Due eventi; due appuntamenti con cui Macerata, ieri, ha voluto ricordare il suo cittadino più celebre: Jimmy Fontana. La vita e le opere del grande artista fra cultura popolare e immaginario collettivo è il seminario che ha aperto la giornata; nel pomeriggio, invece, dopo la cerimonia di intitolazione del loggiato del Palazzo degli Studi all’artista, è stata la volta de Il mondo che sarà, incontro al quale hanno preso parte Luigi, il figlio di Jimmy, John Vignola, giornalista e conduttore radiofonico, e Massimiliano Stramaglia, docente dell’Università di Macerata. Il mondo che sarà, appunto. È il titolo di un libro; è l’omaggio a due celebri canzoni di uno degli artisti più amati dal pubblico italiano; è un racconto, intimo e ricchissimo, che si sviluppa in più di quattrocento pagine, del rapporto che lega un figlio a suo padre.
«Papà – racconta Luigi alla nostra redazione – è stato un uomo estremamente giusto: siamo 4 figli e ci ha sempre trattati in maniera equa. Ci ha trasmesso una grande carica e un grande entusiasmo». Entusiasmo che si traduce anche nell’amore per la musica: «Il nostro è stato un grandissimo rapporto, soprattutto in studio di registrazione, perché la fase creativa di una canzone, che consiste nell’ inventare una melodia, delle parole o un arrangiamento, non è una cosa facile. Secondo me nella produzione musicale c’è una magia ancora più grande di quella che c’è nel cantare poi davanti alla gente. E lì, in studio, io e papà abbiamo passato i momenti più importanti della nostra vita. È stato un tempo meraviglioso». E quel tempo pare continuare: Luigi interpreta ancora – così come ha fatto ieri sera sul palco di Piazza della Libertà, a conclusione del concerto degli 8 vincitori di Musicultura – le canzoni del padre, tra cui quella più nota, Il mondo, brano che, a quasi sessant’anni dalla sua uscita, non smette di essere cantata e interpretata. Ma com’è nato un pezzo capace di riscuotere così tanto apprezzamento? «Papà nel ‘65 aveva scritto la strofa e il ritornello, ma mancava una parte centrale, che il suo produttore gli ha chiesto di aggiungere perché la canzone, seppure bella, suonava come incompleta. I due litigarono per diversi mesi: il produttore rivendicava un’aggiunta; mio padre sosteneva non servisse. Alla fine, quando si decise a scrivere la parte che dice “gira il mondo gira”, il produttore gli disse che finalmente il pezzo era completo. E sin da subito risultò rivoluzionario: all’epoca le canzoni parlavano tutte d’amore, questa invece parlava del mondo. Ed è così che è nato uno dei più grandi successi di Jimmy Fontana, che ancora oggi viene cantato da moltissime persone». Che ancora oggi, è davvero il caso di dirlo, non si è fermato mai un momento.
Luigi Fontana è un artista dalle molteplici sfaccettature artistiche. È un autore a tutti gli effetti, non solo di canzoni, ma recentemente, anche di un libro autobiografico in cui racconta il rapporto che aveva con suo padre, il grande Jimmy Fontana. Il titolo scelto per il libro – Il Mondo che sarà – è un omaggio a due delle canzoni più famose di suo padre. Luigi Fontana afferma di essere molto simile a suo padre e rivela di aver ereditato da lui non soltanto la passione per la musica, ma anche la forza di affrontare gli eventi negativi che la vita può riservare e la capacità di trarre da essi quanti più insegnamenti possibili per andare avanti e dare il meglio di sè. Sin da piccolo Fontana considerava suo padre un idolo e voleva emularlo in tutto, e questo lo ha portato ad essere l’eccezionale cantante che è oggi. La terza giornata de La Controra della settimana finale di Musicultura è stata dedicata proprio al ricordo di Jimmy Fontana. La mattina, all’Auditorium dell’Università degli Studi di Macerata, c’è stato un convegno sulle sue opere, organizzato dal professore dell’Università di Macerata Massimiliano Stramaglia.
Nel pomeriggio, nel loggiato degli studi c’è stata la cerimonia di intitolazione e scoprimento della Targa Fontana, e subito dopo la presentazione del libro Il Mondo che sarà. Durante quest’ultimo Luigi ha raccontato degli aneddoti sulla sua adolescenza, come per esempio che da ragazzo ha passato molto tempo nel bar di Galleria Scipione, rivelando così di avere molto a cuore la città di Macerata perché era la città di suo papà e dove lui ha passato l’adolescenza.
Durante l’evento ha poi cantato Il mondo è che sarà. La sera si è poi esibito dopo il concerto dei finalisti di Musicultura cantando alcune tra le canzoni più belle di suo padre come La nostra favola e Il mondo, che è stata cantata in diverse lingue e ovunque ed è conosciuta in ogni parte del mondo, L’ultima occasione che Jimmy scrisse in un momento di crisi sentimentale con la moglie e che per Luigi risulta essere la più ispirata della vita di suo padre. Macerata è la città di Jimmy e per Luigi l’esibizione in Piazza della Libertà rappresentata un cerchio che si chiude, perché il padre è vissuto a Macerata. Prima di andare via canta Che sarà. Proviamo a conoscere meglio questo grande artista. Vediamo cosa ha da raccontarci in questa intervista.
Nello scorso aprile ha pubblicato Il mondo che sarà, libro in cui ripercorre la sua vita, accompagnata sempre dalla presenza di suo padre, il celebre Jimmy Fontana, che tutti conosciamo come il grande artista de Il mondo e Che sarà. Andando oltre alla figura del cantante, che papà è stato Jimmy? Ha un aneddoto in particolare, che le va di raccontarci?
Papà è stato un uomo estremamente giusto, noi siamo 4 figli e non è mai stato preponderante verso un figlio piuttosto che un altro. Ci ha sempre trasmesso una grande carica e un grande entusiasmo nel fare le cose. Lui è stato una persona di una generosità sconfinata fino al punto di trovarsi in difficoltà economica per garantire a noi figli una vita bella.
In altre interviste ha raccontato che suo padre inizialmente non fosse entusiasta della sua volontà di intraprendere la carriera musicale. Pensare che questa opposizione venisse proprio da un artista così affermato sembra un paradosso; che abbia cambiato idea lo si deduce facilmente dal fatto che, per fare un esempio, nel 1982 proprio lui abbia calcato il palco di Sanremo con una canzone, Beguine, la cui melodia era stata scritta proprio da lei. A livello artistico qual è stato il vostro rapporto?
Il nostro è stato un grandissimo rapporto, soprattutto in studio di registrazione perché la fase creativa di una canzone, che consiste nell’inventare una melodia, delle parole o un arrangiamento, non è una cosa facile. Secondo me nella produzione musicale c’è una magia ancora più grande di quella che c’è nel cantare poi davanti alla gente, e lì in studio io e papà abbiamo passato i momenti più importanti della sua e della mia vita, è stato quindi un tempo meraviglioso.
Il mondo non si è fermato mai un momento››, come non si è fermata mai neanche questa canzone, che a quasi sessant’anni dalla sua uscita non smette di essere cantata e interpretata in tutto il mondo, appunto. Come è nato questo grande successo?
Papà che nel 65 scrive la strofa e il ritornello – la parte che dice no stanotte amore non ho più pensato a te – ma mancava la parte centrale che gli è stata chiesta dal suo produttore, perché la canzone seppure bella, era troppo breve e mancava un pezzo. I due litigarono per diversi mesi, perché il suo produttore sosteneva che la canzone era incompleta, mentre mio padre affermava il contrario. Alla fine, quando papà poi scrisse la parte che dice gira il mondo gira, il produttore gli disse che finalmente la canzone era completa e che potevano provare a scrivere il testo, che risultò rivoluzionario, perché all’epoca le canzoni parlavano tutte dell’amore, questa invece parla del mondo. Ed è così che è nato uno dei più grandi successi di mio padre, che ancora oggi viene cantato da moltissime persone.