sono uscita. Quindi è un ricordo tenero e sono molto felice di averlo sperimentato, sì.

Quest’anno, invece, sei ospite sul palco di Musicultura 2022 a Recanati; guardandoti intorno cosa ti colpisce di più dell’atmosfera che si crea in un contesto simile?

Dell’ambiente in sé mi colpisce la considerazione per la parte artigianale della musica e per chi la fabbrica, questa attenzione ai cantautori che io nel mio cammino ho scoperto soltanto in una seconda fase. Mi rendo conto che per la musica in generale quello del cantautore, o quello dell’autore – perché si può anche scrivere e far cantare ad altri –, è un ruolo fondamentale per generare l’idea che permette al brano di esistere. Credo che Musicultura sia proprio la casa dell’attenzione verso questo aspetto.
Poi, avendole vissute anch’io prima di riuscire a fare tutto quello che oggi ancora faccio, mi colpiscono la tensione dei ragazzi, l’adrenalina, l’emozione, la paura ma anche la forza che porta alla determinazione nel fare ciò che si vuole.

La tua firma caratterizza numerosi testi della musica italiana, talvolta in collaborazioni occasionali, in altri casi in veri e propri sodalizi artistici. Umanamente, cosa cerchi nelle persone con cui collabori? Come senti di essere entrata in simbiosi con l’altra parte durante la scrittura?

Bellissima questa domanda. Normalmente io non scrivo sotto richiesta, il mio approccio alla canzone è semplicemente “vomitare” – lo chiamo “vomito” perché è davvero qualcosa di presente interiormente che deve uscire. È sempre una fotografia della mia vita personale, e la magia della musica fa sì che un mio pensiero si accomuni a un aspetto della vita di un’altra persona che a sua volta si sente raccontata, in qualche modo. È bello perché fa capire quanto gli esseri umani siano simbiotici tra loro: qualcosa che succede a uno è successo sicuramente a qualcun altro. È difficile poi riuscire a raccontare con delle formule di scrittura immediate ciò che ci succede, capire il problema e trovare subito la soluzione. Quando scrivo, le mie canzoni non sono mai velocissime, durano tanto tempo, tanti mesi e a volte anche anni, perché magari nel momento in cui vengo percossa o attraversata da un sentimento non sono ancora arrivata alla sua soluzione. Solo in un secondo momento quello che ho citato tempo prima trova una conclusione. Quindi, cosa cerco negli artisti che interpretano le mie canzoni? Quella forma di verità, perché credo la canzone abbia bisogno solamente di un’introspezione reale, altrimenti non la si può raccontare con la forza di cui necessita.

Meraviglioso brano, uno dei tanti, scritto con la Mannoia è “Padroni di niente”. Nel testo si ripetono più volte i versi quando penso di voler cambiare il mondo, poi succede che è lui che invece cambia me: come ti ha cambiato il mondo, l’esperienza delle cose del mondo, crescendo?

Mi ha cambiato tantissimo. Il mio nome racconta proprio questo: mi chiamo Amara perché, a un certo punto, ho fatto pace con una serie di frustrazioni, pregiudizi o giudizi che avevo verso me stessa, di cui però mi avevano caricata anche gli altri; ho fatto pace con la mia persona in un risveglio interiore, un cammino molto personale in cui si superano alcuni limiti insormontabili. E quando appunto ti risvegli, comprendi come tutto quello che prima costituiva un problema in quel momento diventa niente; le uniche cose reali e importanti dell’esistenza sono l’armonia, la serenità e il contatto con te stesso. La perfezione esiste soltanto se tu ti sai vedere tale, l’unicità è qualcosa di indiscutibile perché ogni essere è unico a modo suo. Anziché rifiutare le amarezze del mio percorso io ho deciso di omaggiarle, tanto che ho scelto di chiamarmi Amara, indosso tutto. Io sono, mi sento, una donna migliore e un essere migliore grazie a tutte quelle esperienze.

Per concludere, hai definito il tuo percorso artistico-cantautorale come la ‘missione’ che caratterizza la tua vita: passando dal singolare all’universale, quale pensi sia moralmente la missione dell’uomo nel mondo?

Si lega un po’ a quello che ho detto prima. Finché ti ricerchi al di fuori di te stai sbagliando strada, sei fuori dal programma della missione. Questa è la mia forma-pensiero: ogni essere umano è il risultato di un connubio genealogico materno e paterno, arriva da quell’alchimia e ha la possibilità di risolvere tutto ciò che gli antenati non sono riusciti a fare. C’è un carico di responsabilità enorme. Credo che, a livello di priorità, si dovrebbe prendere consapevolezza delle memorie dei geni, le memorie cellulari, per poi arrivare a capire la propria identità. Io chi sono? è la domanda che ci accompagna fino alla morte, e ogni volta che troviamo una piccola risposta la aggiungiamo al piccolo puzzle perché non basta un’esistenza per capire interamente quello che siamo. L’unica cosa che dovrebbe fare ogni individuo è raggiungere se stesso in quel centro che è semplicemente l’umiltà di raccontarsi e riuscire a essere totalmente quello che è, senza sovrastrutture. Questo dovrebbe essere l’obiettivo.

I finalisti di Musicultura in concerto a Recanati il 3 e 4 maggio


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Gli artisti e le artiste che compongono la rosa dei finalisti saranno protagonisti di un’intensa due-giorni, il 3 e 4 maggio a Recanati. Il programma prevede due concerti serali al Teatro Persiani, con la partecipazione di Enrico Ruggeri, Amara e Simone Cristicchi.

Il programma delle serate


3 MAGGIO
con Simone Cristicchi e Amara
caspio – Emit – iosonorama – Cassandra Raffaele – Valeria Sturba – Valerio Lysander – Martina Vinci – Y0 – Yosh Whale

4 MAGGIO
con Enrico Ruggeri
Isotta – Kamahatma – Malvax – Sandri – Sara Loreni – Sofia Rollo – Te quiero Euridice – THEMORBELLI – Vito

La diretta su Rai Radio1


Rai Radio 1, la radio ufficiale di Musicultura, trasmetterà integralmente le due serate in diretta a partire dalle 21.05, con John Vignola, Marcella Sullo e Duccio Pasqua alla conduzione.

Biglietteria


I biglietti sono disponibili presso: – la biglietteria del Teatro Persiani; – la biglietteria dei Teatri di Macerata; – tutte le biglietterie marchigiane del circuito Amat; – tutti i punti vendita autorizzati vivaticket; – online qui.

Le canzoni finaliste


caspio (Trieste) – domani!
Emit (Lodi) – Vino
iosonorama (Napoli) – Zero Volume (Partenope)
Isotta (Siena) – Palla avvelenata
Kamahatma (Trecate NO) – Saletta fumo
Malvax (Modena) – Esci col cane
Cassandra Raffaele (Vittoria RG) – La mia anarchia ama te
Sandri (Cesena) – Bar Legni
Sara Loreni (Parma) – Amanda
Sofia Rollo (Lecce) – Da sola
Te quiero Euridice (Piacenza) – Mandorle
THEMORBELLI (Alessandria) – Il Giardino dei Finzi Contini
Valeria Sturba (Bologna) – Antiamore
Valerio Lysander ( Roma) – Sandali
Martina Vinci (Genova) – cielo di Londra
Vito (Palermo) – Quanto costa l’amore
Y0 (Ravenna) – TRAPsodia POPolare
Yosh Whale (Salerno) – Inutile


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Svelati i nomi dei finalisti di Musicultura 2022

Musicultura rende noti i nomi dei 18 finalisti del celebre Festival della Canzone Popolare d’Autore che da 33 anni garantisce una vetrina trasparente ai nuovi talenti, contribuendo al ricambio artistico generazionale della canzone italiana di qualità.

Ecco i 18 finalisti della XXXIIIesima Edizione di Musicultura:

caspio di Trieste; Emit di Lodi; iosonorama di Napoli; Isotta di Siena; Kamahatma di Trecate (NO); Malvax di Modena; Cassandra Raffaele di Vittoria (RG); Sandri di Cesena; Sara Loreni di Parma; Sofia Rollo di Lecce; Te quiero Euridice di Piacenza; THEMORBELLI di Alessandria; Valeria Sturba di Bologna; Valerio Lysander di Roma; Martina Vinci di Genova; Vito di Palermo; Y0 di Ravenna e Yosh Whale di Salerno.

Sono il frutto di una selezione lunga ed articolata, iniziata nel novembre scorso, dedicando tre mesi all’ascolto delle 2.172 canzoni in concorso (record assoluto di partecipazioni, ogni candidato propone due brani). Successivamente, 61 proposte sono state selezionate e convocate a Macerata, dove il mese scorso hanno sostenuto un’audizione dal vivo di fronte alla commissione d’ascolto e al pubblico, che per dieci giorni consecutivi ha gremito il teatro Lauro Rossi. Oggi infine l’annuncio della rosa dei diciotto finalisti.

Per la prima volta abbiamo 18 finalisti, anziché 16. È una licenza che ci siamo presi per dare un riscontro anche quantitativo alla qualità e alla varietà delle proposte ascoltate con gran piacere alle audizioni – dichiara il direttore artistico Ezio Nannipieri – Quanto alle canzoni, temo che cercare di tratteggiarle per linee generali significherebbe fare loro un torto: direi che ciascuna ha un’indole e una fragranza proprie, che spero risulti bello andare a scoprire e gustare in prima persona”.

Le canzoni dei 18 finalisti andranno a comporre il CD compilation della XXXIII edizione, realizzato in collaborazione con CNI. Nel corso del mese di maggio, Rai Radio accoglierà i brani nell’ambito della propria programmazione, parallelamente produrrà una serie di sei podcast, dedicati all’approfondimento delle storie dei giovani artisti e artiste in concorso, disponibili on demand su Rai Play Sound. Alla proclamazione degli 8 vincitori si giungerà in base alle indicazioni di Musicultura, che si riserva l’individuazione di due vincitori, e alle scelte insindacabili del prestigioso Comitato Artistico di Garanzia di Musicultura, che designerà i restanti 6 vincitori.

Nell’edizione in corso il Comitato Artistico di Garanzia è composto da Vasco Rossi, Roberto Vecchioni, La Rappresentante di Lista, Enzo Avitabile, Claudio Baglioni, Francesco Bianconi, Giorgia, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Sandro Veronesi, Niccolò Fabi, Dacia Maraini, Gaetano Curreri, Maria Grazia Calandrone, Luca Carboni, Alessandro Carrera, Guido Catalano, Ennio Cavalli, Diego Bianchi, Teresa De Sio, Francesca Archibugi, Mariella Nava, Antonio Rezza, Enrico Ruggeri, Tosca, Paola Turci, Ron.

Gli 8 vincitori di Musicultura 2022 saranno protagonisti nel prossimo mese di giugno, assieme a importanti, stimati ospiti italiani ed internazionali, delle serate di spettacolo finali del Festival, all’Arena Sferisterio di Macerata, in diretta su Rai Radio 1. Lì sarà il voto del pubblico a eleggere il vincitore assoluto del Concorso, al quale andrà il Premio Banca Macerata di € 20.000. Verranno inoltre assegnati la Targa della Critica Piero Cesanelli (€ 3.000), il Premio AFI (€ 3.000), il Premio per il miglior testo (€ 2.000) e il Premio (€ 10.000) per la realizzazione di un tour, con il sostegno di NuovoImaie.

Come sono andate le Audizioni Live di Musicultura 2022

Con le Audizioni Live di Musicultura 2022, dopo due anni di attesa, torna finalmente il pubblico in sala ma soprattutto tornano gli occhi puntati sul palco e gli applausi sonori che si diffondono per tutti i palchetti e tra la platea.

Una maratona musicale, un emozionante viaggio tra le variegate realtà musicali del paese che ha coinvolto non solo le 61 proposte di questa edizione ma oltre 277 musicisti e più di 3000 spettatori che hanno gremito il Teatro Lauro Rossi di Macerata.

I dati social hanno registrato 613.000 visualizzazioni delle 10 dirette streaming, 1.100,000 persone raggiunte e un valore di impression pari a 1.800.000. A cui si aggiungono collegamenti in diretta col Tgr Rai Marche e coi GR Rai nazionali, i 112 articoli e le 251 le citazioni sui principali giornali italiani e riviste musicali e, infine, gli oltre 200 articoli pubblicati on line.

Con il pubblico tornano in teatro anche le sorprese: per il taglio del nastro, nella prima serata di Audizioni, ci siamo fatti aiutare da Cristina Donà mentre sono ritornate a Macerata e sul palco di Musicultura anche Irene Grandi e Paola Minaccioni.

 

Già alla chiusura del bando di concorso, Musicultura 2022 si è annunciata come un’edizione da record: infatti, si sono iscritti alla XXXIII edizione del festival ben 1.086 artisti esordienti provenienti da tutta Italia.
Dopo un ascolto attento degli oltre duemila brani, le 61 proposte artistiche ritenute più meritevoli sono state convocate a Macerata per esibirsi dal vivo, davanti alla giuria del festival. Alcuni dati statistici possono aiutare a tracciare meglio il profilo dei partecipanti a questa edizione del Festival: l’80% sono solisti, il restante 20% band; il  35%  ha già partecipato al concorso; tra  le regioni più rappresentate troviamo al primo posto il Lazio, seguito dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna; mentre il range anagrafico va dai 18 ai 64 anni. È da registrare l’aumento della partecipazione delle cantautrici, il 33% sui 1086 iscritti, un dato significativo tenendo conto delle recenti analisi sul gender-gap.

Guarda tutte le esibizioni delle Audizioni Live

 

 

 

Sciuscià: ultimi due appuntamenti delle Audizioni live al Teatro Lauro Rossi di Macerata

La copertina della penultima serata delle Audizioni Live al Teatro Lauro Rossi di Macerata è un monologo del Professore Walter Costantini sul valore delle parole nel contesto teatrale, definito dallo stesso docente come “il luogo dell’ascolto, della visione, dell’osservazione”. Citando vari studiosi e filosofi, da Socrate a Chomsky passando per Freud e Heidegger, Costantini racconta la vastità, la bellezza e la maestosità della lingua italiana e del linguaggio. Poi, spazio alle esibizioni.

Walter Costantini

Con più di vent’anni di carriera alle spalle, Luca Maggiore è il primo artista a calcare il palco.Propone brani interpretati da una voce calda e un timbro graffiante; uno è dedicato al figlio Andrea, nome che funge anche da titolo del pezzo, ed è accompagnato da una dichiarazione d’amore: «Il giorno più bello della mia vita è stato quando è nato mio figlio».
Il secondo artista è il genovese Guglielmo Perri, in arte G Pillola perché – spiega – i suoi brani «raccontano pillole di vita». Le sue canzoni sono infatti caratterizzate dalla narrazione di momenti di quotidianità e surfano tra le onde della musica italiana degli anni ’70 e ’80, dell’indie rock europeo e del pop francese.
Ed è proprio la musica francofona ad accompagnare l’esibizione di giuliettacome, che dichiara di ispirarsi per la sua produzione ad alcuni artisti belghi. «Musicultura – racconta alla giuria del Festival- è stata la spinta per farmi esibire dal vivo. Non ho mai cantato live le mie canzoni, questa è la mia prima volta».

Emit è il quarto artista a salire sul palco del Teatro Lauro Rossi di Macerata. L’autenticità della sua performance, la particolare leggerezza d’animo che lo contraddistinguono e la semplicità dell’arrangiamento musicale dettato dall’uso di una sola chitarra lo fanno subito entrare in sintonia col pubblico, che lo premia, infatti, assegnandogli a fine serata la Targa Banca Macerata.

Emit vince la Targa Banca Macerata

Penultina performance è quella di Sir Jane, cantautrice bolognese i cui brani sono caratterizzati da “un’epicità guerresca”, come sostenuto dal membro della giuria Stefano Bonagura. A seguito di un periodo difficile vissuto dall’artista, il pezzo Trigger descrive la «necessità di dare un nome e una parte al nemico. Non lo puoi sconfiggere, non lo puoi uccidere, ma lo puoi integrare».
La serata volge al termine con le canzoni di Ganugi, cantautore e polistrumentista di Prato che ha intrapreso due anni fa il suo percorso da solista e porta sul palco brani di poesia improvvisata, resisingolari dalla forte espressione emotiva del cantante, che nella sua biografia si definisce come uno degli ultimi poeti estemporanei in ottava rima.


È quasi tempo di saluti. Siamo infatti giunti all’ultimo appuntamento con le Audizioni Live di Musicultura 2022 e il Festival ringrazia il suo nutrito staff riservandogli uno spazio sul palco. Così, uno scrosciante applauso del pubblico accoglie organizzatori e collaboratori della manifestazione ringraziandoli per il loro lavoro. Poi, protagonista torna a essere la musica.

Ad aprire lo spettacolo è Paolo Toschi, in arte Apu, che spiega come la sua scrittura e la sua composizione siano state ispirate da racconti di persone a lui vicine. L’urgenza di comporre strofe dedicate alla donna che aveva sognato, per esempio, lo ha spinto alla sua totale immedesimazione nel brano.
È poi il momento di Martina Vinci, che con grande introspezione regala alla platea Cielo di Londra, mescolando basi elettroniche al timbro più scuro del pianoforte. L’intimità è la chiave di lettura della sua musica: «Ho vissuto talmente tanto le urla e la rabbia – spiega – che ho capito come non ci sia bisogno di quelle per comunicare: a volte le cose arrivano di più se le si dice con le parole giuste».
Tanto diversi quanto ugualmente immersivi sono il metodo di scrittura e l’approccio al palco di Pecci, producer e insegnante di canto che si presenta con Armageddon e Ombelico di Venere, brani più volte rimaneggiati musicalmente e perfezionati – racconta intervistato dai membri della giuria- in un continuo percorso di studio e sperimentazione.

Tano e l’Ora d’Aria scalda il teatro con Gli impavidi, «scritta per chi non sa come fare e ha bisogno di coraggio». L’arte del canto e quella della recitazione sono ben radicate nella sua persona, mezzi essenziali per la scoperta di sé e la narrazione «dell’avventura epica della vita dell’artista» o, più in generale, dell’essere umano.
Quarta proposta dell’ultima serata è Stefania Tasca. Con voce calibrata, potente ma sobria, la cantautrice, polistrumentista e produttrice rapisce la giuria e il pubblico attraverso l’interpretazione dei brani Castelli di sabbia e Vetro. È proprio la sua sobrietà nel mettersi a nudo, secondo i giurati, il punto forte delle sue esibizioni.
I Maestral calcano per ultimi il palco delle Audizioni. Con l’intento di suonare dal vivo la musica veneziana, rielaborata e arricchita dalle contaminazioni musicali di ciascun componente del gruppo, approdano sul palco del Festival proponendo alcuni brani esplicativi di un percorso intrapreso nel 2019.

È Stefania Tasca ad aggiudicarsi la Targa Banca Macerata.

Stefania Tasca vince la Targa Banca Macerata


 

Sciuscià: proseguono gli ascolti degli Audizionati a Musicultura 2022

I brividi di esibirsi sul palco di un teatro storico così gremito, davanti alla giuria d’ascolto del Festival e a quella universitaria, entrambe attentissime: queste sono le Audizioni Live, questa è l’emozione di Musicultura. Anche questa seconda settimana Teatro Lauro Rossi continua all’insegna della musica d’autore con nuove e vecchie conoscenze.

A dare il via all’appuntamento del 3 marzo è la band Popforzombie. Dopo l’ incontro con Max Casacci dei Subsonica, che ha prodotto, registrato e mixato il loro primo EP, Cose Piccole, cantano sul palco di Musicultura Canzone inutile e Reitia. Nonostante le melodie malinconiche rock-pop, ‘cerchiamo di utilizzare l’ironia in tutto quello che facciamo – afferma il frontman – anche perché non siamo più così giovani dal punto di vista musicale’. La seconda artista a esibirsi è la cantautrice Sara Loreni. Dopo le esibizioni alla XVIII e XXV edizione del concorso, l’artista parmigiana approda quest’anno al Teatro Lauro Rossi con un mix innovativo di suoni elettronici e acustici. L’esperienza con Capossela nel 2020 e la performance nel progetto The sky in a Room le hanno permesso di mescolare un po’ le carte in tavola e creare così il suo nuovo sound. Il brano Eroticamente ha attirato l’attenzione della giuria per le frasi d’impatto e la tematica trattata: ‘Oggigiorno il tema dell’erotismo viene trattato in modo molto pornografico,  – dichiara la performer – quando in realtà è spesso una questione mentale’.  Si cambia registro con Luigi Friotto, classe 1981, che presenta sul palco di Musicultura un’esibizione mistica, tra musica e poesia, con i suoi brani Villana Pianura e Tutte le stelle dell’altro polo. Il secondo in particolare spicca per la scelta di musicare il XXVI Canto dell’Inferno dantesco. ‘Sono molto legato ai simbolismi, per questo mi sono permesso di utilizzare Dante. Avevo bisogno di un passaggio graduale che mi portasse dai massimi sistemi a quell’isola bizzarra che è l’uomo’.

Racconti d’infanzia e un folk nostalgico, ciò che ha portato sul palco di Musicultura il cantautore e chitarrista Vena. ‘I valori che ci hanno tramandato, spesso sono nella realtà dei disvalori. –  ha dichiarato il musicista milanese – Per me è stata una presa di coscienza dolorosa’. In Brianza l’artista ha deciso di denunciare i valori malsani della società moderna grazie a un arrangiamento live sorprendente. Giovane ed esplosiva, Valentina Brozzu ha saputo poi sorprendere il pubblico di Musicultura con le canzoni Sbronza e Dinamite. ‘L’incontro con la chitarra ha fatto sì che dentro di me scattasse qualcosa. – afferma la cantautrice meneghina – Dal nulla ho sentito l’urgenza di scrivere’. L’artista ha portato al Lauro Rossi la sua vocalità sobria e determinata, che finisce per stupire la giuria con un suo twist punk-rock. Gli ultimi a esibirsi sono i Toolbar, che approdano sul palco maceratese direttamente dal garage affittato nell’Alto Garda Trentino. Catturano il pubblico con Sedia e lo stupiscono con Borghese, canzoni senza peli sulla lingua, contaminate da vari generi musicali come la new wave e l’r&b. ‘Nel flusso creativo della scrittura non ci diamo nessun freno; – afferma il cantante del gruppo – partiamo sempre dalle basi strumentali, per poi mischiare le nostre influenze nel testo della canzone’.

Nella settima serata di Audizioni, grazie anche alla partecipazione attiva sui social, la Targa Banca Macerata viene assegnata a Vena.


Altro giro, altro corsa alle Audizioni Live di Musicultura: tanta nuova musica emergente da ogni angolo d’Italia per questo venerdì di spettacolo con il pubblico maceratese.

Il primo della serata a esibirsi è stato il cantautore Effenberg , con i brani PresepeIl cielo era un corpo coperto, entrambi contraddistinti da uno storytelling ben strutturato e melodie dolci, perfetti per descrivere i temi sociali trattati. Il cantautore romano Lorenzo Disegni è il secondo artista in gara della serata, ritornato dopo la partecipazione alla scorsa edizione del festival, con due brani dal sapore nostalgico e romantico, Oi Mà e 70.  ‘Ho notato che c’è sempre un po’ di difficoltà a categorizzare la mia musica, – afferma Lorenzo – quindi forse sono riuscito a non ricalcare schemi predefiniti’. La terza proposta della serata è Valeria Sturba, una talentuosa polistrumentista con un elegante stile di canto. Porta a Musicultura due brani molto diversi tra loro, Antiamore e Mille. All’interno dei suoi testi e dei suoi arrangiamenti emerge esperienza e maturità come improvvisatrice e sperimentatrice.

Prosegue la serata con caspio, il quarto artista a esibirsi sul palco di Musicultura. ‘Serve un po’ di futuro – spiega l’artista alla giuria – e credo sia difficile vederlo in questo momento’. Non a caso i suoi brani si intitolano Domani e Mai. Quella del musicista triestino è una voce acuta e sincera che, accompagnata dal suono secco del rullante,  trasporta in un viaggio attraverso i ricordi. Milanese di origini salentine, la quinta cantante della serata è Sofia Rollo. Dopo l’esordio a X-Factor l’artista giunge al Teatro Lauro Rossi con due canzoni dallo stile urban-pop misto jazz, Da Sola e MaleBene. ‘Ho iniziato a scavare alla ricerca di un suono che convincesse in primis me stessa, dando il giusto spazio anche ai miei musicisti’. L’ultimo a esibirsi nell’ottava serata delle Audizioni Live è il rapper torinese THEMORBELLI, formatosi all’interno del panorama rap underground anni ‘80. L’artista  reinterpreta l’hip-hop vecchia scuola in chiave moderna, grazie all’esperienza maturata in quasi 50 singoli.

Il rettore dell’Università di Camerino, Claudio Pettinari, conclude la serata con la consegna della Targa Banca Macerata alla vincitrice di questa sera, Sofia Rollo.


 

Sciuscià: continuano le Audizioni Live al Teatro Lauro Rossi di Macerata

Terminata con successo la prima settimana delle Audizioni Live, il Teatro Lauro Rossi di Macerata si riaccende e accoglie nuovamente il pubblico per altre due serate di musica dal vivo.

A inaugurare l’appuntamento del 2 marzo è Moretti, artista che presenta due brani che – seppur con grande leggerezza – puntano il dito sulle ambiguità della società odierna. Del resto, come rivela il cantautore stesso, cifra essenziale della sua musica sono proprio l’autoironia e un cinismo che strappa sorrisi. «Credo fermamente – afferma – che non sia l’artista a fare l’opera, ma l’opera a vivere da sola». Seconda proposta della serata è Ponente. Domina il palco con melodie e testi di grande energia, da cui traspare un’inconfondibile solarità mediterranea. La sua è un’esibizione piena di vitalità, caratterizzata dal suono del dialetto palermitano. Sentire la musica negli occhi – racconta con uno dei suoi testi – significa respirare aria di normalità, vivere la musica talmente intensamente da poterla vedere. È il momento di Moriel. Il ritmo dei suoi brani, Non ci ripensi mai e 12 km, sembra espandersi gradualmente, in un crescendo continuo che conserva, tuttavia, una certa rarefazione dei suoni e delle parole. Nei due pezzi l’artista fa emergere il suo lato dark e quello ironico, in un riuscito gioco di opposti.

Un passo indietro nel tempo e si torna negli anni Settanta con Sandri, quarta proposta della serata. Si presenta con uno stile vintage che non cozza affatto con la freschezza e l’originalità dei brani proposti che – svela rispondendo alle domande della giuria del Festival – prendono ispirazione dalla vita, dalle persone e dalle storie di un bar vicino casa. È la volta, poi, di Isotta. Attraverso uno stile romantic dark cerca di sensibilizzare chi la ascolta su temi e problemi legati al mondo femminile, soprattutto in Palla avvelenata. La sua arte, spiega, non è rivolta solo agli altri, ma anche a se stessa: «Mi piace portare le mie canzoni sul palco, a volte è una catarsi per me che sono timida e introversa». Precisione, dinamismo, fluidità e potenza espressiva caratterizzano l’esibizione dell’ultimo artista della serata: Filippo Bubbico. Recentemente tornato alla scrittura in italiano, che – rivela – imprime ai testi una maggiore emozionalità, è in grado di trasmettere la grande cura riservata alla parte strumentale per poi ammettere: «Sto provando a lasciarmi andare e ora non tendo a elaborare troppo i brani».

Spazio, infine, all’ospite tanto attesa: Irene Grandi. Accompagnata da Saverio Lanza alla chitarra e al pianoforte, l’artista fiorentina scalda ancor più l’atmosfera del Lauro Rossi con alcuni dei suoi maggiori successi: La tua ragazza sempre, Un vento senza nome e Bruci la città. Ma il pubblico e la giuria non ne vogliono sapere di lasciarla andare; inevitabile è la richiesta di un bis. La performance, allora, si chiude con Prima di partire per un lungo viaggio e con gli applausi scroscianti della platea.

Siamo alle battute conclusive della serata. Per consegnare il Premio Banca Macerata salgono sul palco Irene Croceri, responsabile marketing dell’istituto di credito, e il Rettore dell’Università di Macerata, Francesco Adornato. Particolarmente toccante la risposta di quest’ultimo a una domanda relativa al suo rapporto con la musica: «È ciò che ci unisce. Le canzoni hanno quell’energia che ci dà la forza di respingere gli orrori della guerra. Sanno aprire le porte dell’inatteso». Il riconoscimento finisce nelle mani di Ponente.


Nuovo giro, nuova corsa! Mercoledì 2 marzo le Audizioni Live continuano con le altre sei proposte in gara. Ad aprire la serata è Kimerica. Si presenta con due brani dall’atmosfera densa, fortemente caratterizzati dalla dolcezza del suo timbro vocale. Al momento delle risposte alle domande della giuria ci tiene a raccontare del progetto di lectura Dantis nelle scuole e nei teatri, attraverso il quale riesce a esprimere in modo moderno ed evocativo l’opera più importante della letteratura italiana. Sale poi sul palco proia, cantautore abruzzese che vive di scelte atipiche non solo nella musica. Gestore di un ostello lungo il Cammino dei Briganti, propone al pubblico l’ironia del suo brano Maiale e lascia emergere un rapporto profondamente conflittuale con la città nel ritmo quasi marziale di Dell’architettura, dell’architettura. Terza artista della serata è Lamine. I suoi brani e la sua voce “scura” presentano una commistione sonora che fonde la base elettronica a qualche sfumatura rock. Ricordando la sua precedente carriera da attrice, appare visibilmente emozionata nel raccontare di quell’ansia positiva che ormai da qualche anno la accompagna mentre canta.

È il momento di Daniele Mirante. Esordisce con le note malinconiche di Zapping per poi piombare nella leggerezza scanzonata di Armi per i mostri. Si dedica – racconta nella sua nota biografica – all’arrangiamento e alla produzione dei suoi brani, ma ha all’attivo anche diverse collaborazioni. Spazio a un duo con i Te quiero Euridice. Pietro ed Elena con la loro esibizione e la loro intesa sul palco trasmettono il sapore di un’amicizia che nasce tra i banchi di scuola e prosegue e si rafforza tra le note delle loro canzoni. Quello che i due giovani cantautori fanno con la loro arte è trasmettere un gran senso di naturalezza. Anche per gli Yosh Whale l’amicizia e la musica vanno di pari passo. Inutile e Stanca, i brani con cui la formazione presenta il suo progetto, si contraddistinguono per un’attenta ricerca del suono e per un’atmosfera sublimata tanto da essere riconducibile alla sacralità.

I due elementi sono vincenti: la band si aggiudica infatti il Premio Banca Macerata.

La serata volge al termine con il monologo irriverente ed esilarante di un’ospite che tra teatro, radio e cinema è sempre stata in grado di far apprezzare le sue capacità artistiche dal grande pubblico: Paola Minaccioni. La sua comicità coinvolge i presenti in sala, che dimostrano all’attrice il loro affetto con grandi applausi e rumorose risate.


 

INTERVISTA: Paola Minaccioni alle Audizioni Live

Attrice comica per cinema, tv e teatro, imitatrice, regista e conduttrice radiofonica, Paola Minaccioni è un’artista poliedrica che ha recitato nei film di Ferzan Özpetek, Corrado Guzzanti, Matteo Garrone, Massimiliano Bruno, Volfango De Blasi, Carlo Vanzina, tra gli altri. Si è fatta amare dal pubblico interpretando anche produzioni televisive di successo e dimostrando grande capacità di immedesimazione anche in ruoli drammatici. È ora nel cast di una delle serie tv più attese del 2022, “Le fate ignoranti” di Ferzan Özpetek e ieri sera è tornata sul palco di Musicultura strappando risate al pubblico del Teatro Lauro Rossi con un monologo divertente e coinvolgente.

Prima della sua esibizione, si è raccontata con questa intervista alla redazione di “Sciuscià”.

Nel 2014, durante la sua ultima intervista qui a Musicultura, ci ha confessato di essere iperattiva, di non riuscire a stare senza lo stress. Cosa ha fatto durante la pandemia? Come è riuscita a superare il lockdown?

Questa esperienza mi ha permesso di capire che quella sensazione di solitudine, tipica del lockdown, era già radicata dentro di me, ancor prima della pandemia. In casa sono stata sempre molto attiva, ho visto molti film, fatto esercizio e ho seguito un corso di sceneggiatura online, grazie al quale ho potuto consegnare il mio primo film a Groenlandia Group. Molto probabilmente senza la pandemia non avrei avuto la possibilità di cimentarmi in questa nuova sfida. Se dovessi tirare le somme potrei dire che il lockdown mi ha insegnato a fare meno, a fare meno ma meglio, così da avere del tempo da dedicare al nuovo.

Ovviamente non possiamo non parlare di “Lockdown all’italiana”, uno dei suoi ultimi film. Come è stato vestire i panni dell’attrice e della sceneggiatrice? Quanto della sua vita, sconvolta appunto dalla pandemia, ha inserito all’interno del film?

Quando Enrico Vanzina mi ha esposto l’idea alla base di questo film mi è sembrata da subito molto forte. Ovviamente il film l’ha scritto lui, io mi sono dedicata al mio personaggio e alle sue scene. Volevo cimentarmi in questa nuova esperienza e sono contenta di aver lavorato con Enrico che è un maestro di struttura. Non dimentichiamoci però che il film è del regista, il teatro è degli attori. Nella sceneggiatura c’è sicuramente qualcosa di mio, alcuni passaggi psicologici più femminili, la mia ironia, ma il pacchetto finale è stato confezionato dal regista.

Attrice, autrice, comica e ora anche sceneggiatrice. L’arte è un pilastro fondamentale della sua vita. Quindi le chiedo, cosa ne pensa della musica? Ha mai considerato la possibilità di entrare nel settore come scrittrice o cantante?

No, no, purtroppo no. Penso che l’arte sia il divino, quindi massimo rispetto per chi fa musica, per chi ha questa dote. Tra l’altro Musicultura è forse uno degli ultimi posti dove si pronuncia la parola poesia senza sentirsi fuori tempo. Un posto per persone coraggiose. La poesia e le parole sono divine. C’è sempre bisogno di poesia e di musica.

Come è stato tornare a Musicultura dopo 8 anni, soprattutto dopo un periodo in cui gli spettacoli dal vivo erano diventati un’utopia?

Molto bello, davvero molto bello. In realtà ho ricominciato a fare teatro, lo sto facendo, lo abbiamo fatto. Adesso il teatro è più forte. Le persone hanno bisogno del teatro. Hanno bisogno di operare la catarsi per liberarsi anche solo per un attimo di tutti i problemi, delle preoccupazioni che giustamente provano dopo un periodo di forte stress come questo. Tra l’altro il teatro, a differenza del cinema, è un’esperienza unica e irripetibile. È un’esperienza condivisa, vincolata al palcoscenico, durante la quale si crea un connessione tra pubblico e attori. Anch’io sento un forte attaccamento con il pubblico durante i miei spettacoli.

L’arte ha subito una importante battuta d’arresto negli ultimi 2/3 anni. Ci sono molti attori/scrittori lì fuori che sperano di poter ricominciare o iniziare la loro carriera artistica nelle arti visive, che siano cinema, teatro o sceneggiatura. Ha qualche consiglio per loro?

I professionisti sicuramente sapranno già cosa fare. Ai ragazzi, a chiunque voglia iniziare questo percorso dico: “È il momento di parlare. C’è tanto da raccontare. Lanciatevi”. Abbiamo bisogno di giovani autori che raccontino questi momenti dal loro punto di vista. C’è tanto bisogno di scrivere, cantare, di comunicare.

INTERVISTA: Irene Grandi a Musicultura

Era stata con noi solo pochi mesi fa, durante la settimana finale della scorsa edizione del Festival. Ora, tornata a Macerata in occasione delle Audizioni Live, Irene Grandi si abbandona a una performance che ammalia il pubblico del Teatro Lauro Rossi.

I suoi tratti distintivi? Voce incredibile, grinta impareggiabile e una grande capacità empatica. La stessa con cui ha risposto alle domande di questa intervista.

Il 19 giugno, sera in cui ti sei esibita alla finalissima di Musicultura 2021, ha coinciso con la prima data del tuo tour Io in blues, che ti ha portata a calcare, dopo l’Arena Sferisterio di Macerata, i palchi di tutta Italia. Com’è andata questa tournée e com’è stato tornare a suonare dal vivo in presenza del pubblico?

Ero felicissima. Il periodo della pandemia ha coinciso con tante proteste degli addetti ai lavori del mondo della musica e si sperava che avessero un ascolto, ma così non è stato. Si voleva tantissimo tornare sul palco per noi, per chi aveva bisogno di lavorare e per la gente che non vedeva l’ora di andare a un concerto. In quel periodo difficile ho sentito il bisogno di capire chi fossi e la necessità di ritornare alle mie radici, dal rock blues al blues soul. Mi sono reimmersa nelle canzoni che avevo amato da ragazza, che mi avevano formato vocalmente e che mi avevano fatta innamorare della musica e del palcoscenico. È stato molto gratificante, mi sono sentita più sicura di me su quel repertorio.

Nel corso della tua straordinaria carriera hai attraversato diversi generi musicali, tra cui rap, pop, soul, blues, rock e jazz, senza mai rinunciare alla melodia italiana. Cosa ti ha spinto a esplorare tutti questi mondi?

Ho sempre amato suonare con musicisti diversi: non mi è mai piaciuto ripetermi. Da ragazza avevo degli amici che suonavano generi e stili musicali differenti l’uno dall’altro e mi piaceva esplorare, capire, ricercare cose nuove. Eravamo una di quelle cover band che passava da Lenny Kravitz a Lucio Battisti, da una canzone di Pino Daniele a una dei The Cure. Nel tempo poi ho trovato una mia precisa identità.

Sei molto attiva sui social, ti piace comunicare e mantenere uno stretto rapporto con il pubblico, condividi parti della tua vita e soprattutto i tuoi progetti artistici e musicali. E proprio dai social abbiamo appreso che sei coinvolta in un progetto teatrale internazionale. L’hai definito una vera e propria “Opera Rock”. Siamo curiosi: come si declina la tua parte rock a teatro?

Il progetto a cui ho deciso di aderire è ambizioso e molto interessante. Lo spettacolo si chiama “The Witches Seed”, il seme delle streghe. È una vera e propria opera – c’è una produzione da opera, quindi scenografie, comparse, ballerini, coristi, cantanti lirici – nell’ambito della quale io sono l’outsider strega che canta delle canzoni rock. La musica dello spettacolo è stata scritta da Stewart Copeland e da Chrissie Hynde, cantante dei The Pretenders. Sono molto felice perché intorno a me ci sono persone davvero molto competenti e appassionate di questo progetto che andrà in scena questa estate. Sarà appunto una commistione tra rock e lirica, il culmine delle mie esplorazioni e contaminazioni.

Non tutti sanno che sei anche un’insegnante di yoga certificata e stai tenendo proprio in questo periodo un corso che si chiama “Conosci la tua voce? Un viaggio tra esperienza artistica, tecnica del canto e yoga”. Ecco, quanto sono importanti per un cantante la conoscenza tecnica della propria voce e il benessere psicofisico per affrontare il palco?

Ho iniziato questa esplorazione da grande. Sono sempre stata una persona molto irruenta, parecchio impulsiva, ho ragionato sempre d’istinto e, anche se a me andava bene vivere così, ho passato dei momenti difficili; mi è capitato persino di perdere la voce nei periodi intensi e di grande stress. Ho quindi rivalutato negli anni il benessere derivante dalla pratica dello yoga. Faccio questa Master Class insieme a Lisa Kant, esperta e insegnante di canto e di tecnica vocale. Lo yoga è una bellissima scienza perché lavora molto sul respiro e crea un benessere che non è solo fisico, ma anche psicologico. Essendo un lavoro come il mio pieno di up and down, è importante avere una centratura, un modo per ritornare tranquilli e sentirsi sereni e sicuri, non patire sempre il giudizio delle persone, l’esposizione al pubblico. Questo periodo di pandemia è stato complice anche del mio diploma. Mi sono sentita pronta poi per condividere questa esperienza con i giovani, sperando che magari possa essere utile nella loro storia musicale e possa dare loro una mano per viverla il meglio possibile.

I giovani, appunto. Il direttore artistico Ezio Nannipieri definisce Musicultura come “un luogo dove si esercita e si vive l’arte dell’incontro” ed è proprio dall’incontro di grandi artisti e artiste che “i giovani in concorso possono trarre ispirazione per dare basi salde alle loro carriere nascenti”. Ti piacerebbe essere di ispirazione per le nuove generazioni? E c’è stato qualche artista in particolare da cui tu stessa hai tratto ispirazione?

Questi concorsi sono davvero unici perché creano incontri, amicizie. È bellissimo vivere queste esperienze perché le conoscenze che si fanno rimangono come radicate, dolci da ricordare. Nel corso degli anni poi tornano molto utili, ti permettono di aprire nuove strade, nuove ispirazioni, creare collaborazioni. Questi contesti sono importanti per questo, perché consentono anche di ascoltare e prendere ispirazione dagli altri.

Per quanto riguarda il mio percorso musicale, invece, il mio più grande punto di riferimento è stato Sade. Ho preso tanto dal suo suono, amavo quella sua voce vellutata e credo di avere sviluppato anche il mio timbro cercando di imitarla. Poi, alla fine, il modello lo perdi e trovi invece la tua strada.